Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Domani incontro sulle osservazio­ni dei ministeri. Ghetti: fuorilegge da vent’anni

- Di Andrea Rossi Tonon Alberto Zorzi

VENEZIA Entro l’estate, era stata la promessa dell’ex provvedito­re Roberto Linetti. «A fine settembre», aveva detto il ministro dell’Ambiente Sergio Costa ad agosto. Poi però la firma è slittata sempre più avanti. «Sarà pronto e sottoscrit­to all’inizio dell’anno», aveva corretto il tiro Costa di fronte alla commission­e parlamenta­re un mese fa. Ora, finalmente, pare che il nuovo Protocollo per la gestione dei fanghi nella laguna di Venezia sia in dirittura d’arrivo. Mentre martedì scorso in Prefettura a Venezia il sindaco Luigi Brugnaro si scagliava con veemenza contro il rappresent­ante del ministero dell’Ambiente, chiedendo conto dello stato dell’arte, nelle stesse ore a Roma si teneva una riunione decisiva per il protocollo. Alla presenza dell’ingegner Valerio Volpe, il dirigente del Provvedito­rato alle opere pubbliche che ha seguito tutto il lavoro di questi tre anni, e dei tecnici dei ministeri, si è cercato di rispondere alle questioni poste dall’Ispra (Istituto superiore per la protezione ambientale), che aveva chiesto chiariment­i su alcune procedure e sui risvolti di sua competenza. E infatti già domani, a Venezia, si tornerà al lavoro per cercare di armonizzar­e il nuovo testo, alla presenza degli esperti guidati dall’ex rettore di Ca’ Foscari Pier Francesco Ghetti che hanno stilato le linee guida del protocollo e dei tecnici di Autorità di Bacino e Arpav: l’ultima versione verrà inoltrata a Roma per poi tornare alla firma di Costa e della collega Paola De Micheli (Infrastrut­ture) per il decreto interminis­teriale.

Ma c’è un’altra «gatta da pelare» e riguarda il parere dell’Iss (Istituto superiore di sanità), coinvolto negli studi solo in un secondo momento, che ha criticato il testo per non aver tenuto in consideraz­ione gli effetti dei dragaggi sulla calando

VENEZIA «Ci sono settori in rallentame­nto, penso in particolar­e al metalmecca­nico legato all’automotive, e poi c’è una cassa integrazio­ne straordina­ria che su base annua è aumentata del 50 per cento». Il 2020 di Ugo Agiollo si apre non senza apprension­i. Sulla scrivania del segretario della Camera del Lavoro della Città metropolit­ana ci sono i corposi fascicoli delle crisi aziendali a cui i sindacati stanno lavorando ma anche le tabelle di Veneto Lavoro con i dati sugli ammortizza­tori sociali: nel primo semestre 2018 le aziende veneziane avevano utilizzato 560 mila ore di cassa integrazio­ne straordina­ria mentre un anno dopo sono salite a 835 mila. «Ci avviamo verso scadenze importanti per le

Dei lavoratori di Auc han. Il futuro del supermerca­to è ancora incerto tena alimentare: che cosa succede infatti a pesci e molluschi quando si muovono i sedimenti? Non c’è il rischio che eventuali sostanze nocive vengano ingerite e poi finiscano sulle tavole di case e ristoranti, con effetti sulla salute umana? amministra­zioni — dice il sindacalis­ta - e noi vogliamo fare da sprone».

«La Camera del Lavoro ha avuto un periodo di crisi ma da otto mesi si è dotata di una Segreteria che in maniera plurale ha ripreso in mano una

E non bisognereb­be per questo, nel momento in cui si scava, stabilire un periodo di interdizio­ne alla pesca, che già ha i suoi problemi legati ai periodi di fermo, ma anche alla florida attività abusiva?

Domande a cui chi sta stiil protocollo risponde spiegando che i dragaggi si sono sempre fatti e che i controlli ci sono. E che anzi il nuovo protocollo è molto più rigido di quello che va a sostituire, che risale al 1993 e che è già superato da alcune normative europee specifiche, la prima delle quali del 2000. «E’ vent’anni che il protocollo fanghi è fuorilegge», tuona Ghetti, che non ci sta a questo stillicidi­o di osservazio­ni che mettono in dubbio il lavoro di anni. Nel nuovo testo vengono infatti inserite delle valutazion­i legate all’ecotossico­logia e al bioaccumul­o, che secondo i promotori rendono i controlli più serrati. Certo poi c’è la vera novità, cioè che il sedimento viene considerat­o più una «risorsa» che un problema, mentre il concetto precedente era quello di toglierli dalla laguna, salvo quelli cosiddetti «A», cioè i più puliti. «Prima venivano portati fuori anche tanti fanghi non pericolosi, ma il vero problema della laguna è il deficit di sedimenti quindi era un errore – continua Ghetti – Tra l’altro non si tiene conto che in laguna basta un’alta marea o un forte vento di bora per muovere milioni di metri cubi di sedimenti». Per gli ambientali­sti, invece, il nuovo protocollo è solo il grimaldell­o per scavare canali, non solo per dragare quelli che si sono interrati, vedi il MalamoccoM­arghera. «E comunque il nuovo protocollo fanghi non sarebbe applicabil­e, è troppo laborioso per le grandi quantità», osserva Andreina Zitelli, ex membro della commission­e Via. Era emersa anche la possibilit­à che si potesse scavare usando la legge 176 del 2016, che sarebbe anch’essa più rispondent­e alle norme europee. «Ma quella si applica ai mari e non alla laguna», taglia corto Zitelli.

● Il nuovo protocollo per la gestione dei fanghi nella laguna di Venezia pare sia in dirittura d’arrivo. Qualche giorno fa a Roma si è tenuta una riunione decisiva

● Domani, a Venezia, si tornerà al lavoro per cercare di armonizzar­e il nuovo testo dopo i chiariment­i richiesti

● L’istituto superiore della sanità ha criticato il testo per non aver tenuto in consideraz­ione gli effetti dei dragaggi sulla catena alimentare

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La protesta

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