Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Prefetti e accoglienza, iniziano i processi I migranti parte civile
PADOVA L’ex viceprefetto vicario di Padova, Pasquale Aversa, ieri è arrivato di buon’ora in tribunale. È iniziato il processo e lui deve rispondere, insieme ad altri ex funzionari della prefettura e responsabili della coop «Edeco», di turbativa d’asta, frode, rivelazione del segreto d’ufficio, falso ideologico, abuso d’ufficio, induzione indebita a dare o promettere utilità.
Pasquale
Aversa Ex prefetto vicario di Padova
PADOVA L’ex viceprefetto vicario di Padova, Pasquale Aversa, ieri è arrivato di buonora in tribunale. E’ iniziato il processo e lui deve rispondere a vario titolo, insieme ad altri ex funzionari della prefettura e responsabili della cooperativa padovana «Edeco», di turbativa d’asta, frode, rivelazione del segreto d’ufficio, falso ideologico, abuso d’ufficio, induzione indebita a dare o promettere utilità. Al centro delle indagini una serie di «soffiate» che Aversa e altri del suo ufficio avrebbero fatto alla cooperativa «Edeco» di Simone Borile per consentirgli di presentarsi sempre in ordine alle ispezioni sanitarie e alle visite ufficiali agli spazi adibiti all’accoglienza migranti.
Così «Edeco», che ha ricevuto un surplus di profughi non previsto dal bando lanciato all’epoca dalla prefettura, avrebbe ottenuto la continuazione della gestione migranti senza intoppi, intascando svariati milioni di euro stanziati per l’emergenza sbarchi dal Viminale. Tuttavia l’ex vicario di Padova non ha mai nascosto di aver sempre avuto come unica missione quella di risolvere il problema dell’accoglienza in città, «quando tutti mi erano contro», disse a verbale. Contro di lui, di sicuro, c’era l’ex sindaco leghista Massimo Bitonci. A distanza di tre anni ora «contro» Aversa (e altri sei presunti complici) c’è il pm Sergio Dini, che ha ereditato l’indagine dalla collega Federica Baccaglini, ma ha contro anche gli stessi profughi che da vicario aveva fatto spostare dal centro di accoglienza allestito nel parcheggio della ex caserma Prandina di Padova all’hub di Bagnoli, tra il 2015 e il 2016 arrivato a ospitare 1300 migranti. Gli stranieri che molte volte avevano protestato per il poco cibo, la cattiva gestione, il sovraffollamento, ieri hanno chiesto di costituirsi parte civile. «Eravamo in tanti — ha riferito un ragazzo del Benin, privo ora di qualsiasi protezione — sia alla Prandina che a Bagnoli».
L’obiettivo, al termine delle udienze è di chiedere un risarcimento danni. Ieri in aula c’erano una decina di stranieri, sette hanno firmato il mandato agli avvocati, ma entro la prossima udienza, del 3 marzo, saranno molti di più. La costituzione di parte civile verrà presentata contro quasi tutti gli imputati: oltre ad Aversa ci sono Alessandro Sallusto, ex viceprefetto di Padova, Tiziana Quintario, ex funzionaria addetta alla gestione migranti (entrambi trasferiti a Bologna), e poi il capo di «Edeco» Simone Borile, la moglie Sara
Felpati, l’ex socio Gaetano Battocchio. Non si costituiranno invece contro un settimo imputato Marco Zangrossi, presunto autore di un falso in merito a un incidente sul lavoro di un collega che avrebbe potuto mettere nei guai la coop. Sarà il collegio presieduto dal giudice Nicoletta de Nardus a decidere.
Intanto domani inizia un processo quasi identico a Venezia: protagonisti i vertici di «Edeco» e gli ex della prefettura lagunare, da Domenico Cuttaia a Carlo Boffi, all’allora vice Vito Cusumano e altri 4 dirigenti e funzionari. Anche qui l’accusa principale è rivelazione di segreto, mentre «Edeco» (e il solo Cuttaia) devono rispondere di frode nelle pubbliche forniture. Si preannuncia un processo in aula, visto che pare che solo Boffi chiederà di essere giudicato con il rito abbreviato dal gup Francesca Zancan. E potrebbe esserci il tentativo di eccepire l’incompetenza territoriale di una parte del processo, per trasferirlo a Padova.