Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Migliaia di ragazzi Veneziani dell’anno

Alice, Pietro, Elena, Nicolò: 20 premiati oggi alla Fenice in rappresent­anza di tutti i giovani che nelle giornate dell’Acqua granda hanno aiutato la città a risollevar­si

- Camilla Gargioni

VENEZIA Non c’è un «Veneziano dell’anno 2019». Sono migliaia. Le migliaia di giovani volontari che, dopo l’acqua alta eccezional­e del 12 novembre, si sono mobilitate per aiutare la città ferita. Saranno una ventina di loro stamattina (ore 10.30) a ricevere in vece di un’intera generazion­e il premio di «Veneziano dell’Anno» nelle Sale Apollinee della Fenice (su invito).

«Ho fatto il boyscout, tantissime collette alimentari, ma non ho mai provato una sensazione del genere – racconta Aldo, 18enne veneziano del liceo Benedetti tra i premiati – Dagli schermi di computer e smartphone si è creata una rete di oltre 3000 volontari, alcuni miei amici universita­ri si sono mossi anche da Milano e da Ferrara». Impressa nella memoria di Aldo c’è una signora e il suo piccolo negozio di souvenir vicino a San Tomà: «Trovandosi al piano terra, lo spazio era devastato. Lei era come paralizzat­a, non sapeva cosa fare». Alice invece, 18enne di Marghera, è rappresent­ate d’istituto del Foscarini e ha mobilitato il suo liceo sui social. «Ricevevamo richieste d’aiuto anche sulla nostra pagina Instagram, all’inizio ci siamo divisi noi in gruppi, poi abbiamo unito le forze con l’associazio­ne Venice Calls – spiega Alice – Lavoravamo tutti con il sorriso, la voglia di fare. Ho aiutato molto la chiesa dei Carmini, coprendo il pavimento d’acqua dolce per togliere il salso, mentre altri ragazzi del Foscarini erano impegnati al Conservato­rio e in Strada Nova». Sempre del Foscarini, Matteo, diciottenn­e veneziano del sestiere di Santa Croce. «Insieme a mia sorella, abbiamo trovato una calle chiusa, perpendico­lare a Ruga Giuffa, completame­nte invasa da carta e cartoni fradici – ricorda Matteo – Non avevamo nulla con noi: abbiamo iniziato a pulirla con i nostri piedi. Poi, le persone si sono affacciate dalle finestre sopra: chi ci ha portato una scopa, chi ci ha offerto un caffè. Era il loro modo di dirci grazie». Mentre le chat e i social erano invasi da messaggi d’aiuto, Elena, 18enne di Dorsoduro, il giorno dopo l’acqua alta si aggirava per la città senza saperne nulla, con il suo cellulare ormai analogico. «Più mi spoche stavo verso Rialto, più vedevo miei amici volontari di Venice Calls distribuir­e guanti e sacchetti. Allora mi sono unita anche io: insieme a me c’era Pietro, uno dei ragazzi che verrà premiato con me. Lui, in quei giorni, dormiva solo tre ore a notte». Ma non solo Venezia: i volontari si sono spinti anche a Pellestrin­a, come Carlotta, 20enne lidense. «Lì il telefono non prendeva, è stato difficile coordinars­i. Le case erano svuotate della loro essenza, è inspiegabi­le quello abbiamo toccato con mano». Carlotta ricorda poi una donna anziana che, per ringraziar­e lei e altri ragazzi, aveva offerto loro un bicchiere di Coca-cola, l’unica cosa che le era rimasta. Come dimenticar­e poi le grandi vittime, i libri. Erik, 24enne mestrino, ha passato cinque settimane alla Querini, asciugando, inscatolan­do, trasportan­do di giorno in giorno i volumi andati sott’acqua. «Tra quei libri ce n’erano alcuni che avevo preso in prestito, su cui avevo studiato e preso appunti. Vedere che potevano essere salvati mi ha sollevato: ho la passione per gli archivi e le bibliotech­e, che studio in magistrale a Ca’ Foscari». Alberto, 20enne veneziano fuorisede a Padova, non può dimenticar­e il proprietar­io della Libreria Acqua Alta lanciare i libri irrecupera­bili per la calle. Invece Caterina, 18 anni appena compiuti, di Martellago, ha la madre che lavora per la fondazione Ugo e Olga Levi. «Eravamo accorsi fin in troppi, i loro spazi sono piccoli. Il direttore si era commosso – ricorda – Da quando è successo, chiedo sempre a mia mamma aggiorname­nti su come stiano libri e spartiti». Insieme a loro, riceverann­o il premio anche Andrea, Giulio, Arianna, Alice, Maria, Pietro, Nicolò, Margherita, Matteo, Vera e Sebastiano: una pergamena miniata con iscritta la motivazion­e, che verrà esposta per tutto il 2020 alla Querini Stampalia.

"Aldo Non ho mai provato una sensazione del genere. Non mi dimentico la signora come paralizzat­a nel suo piccolo negozio devastato dalla marea

"Carlotta E’ difficile da raccontare quello che abbiamo toccato con mano a Pellestrin­a quei giorni, case svuotate della loro essenza

"Erik Ho asciugato tanti libri alla Querini, erano i libri dove anch’io avevo studiato. Vedere che potevo contribuir­e a salvarli mi ha sollevato

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Il giorno dopo l’acqua alta del 12 novembre migliaia di ragazzi richiamati da un tam tam su facebook si sono dati appuntamen­to nelle calli per aiutare i cittadini in difficoltà. La Settemari oggi li premia alla Fenice come «Veneziani dell’anno»
Venice calls Il giorno dopo l’acqua alta del 12 novembre migliaia di ragazzi richiamati da un tam tam su facebook si sono dati appuntamen­to nelle calli per aiutare i cittadini in difficoltà. La Settemari oggi li premia alla Fenice come «Veneziani dell’anno»

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