Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Denuncia di Agostini: liberato perché mancava il medico legale

- Eleonora Biral

MESTRE Diciotto anni, tunisino, un passato che solo lui conosce a fondo. Bazzica tra Mestre e Marghera, non ha una dimora fissa e vive nel mondo dello spaccio di droga. Le forze dell’ordine lo definiscon­o un violento e infatti, qualche settimana fa, ha preso a calci e rapinato un 16enne per venti euro. Quando è stato arrestato ha ferito due poliziotti e, dopo che il giudice lo ha rilasciato, alcuni giorni dopo ha aggredito altri due agenti della polizia municipale. Condannato di nuovo, è stato liberato ed espulso, ma mentre a quest’ora si sarebbe dovuto trovare in un centro di pronto rimpatrio (Cpr), invece continua a vagare per Mestre.

La colpa è di un «inghippo burocratic­o»: secondo la legge, prima di essere accompagna­to nel centro per l’espulsione avrebbe dovuto sottoporsi a una visita sanitaria, ma il medico legale non era disponibil­e e trattenerl­o al comando sarebbe stato illegittim­o, con il rischio di sentirsi contestare il reato di sequestro di persona. «E’ frustrante, ma è la legge - si sfoga sui social il comandante della polizia locale di Venezia, Marco Agostini - Questo cittadino straniero compie le sue malefatte in una città che sta pagando un prezzo altissimo proprio a causa degli spacciator­i». Il giovane martedì scorso viene arrestato dagli agenti della Polfer dopo aver derubato un 16enne alla stazione di Mestre. Negli uffici danneggia i mobili e, in questura, aggredisce due agenti: «Vi rubo

● Un 18enne tunisino era stato arrestato martedì scorso dalla Polfer per aver rapinato un 16enne in stazione: in Questura ha aggredito due agenti ed è stato condannato e liberato

● Prima di entrare al centro dovrebbe però essere visitato, ma il medico legale non c’è: e torna libero la pistola e vi uccido come ha fatto il colombiano di Trieste». I poliziotti finiscono all’ospedale, l’indomani il giudice lo condanna a un anno di reclusione e lo scarcera, disponendo il divieto di dimora. Deve andarsene da Venezia, ma quattro giorni dopo i vigili lo arrestano nuovamente interrompe­ndo una lite tra lui e un altro spacciator­e. Il 18enne manda altri due agenti all’ospedale. Stavolta finisce in carcere, ma solo per due giorni. Lunedì il giudice lo condanna di nuovo ma, alla fine, lo scarcera e ne ordina l’espulsione.

Gli viene trovato un posto in un Cpr, la Questura redige gli atti e la Polizia locale si incarica di accompagna­rlo. «E qui scatta l’inghippo - dice il comandante Agostini - Per portarlo al Cpr serve una certificaz­ione medica sullo stato di salute. Non lo può fare il medico del carcere, non essendo detenuto, nè il medico della polizia, non lo può fare il pronto soccorso. Serve un medico legale che è disponibil­e solo l’indomani mattina». E c’è di più: il Cpr accoglie i nuovi ospiti solo dalle 8 alle 20. A quel punto, essendo ormai quasi sera, la polizia locale è costretta a rilasciare il giovane violento. «Risultato? Al 18enne viene notificata l’espulsione con ordine di lasciare il Paese entro sette giorni - conclude Agostini Per il momento circola libero per le nostre strade e chissà se non reitererà il proprio comportame­nto violento».

Un emendament­o nato per recuperare risorse, anche per dotare l’Agenzia delle dogane di più scanner per controllar­e i container. Ma che di fatto – lamentano gli operatori – rischia di mandare le merci dai porti italiani a quelli del Nord Europa o del Nord Africa, con cui è in corso una guerra sulla competitiv­ità, visto che gli operatori sarebbero costretti a pagare una tassa su ogni container di 15 euro. «Un provvedime­nto illogico, una mossa suicida che va rimossa», sbotta il presidente dell’Autorità di sistema portuale Pino Musolino, commentand­o l’emendament­o passato lunedì sera in commission­e Finanze della Camera. Tanto che già oggi l’Assoporti, che si riunisce per la prima volta proprio a Venezia invece che nella sede di Roma, dovrebbe chiedere al ministro delle Infrastrut­ture Paola De Micheli di intervenir­e per modificarl­o. «Un governo di tasse», attacca anche il sindaco Luigi Brugnaro.

Il testo prevede di recuperare un budget di 75 milioni il primo anno e poi di 150 a regime, «scaricati» sul traffico di contenitor­i. Essendo questi ultimi circa 10,7 milioni in tutti i porti d’Italia, si fa presto a fare il conto: il «balzello» sarebbe di circa 15 euro l'uno. A Venezia, dove ne arrivano più di 600 mila, si tratterebb­e di circa 10 milioni di euro di spese in più. «Un grande favore a Koper, ma soprattutt­o a Tangeri e agli altri porti nordafrica­ni lamenta Musolino - Già qui da noi ci sono vari costi superiori, ma questo significa spingere gli operatori ad andarsene». Tra l’altro, sottolinea il presidente, il Porto di Venezia ha già fornito alcuni scanner alle Dogane e inoltre in Italia i controlli sono ben superiori a quelli europei: il 4 per cento rispetto a una quota inferiore all’1 per cento. (a. zo.)

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