Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Domani incontro sulle osservazioni dei ministeri. Ghetti: fuorilegge da vent’anni
VENEZIA Entro l’estate, era stata la promessa dell’ex provveditore Roberto Linetti. «A fine settembre», aveva detto il ministro dell’Ambiente Sergio Costa ad agosto. Poi però la firma è slittata sempre più avanti. «Sarà pronto e sottoscritto all’inizio dell’anno», aveva corretto il tiro Costa di fronte alla commissione parlamentare un mese fa. Ora, finalmente, pare che il nuovo Protocollo per la gestione dei fanghi nella laguna di Venezia sia in dirittura d’arrivo. Mentre martedì scorso in Prefettura a Venezia il sindaco Luigi Brugnaro si scagliava con veemenza contro il rappresentante del ministero dell’Ambiente, chiedendo conto dello stato dell’arte, nelle stesse ore a Roma si teneva una riunione decisiva per il protocollo. Alla presenza dell’ingegner Valerio Volpe, il dirigente del Provveditorato alle opere pubbliche che ha seguito tutto il lavoro di questi tre anni, e dei tecnici dei ministeri, si è cercato di rispondere alle questioni poste dall’Ispra (Istituto superiore per la protezione ambientale), che aveva chiesto chiarimenti su alcune procedure e sui risvolti di sua competenza. E infatti già domani, a Venezia, si tornerà al lavoro per cercare di armonizzare il nuovo testo, alla presenza degli esperti guidati dall’ex rettore di Ca’ Foscari Pier Francesco Ghetti che hanno stilato le linee guida del protocollo e dei tecnici di Autorità di Bacino e Arpav: l’ultima versione verrà inoltrata a Roma per poi tornare alla firma di Costa e della collega Paola De Micheli (Infrastrutture) per il decreto interministeriale.
Ma c’è un’altra «gatta da pelare» e riguarda il parere dell’Iss (Istituto superiore di sanità), coinvolto negli studi solo in un secondo momento, che ha criticato il testo per non aver tenuto in considerazione gli effetti dei dragaggi sulla calando
VENEZIA «Ci sono settori in rallentamento, penso in particolare al metalmeccanico legato all’automotive, e poi c’è una cassa integrazione straordinaria che su base annua è aumentata del 50 per cento». Il 2020 di Ugo Agiollo si apre non senza apprensioni. Sulla scrivania del segretario della Camera del Lavoro della Città metropolitana ci sono i corposi fascicoli delle crisi aziendali a cui i sindacati stanno lavorando ma anche le tabelle di Veneto Lavoro con i dati sugli ammortizzatori sociali: nel primo semestre 2018 le aziende veneziane avevano utilizzato 560 mila ore di cassa integrazione straordinaria mentre un anno dopo sono salite a 835 mila. «Ci avviamo verso scadenze importanti per le
Dei lavoratori di Auc han. Il futuro del supermercato è ancora incerto tena alimentare: che cosa succede infatti a pesci e molluschi quando si muovono i sedimenti? Non c’è il rischio che eventuali sostanze nocive vengano ingerite e poi finiscano sulle tavole di case e ristoranti, con effetti sulla salute umana? amministrazioni — dice il sindacalista - e noi vogliamo fare da sprone».
«La Camera del Lavoro ha avuto un periodo di crisi ma da otto mesi si è dotata di una Segreteria che in maniera plurale ha ripreso in mano una
E non bisognerebbe per questo, nel momento in cui si scava, stabilire un periodo di interdizione alla pesca, che già ha i suoi problemi legati ai periodi di fermo, ma anche alla florida attività abusiva?
Domande a cui chi sta stiil protocollo risponde spiegando che i dragaggi si sono sempre fatti e che i controlli ci sono. E che anzi il nuovo protocollo è molto più rigido di quello che va a sostituire, che risale al 1993 e che è già superato da alcune normative europee specifiche, la prima delle quali del 2000. «E’ vent’anni che il protocollo fanghi è fuorilegge», tuona Ghetti, che non ci sta a questo stillicidio di osservazioni che mettono in dubbio il lavoro di anni. Nel nuovo testo vengono infatti inserite delle valutazioni legate all’ecotossicologia e al bioaccumulo, che secondo i promotori rendono i controlli più serrati. Certo poi c’è la vera novità, cioè che il sedimento viene considerato più una «risorsa» che un problema, mentre il concetto precedente era quello di toglierli dalla laguna, salvo quelli cosiddetti «A», cioè i più puliti. «Prima venivano portati fuori anche tanti fanghi non pericolosi, ma il vero problema della laguna è il deficit di sedimenti quindi era un errore – continua Ghetti – Tra l’altro non si tiene conto che in laguna basta un’alta marea o un forte vento di bora per muovere milioni di metri cubi di sedimenti». Per gli ambientalisti, invece, il nuovo protocollo è solo il grimaldello per scavare canali, non solo per dragare quelli che si sono interrati, vedi il MalamoccoMarghera. «E comunque il nuovo protocollo fanghi non sarebbe applicabile, è troppo laborioso per le grandi quantità», osserva Andreina Zitelli, ex membro della commissione Via. Era emersa anche la possibilità che si potesse scavare usando la legge 176 del 2016, che sarebbe anch’essa più rispondente alle norme europee. «Ma quella si applica ai mari e non alla laguna», taglia corto Zitelli.
● Il nuovo protocollo per la gestione dei fanghi nella laguna di Venezia pare sia in dirittura d’arrivo. Qualche giorno fa a Roma si è tenuta una riunione decisiva
● Domani, a Venezia, si tornerà al lavoro per cercare di armonizzare il nuovo testo dopo i chiarimenti richiesti
● L’istituto superiore della sanità ha criticato il testo per non aver tenuto in considerazione gli effetti dei dragaggi sulla catena alimentare