Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Pena esemplare per la baby-gang

Tre anni e due mesi al 19enne accusato di aver picchiato e rapinato un passante

- A. Zo.

VENEZIA Tre anni e due mesi per Sebastiano Bonzio, il 19enne accusato di aver partecipat­o a un pestaggio con tentata rapina ai danni di un 30enne bengalese lo scorso 2 febbraio insieme a un «branco», di cui sono stati identifica­ti altri quattro minori. La procura e anche i giudici confermano la linea dura nei confronti del fenomeno che ha terrorizza­to la città l’anno scorso. Per la difesa però è una pena eccessiva: «A processo c’era un episodio, non il fenomeno».

VENEZIA «Un fatto gravissimo, una violenza gratuita. E l’imputato è indagato anche in un altro procedimen­to». Il pm Massimo Michelozzi l'aveva fatto capire fin da quando aveva negato il consenso al patteggiam­ento a due anni e mezzo chiesto dall'avvocato Renato Alberini, così come alla liberazion­e dagli arresti domiciliar­i: il processo a Sebastiano Bonzio, 19enne accusato di essere uno dei leader delle baby-gang che l’anno scorso avevano terrorizza­to la città, avrebbe dovuto concluders­i con una pena esemplare. E infatti per la tentata rapina e le lesioni a un bengalese la sera del 2 febbraio scorso, di cui Bonzio era accusato insieme ad altri quattro minori, il pm ieri mattina ha chiuso la requisitor­ia con una richiesta elevatissi­ma: 4 anni e 4 mesi.

Alla fine il gup Gilberto Stidio gliano Messuti l’ha condannato a 3 anni e 2 mesi. «Faremo appello e confidiamo di tornare alla pena con la condiziona­le - ha commentato l’avvocato Alberini al termine dell’udienza - Ho cercato di spiegare che questo processo non riguardava il fenomeno delle baby-gang, ma un episoper

specifico. Il mio assistito ha subito ammesso il fatto, in cui peraltro ha avuto un ruolo minore, ha chiesto scusa e ha risarcito la parte offesa con duemila euro: è stato punito perché era l'unico maggiorenn­e». Il giovane era in aula, accompagna­to dai genitori e da alcuni parenti. Il giudice ha deciso che dovrà restare ancora agli arresti domiciliar­i, dove è ristretto dal blitz del 29 maggio scorso, ma gli ha concesso di uscire per andare a lavorare in un cantiere nautico vicino a casa.

L’aggression­e era avvenuta in via Podgora a Mestre, la sera del 2 febbraio. Il gruppetto di bulli, tutti veneziani «in trasferta» in terraferma, aveva aggredito a caso la prima persone capitata a tiro: un trentenne bengalese che stava passando in bici. Il «branco» l’aveva fermato e aveva cercato di rubargli il portafogli, senza riuscirci perché la vittima aveva opposto resistenza. Per farlo uno dei minorenni gli aveva tirato un pugno sul volto, facendolo cadere a terra, mentre un altro l’aveva colpito ripetutame­nte con un ombrello, causandogl­i un trauma facciale, una ferita alla testa e la perdita di un dente. Bonzio in realtà non aveva picchiato, ma si era messo alle sue spalle per impedirgli la via di fuga. «Mi vergogno di aver partecipat­o e di non averlo difeso, mi sento correspons­abile», aveva ammesso fin dal primo interrogat­orio. Il giovane finirà a processo anche per il pestaggio in Erbaria del 6 aprile: il pm Michelozzi ha di recente chiuso le indagini e lo ritiene responsabi­le, nonostante il gip avesse rigettato l’arresto per insufficie­nza di indizi.

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