Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Ha abusato del nipotino pena di 5 anni nonno in cella
MESTRE Stazione ferroviaria di Mestre, tarda mattinata. Il viavai è continuo: pendolari che vanno al lavoro, turisti che arrivano o che ripartono. L’ingresso è affollato, come a tutte le ore del giorno. Tra i passanti c’è un ragazzo, si sente male e improvvisamente collassa a terra. Gli agenti della polizia ferroviari lo soccorrono e poco dopo arriva l’ambulanza. I dubbi sono pochi: è una sospetta overdose. Gli operatori riescono a rianimare il giovane, lo caricano a bordo e lo portano in ospedale. Alcune ore dopo, a metà pomeriggio, il suo cuore smette definitivamente di battere. È un 24enne friulano,
● Ieri, in tarda mattinata, un 24enne friulano si è sentito male alla stazione di Mestre. Soccorso, rianimato e portato in ospedale per sospetta overdose da eroina, è morto nel pomeriggio
C.D.S., l’ultima presunta vittima della droga a Mestre. La conferma arriverà con un’eventuale autopsia che la procura nelle prossime ore deciderà se disporre, ma l’ipotesi degli investigatori è che questa morte sia legata all’eroina. E sarebbe una delle tante, l’ultima, che si aggiunge a una lunga lista di almeno una ventina di persone che dal 2017 ad oggi hanno perso la vita, facendo diventare Venezia la capitale dei decessi.
Ventenni, quarantenni, chi ha assunto l’ultima dose in casa, da solo, chi in compagnia del fidanzato e chi in macchina o, addirittura, in strada. Arrivano da tutte le province e anche da fuori regione, come il ragazzo di Osoppo, in provincia di Udine, che è morto ieri. È di qualche settimana fa il caso di due tossicodipendenti multati perché scoperti dalla polizia locale a farsi a drogarsi sul marciapiede, in mezzo alle auto in sosta, in pieno giorno. «Una situazione incontrollabile, invivibile, spaventosa», sono le parole dei residenti e dei commercianti del quartiere Piave, che ogni giorno fanno i conti con episodi di violenza e liti tra spacciatori. «Sono ovunque, a ogni angolo della strada, di giorno e di notte — dice una cittadina che abita nella zona dei giardini di via Piave —.
Chiamiamo continuamente la polizia, ma queste persone ovviamente scappano e se vengono arrestate poi vengono anche rilasciate». Molti sono «armati». «Hanno coltelli, si colpiscono tra loro con bottiglie di vetro rotte», dice un commerciante.
Spacciatori nigeriani, tunisini, anche qualche italiano, che girano con solo una dose nascosta in bocca proprio per evitare di essere fermati in caso di controllo e nascondono le altre dosi tra le auto, nei cestini della spazzatura, nei giardini condominiali e perfino nelle fessure sul muro della chiesa. Quello di ieri, nel caso in cui arrivi la conferma
sembra destinata a peggiorare. Ed è per questo che il questore di Venezia, Maurizio Masciopinto, sta organizzando una squadra speciale, mettendo insieme uomini e forze per combattere ancora una volta un fenomeno difficile da contenere quando ci sono migliaia di consumatori che, come dimostra la tragedia avvenuta ieri, percorrono anche centinaia di chilometri per acquistare la droga a Mestre. Costa meno (anche 5 euro a dose), è più buona, ce n’è sempre. «Io lo chiamerei gruppo di lavoro — dice Masciopinto —. Ho messo nero su bianco una serie di disposizioni scritte per l’organizzazione di questo gruppo, del quale faranno parte uomini della squadra mobile, guidati dal dirigente Giorgio Di Munno, e dei commissariati. Lavoreremo su diversi fronti». Il primo è quello delle espulsioni, allontanando i soggetti pericolosi e intervenendo con pareri negativi nel caso in cui abbiano richieste di permesso di soggiorno in corso. Il secondo fronte riguarda la prevenzione e la repressione. «Il gruppo di lavoro, oltre a potenziare i controlli, in collaborazione con la polizia locale farà una serie di verifiche dal punto di vista amministrativo — aggiunge il questore —. Mi riferisco alle strutture in cui alloggiano questi soggetti». Appartamenti, bed and breakfast. Ma, a fronte delle azioni delle forze dell’ordine, «serve un lavoro altrettanto efficace dal punto di vista sociale — dice Bettin —. Serve che il Comune metta in campo più operatori di strada, ad esempio». Da parte dell’amministrazione, «c’è il massimo impegno — interviene l’assessore alla Sicurezza, Giorgio D’Este —. Stiamo mettendo in campo tutte le nostre forze con la polizia locale, con tutte le difficoltà del caso, come la complessità di assicurare gli spacciatori alla giustizia. È un problema che va condiviso con l’intero Paese, rivedendo disposizioni e trattati esteri e trovando una soluzione capace di assicurare misure restrittive di un certo tipo».
La serie Negli ultimi due anni sono una ventina le vittime dell’eroina in città
dell’overdose da eroina, è solo l’ultimo dramma in una città che, con i suoi cittadini e i comitati non si è mai girata dall’altra parte ma, anzi, ha sempre denunciato a gran voce (anche sui social). E non è stato l’unico. Dopo il 24enne soccorso purtroppo inutilmente ieri mattina, a metà pomeriggio un altro uomo di 28 anni di Belluno è andato in overdose. Questa volta, però, gli operatori del 118 sono riusciti a salvarlo. L’uomo è stato raggiunto all’altezza del sottopasso ciclopedonale di via Dante (una delle zone dello spaccio), ed è rimasto cosciente.
Deve scontare cinque anni di carcere. Una condanna diventata definitiva recentemente per aver abusato del nipote minorenne e di un amico di quest’ultimo. Nei giorni scorsi i carabinieri della compagnia di Mestre hanno arrestato un pensionato di 79 anni, residente a Mirano, eseguendo un ordine di carcerazione della procura di Tivoli. L’episodio, infatti, (si tratterebbe di un caso singolo) si è consumato nella località in provincia di Roma e risale esattamente a dieci anni fa. All’epoca l’uomo aveva raggiunto il figlio nella sua casa in Lazio, dove viveva, e aveva approfittato di un’occasione in cui si era trovato da solo con il nipote, che allora aveva sedici anni, e un amichetto di quest’ultimo. Si era spinto oltre con le avances e successivamente i due giovani, a distanza di qualche tempo, facendosi forza l’uno con l’altro erano riusciti a trovare il coraggio di denunciare l’episodio, facendo partire un’indagine che aveva portato a indagare l’allora 69enne. Alla conclusione dell’inchiesta, durata alcuni mesi, con la condanna divenuta ormai definitiva il pensionato questa settimana è stato quindi arrestato e accompagnato nel carcere di Santa Maria Maggiore a Venezia, dove dovrà scontare la pena.