Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Overdose in albergo, salvata dai medici
Ventitré casi dall’inizio dell’anno, l’allarme dato dalla persona che si trovava con lei
MESTRE Un’iniezione del farmaco salvavita, poi la corsa all’Angelo e la terapia riabilitativa. L’ultima overdose dell’anno è finita solo in un letto d’ospedale, senza tragiche conseguenze, ma arriva a chiusura di dodici mesi spaventosi durante i quali i sanitari del 118, gli agenti della questura e gli uomini dell’Arma si sono trovati costantemente in corsa contro il tempo per salvare giovani e meno giovani precipitati nel tunnel. Ventitrè i casi di overdose registrati da gennaio, di cui undici morti: dodici invece (l’ultimo ieri) i ricoveri che fanno raggiunge la media perfetta di un’emergenza finita in ricovero ogni mese. L’ultimo è di una donna originaria di Verona di 35 anni che l’ambulanza ha raccolto in una camera d’albergo a Marghera, a pochi passi dalla stazione, nelle prime ore di domenica. Con lei, anche una seconda persona, che quando sono arrivati i sanitari e gli agenti delle Volanti risultava cosciente. L’ipotesi, su cui ora sta indagando la squadra mobile, potrebbe essere quella dell’ennesimo caso di «pendolarismo della droga»: non sarebbe infatti la prima volta che tossicodipendenti di mezzo Veneto si danno appuntamento nella piazza dello spaccio più florida della regione, quella a cavallo tra Mestre e Marghera, per acquistare eroina e poi, invece di aspettare di rientrare a casa, si abbandonano allo «sballo» nella prima sistemazione possibile. Solo qualche mese fa infatti è stato sorpreso un uomo che si bucava al volante della sua auto, poco distante dal terminal ferroviario.
Il ruolo di crocevia della droga che il Veneziano si è ritagliato negli ultimi anni non sembra essere stato intaccato neppure dalla riduzione dell’eroina «gialla» in circolazione. Gli spacciatori continuano ad esserci: nigeriani, tunisini, anche qualche italiano, che girano con solo una dose nascosta in bocca per evitare di essere fermati in caso di controllo e nascondono le altre dosi tra le auto, nei cestini della spazzatura, nei giardini condominiali e perfino nelle fessure sul muro della chiesa. L’overdose dell’altra sera solo per la prontezza dei sanitari non si è trasformata nell’ennesima morte: sono almeno una ventina le persone che dal 2017 ad oggi hanno perso la vita, facendo diventare Venezia la capitale dei decessi. Ventenni, quarantenni, chi ha assunto l’ultima dose in casa, da solo, chi in compagnia del fidanzato e chi in macchina o, addirittura, in strada.