Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Fa bene e rende Il business oggi è «green»
Quello che è appena cominciato è senza dubbio il «decennio verde»: la parola d’ordine, per chi consuma e di conseguenza per chi produce, è «sostenibilità». E la manifattura nordestina si sta già riconvertendo.
Segnatevelo per bene sul calendario. In verde, possibilmente: il 2020 è l’anno del green. Anzi, per essere ancora più lungimiranti, quello che è appena cominciato sarà un decennio contrassegnato da una parolachiave sopra ogni altra: sostenibilità.
Non è che Greta Thunberg ci ha contagiati tutti. È proprio un dato di fatto: se vogliamo preservare per le future generazioni un pianeta vicinissimo al collasso e, allo stesso tempo, riavviare il moto di una crescita economica autenticamente felice, non c’è altra strada.
Se n’è accorta prima di altri l’industria manifatturiera nordestina, cogliendo un sentiment sempre più diffuso in modo trasversale nella società occidentale: il consumatore lo vuole. Anzi, lo pretende, mostrandosi disponibile anche a pagare qualcosa in più pur di acquistare prodotti «puliti».
Perciò, essere sostenibili fa bene (al pianeta) e pure conviene. Lo sottolinea anche l’ecnomista Stefano Micelli: «Ormai è dimostrato che l’economia circolare paga».
Per l’appunto. Non sembra soltanto una coincidenza, perciò, se l’ultimo Rapporto GreenItaly, curato dalla Fondazione Symbola, ha collocato proprio il Veneto al secondo posto in Italia per numero di imprese che hanno sostenuto ecoinvestimenti, puntando su prodotti o tecnologie «verdi». Sottolinea Domenico Sturabotti, direttore di Symbola: «Il Nordest della manifattura diffusa ha capito perfettamente che la sostenibilità è un valore aggiunto enorme. I numeri dimostrano che gli investimenti green portano a un aumento del fatturato».
Al tema strategico della sostenibilità è dedicato il primo numero dell’anno (e del nuovo decennio) di Corriere Imprese Nordest, il mensile in edicola domani all’interno del Corriere della Sera. Oltre alla tendenza e alle cifre evidenziate dal dossier GreenItaly, ecco una quantità di casi e storie aziendali che stanno a dimostrare l’assunto: la trevigiana Arper mobili è un punto di riferimento nazionale per le certificazioni ambientali; la Mainetti di Castelgomberto produce appendini secondo un sistema improntato al recupero e riciclo; la vicentina DemBiotech ha messo a punto una piattaforma per produrre in vitro cellule vegetali non Ogm azzerando totalmente consumo del suolo e utilizzo di prodotti chimici. Fino alla scelta radicale (e virtuosa) della Illy: rendere l’intera filiera del caffè carbon free entro il 2033». Che è già domani.