Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«Ha ucciso la sua Samira» Il marito in fuga è stato arrestato
In fuga dal Padovano, è stato acciuffato in Spagna. Lui: «Non sono un assassino, a Madrid per cercarla» Il giudice: «Il movente? Sperperava i soldi, era geloso e aveva l’ossessione di controllare la moglie»
STANGHELLA (PADOVA) Mahamed Barbri è stato arrestato a Madrid. Il marocchino, che abitava nel Padovano, è accusato di aver ucciso la moglie Samira e averne occultato il corpo. Lui si difende: «Ero in Spagna per cercarla». Ma per il gip ci sono molte prove contro di lui.
STANGHELLA (PADOVA) Si è conclusa lunedì mattina alle 10.30 lungo una strada di Madrid, la fuga di Mohamed Barbri, indiziato numero uno per il presunto omicidio della moglie Samira El Attar.
Sul tunisino di 41 anni, fuggito a Capodanno da Stanghella - paese di quattromila anime nella Bassa Padovana - pendeva un mandato di cattura internazionale firmato dalla procura di Rovigo. L’uomo è accusato di aver ucciso e occultato il cadavere della donna, scomparsa nel nulla a 43 anni, la mattina del 21 ottobre. A bloccarlo sono stati gli agenti della polizia iberica: incappato in un controllo di routine, è scattato l’alert per il mandato di cattura, che gli è valso le manette. Ora Mohamed è in una cella a Madrid, in attesa dell’estradizione che potrebbe avvenire già entro dieci giorni.
Il gip di Rovigo Raffaele Belvederi ha accolto la richiesta di arresto del pm Francesco D’Abrosca , basata sugli indizi raccolti dai carabinieri del comando provinciale di Padova guidati dal colonnello Luigi Manzini. «Se non si opporrà, i tempi per il suo rientro saranno abbastanza rapidi», ha spiegato il procuratore Carmelo Ruberto.
La fuga di Mohamed è iniziata la mattina di Capodanno quando, dopo aver salutato la figlia di 4 anni e averla lasciata in compagnia dalla nonna Malika, è salito in sella alla sua bicicletta. «Dopo aver prelevato un po’ di frutta e pane, l’indagato si è dileguato nel nulla - scrive il gip nell’ordinanza - solo nel pomeriggio del giorno successivo (era il 2 gennaio, ndr), Barbri chiamava suo cugino Azzedine via Whatsapp, ma nell’aver appreso che era in caserma per la denuncia di scomparsa, aveva messo giù». Quella telefonata era stata agganciata da una cella della Stazione Nord di Barcellona, dove Mohamed si era recato viaggiando la notte con un Flixbus partito da Milano. Nel capoluogo meneghino era arrivato in treno.
Per undici giorni l’uomo ha vagato per la Spagna. Forse con l’aiuto di alcuni amici marocchini e con i pochi soldi a disposizione, ha dormito in stanze di fortuna e si è trasferito nella capitale. «Stavo solo cercando mia moglie», avrebbe detto quando l’hanno fermato.
Nell’ordinanza di custodia cautelare sono tre i moventi dell’omicidio. Il primo è dettato dal fatto che «Mohamed aveva l’abitudine di sperperare i pochi soldi della famiglia con le slot e l’alcol e questo era motivo di scontro con la moglie». Ad alcuni amici, Samira aveva confidato che il marito prelevava contanti per giocare, tanto che aveva dovuto cambiare il codice del bancomat e aprire un libretto bancario segreto, dove far confluire i 290 euro di pensione che la famiglia riceve come sussidio per la bambina. Mohamed, poi, la ossessionava con la sua gelosia («Non mi attraeva più perché beveva e puzzava di alcol») tanto che, come scrive il gip, «aveva installato un’applicazione spia per controllare i movimenti della moglie».
A incastrarlo ci sono anche le testimonianze dei familiari della donna («Era geloso, non voleva che lei lavorasse perché in contrasto con la tradizione islamica») e quelle delle assistenti sociali di Stanghella che avevano confermato le tensioni tra i due e il fatto che la quarantatreenne fosse stata picchiata e stesse valutando il divorzio. Contro il presunto omicida emergono vari elementi di colpevolezza. Tra questi, il falso alibi per la mattina della scomparsa: Mohamed non è mai stato al bar «Due Archi» di Stanghella a bere il caffè e nessuno l’ha visto nel suo posto di lavoro da bracciante agricolo: «Alle 10 di mattina il principale l’ha cercato nella sua proprietà dove doveva bruciare alcune foglie», si legge. Mohamed ha anche chiesto al suo titolare di mentire ai carabinieri in caso di domande sulla sua presenza al lavoro quel 21 ottobre. L’indagato ha dichiarato il falso anche sulla presenza del telefonino della moglie nella sua abitazione mentre l’apparecchio era in realtà scomparso con lei. Un’amica di Samira, ai militari ha raccontato: «In una delle loro discussioni, Mohamed aveva mimato il segno dello sgozzamento».
Ad aggravare la posizione dell’uomo, anche le scarpe di Samira che lui stesso ha fatto ritrovare lungo la vicina strada statale, per depistare le indagini. Infine c’è la fuga: verso fine anno capisce che gli investigatori gli stanno col fiato sul collo lui decide di scappare. Per gli inquirenti, è quasi un’ammissione di colpevolezza. Ora manca l’ultimo tassello: il cadavere della donna marocchina, il pezzo fondamentale del puzzle. Ma al momento, sembra che solo la confessione di Barbri possa fornirlo.