Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«la scuola degli altri» Storie di riscatto di Michela Fregona
Storie di riscatto e rinascita nella «scuola per adulti» Il romanzo della scrittrice bellunese Michela Fregona
Un’altra possibilità. Una nuova vita per Teresa, Miscèl, Vito, Matteo, Anita, Goran e gli altri. Donne e uomini che possono ricominciare, o sperare nel futuro. E resistono, ogni giorno, per costruire il loro domani. Il riscatto, la nuova possibilità, è la scuola. Una scuola differente. Quella del Centro Territoriale Permanente per l’educazione degli adulti, che la scrittrice e giornalista bellunese Michela Fregona racconta bene nel libro la classe degli altri (Apogeo editore 306 pagine, 15 euro).
Tanti anni di lavoro come insegnante, molti alunni, foto, elenchi, ricordi, fotocopie di temi, lettere, che Michela Fregona ha raccolto e poi, quando è nata l’ida del romanzo sostenuto dallo scrittore Giulio Mozzi con cui l’autrice organizza corsi di scrittura, ha concentrato in storie simbolo e nel percorso di due classi .
La classe degli altri per Michela è «il laboratorio dell’umanità possibile». Un modo attualissimo e contemporaneo di concepire la scuola e l’insegnamento. «E’ la strada per diplomarsi a diventare l’esperienza collettiva che davvero conta».
«Un saggio archeologico di umanità», lo chiama Michela Fregona, dentro il libro è rappresentato tutto il mondo. Mamme con figli, ragazzi che stanno diventando adolescenti, stranieri che hanno lasciato il loro Paese e hanno fame di rinascita. Lo scenario è Belluno e dintorni. Le storie nascono proprio da quelle realmente vissute da Fregona insegnante al Centro Territoriale Permanente per l’educazione di Belluno.
«9 marzo 2006. Oggi compio 5123 anni: l’età di tutti i miei studenti, meno uno», scrive nella quarta di copertina.
Questa è una storia di resistenza quotidiana, sia per gli alunni che per l’insegnante. Perchè, come fa notare l’autrice, citando nella prima pagina alcune frasi di Alberto Munari: «L’apprendimento e il sapere sono sostanzialmente sovversivi. Il nostro ruolo è creare contrabbandieri capaci di pensiero libero».
Michela Fregona presenta il libro venerdì a Ponte nella Alpi nella sala Pro Loco (ore 18.30) e il 24 gennaio a Padova alla libreria Limerick, all’Arcella (ore 18.30).
Cosa ha lasciato l’insegnamento nel Centro per l’educaizone degli adulti?
«Quel senso di necessaria umanità che la scuola deve avere per essere definita scuola - spiega Michela Fregona - . Il libro parte dall’esigenza di raccontare il mondo della scuola, che è ricchissimo. Io ho fatto la scelta di abbandonare il giornalismo e avventurarmi in questo mondo della scuola. Tutta la mia formazione è avvenuta lì»
Cosa può insegnare questo romanzo?
«Che ci sono molti insegnanti appassionati e motivati, anche se non sono quelli che fanno notizia. Da almeno vent’anni i docenti sono finiti nel mirino. Si parla di scuola sono in maniera negativa, ma la buona scuola esiste. le storie di questi ragazzi lo dimostrano»
Come dovrebbe essere la scuola ideale?
«Dovrebbe essere una scuola in cui la classe insegnante è compatta, si sostiene reciprocamente. E trova anche la forza di dire alcuni «no» necessari. Nella scuola che vorrei le parole d’ordine sono inclusione e accoglienza, non competenze e tecnologia»
Gli insegnanti oggi come si sentono?
«Si sentono in trincea, hanno perso il ruolo costruttivo, che non viene loro quasi mai riconosciuto. Non è un caso che stanno uscendo tanti libri sulla scuola scritti da insegnanti: c’è voglia di uscire dalle aule e fare sentire la propria voce».