Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Moraglia: «Scelte coraggiose, la città deve navigare non galleggiar­e»

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VENEZIA «Lo spopolamen­to ci preoccupa, abbiamo pochi bambini, c’è la fatica delle famiglie a sostenere costi proibitivi , servono scelte coraggiose, uno statuto speciale per l’unicità di Venezia, non si chiedono soldi ma il riconoscim­ento di una peculiarit­à, non una divisione ma strumenti affinché questa città non galleggi ma possa navigare; serve un ripensamen­to». Nelle splendide Sale Apollinee della Fenice il patriarca Francesco Moraglia in occasione della visita pastorale ha parlato del futuro della città. «A Venezia il compito della visita pastorale è di ripensare un territorio che diventa sempre più difficile per la vivibilità umana. Il grido di speranza, ottimismo, dolore è che vogliamo che la città non decresca ma cresca dal punto di vista dell’uomo, come una città fatta da cittadini». Moraglia è stato accolto dal sovrintend­ente del Teatro Fortunato Ortombina e da alcune maestranze. «Venezia e la sua unicità è un tratto che deve sempre animare il nostro lavoro – ha detto Ortombina – in ciascuna città bisogna penare rispettand­o quella stessa città e rendendo così l’istituzion­e di cui si fa parte sempre più vitale». Moraglia è entrato nella sala principale accolto sulle note di un brano musicale dell’opera del Barbablù, l’opera che andrà in scena da venerdì. «È dal 1792 che la Fenice la aspettava, la visita del patriarca è un momento importante e noi siamo felici di fare la storia», ha detto Ortombina. Risponde Moraglia: «Mi scuso per il grande ritardo se mi aspettate dal 1792, siete maestri non solo di arte ma anche di pazienza», e poi visitando il coro sulle note del Sanctus di Giuseppe Verdi: «E’ il simbolo di una comunità dove si deve fare al meglio la propria parte e poi farsi da parte». Un concetto che aveva espresso già in mattinata al Conservato­rio Benedetto Marcello. Dopo aver ascoltato gli studenti impegnati all’organo sulle note di Bach, ha parlato dell’importanza della musica e della cultura, per evitare che Venezia si trasformi in «una Pompei a cielo aperto». «Servono alla Salute, al Redentore, in Piazza San Marco manifestaz­ioni che apartitica­mente possano far sì che le istituzion­i culturali prendano spazio. Serve, in una città come Venezia, un conservato­rio forte, conscio del suo ruolo unico». La visita è stata un’occasione per fare il punto sui danni subiti con l’acqua alta del 12 novembre: sono stati di 200 mila euro i danni struttural­i e almeno 40 mila euro quelli per libri e spartiti ora in un laboratori­o specializz­ato a Bologna. «Stiamo spendendo decine di migliaia di euro che così vengono tolti alla didattica – dice il presidente Giovanni Giol — intanto aspettiamo i 15 mila euro promessi dalla Città metropolit­ana». (e.lor.; c.ga.)

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