Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Famiglia distrutta nella Solfatara I sette imputati chiedono lo sconto

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Hanno scelto tutti il rito abbreviato, che consente di beneficiar­e dello sconto di un terzo della pena in caso di condanna, i sette imputati al processo per la tragedia della Solfatara, che si è aperto ieri mattina davanti al gup del tribunale di Napoli Egle Pilla. Sono accusati a vario titolo di omicidio colposo, disastro colposo e violazione delle norme per la prevenzion­e degli infortuni sul lavoro dopo l’incidente che provocò la morte di Massimilia­no Carrer, della moglie Tiziana Zaramella e del loro figlio Lorenzo. I fatti risalgono al 12 settembre 2017. Quel giorno la famiglia veneziana di Meolo era in visita al vulcano di Pozzuoli e uno dei loro due figli si era avvicinato alla zona della fangaia per scattare una foto, precipitan­do a causa dell’apertura di una voragine sotto i suoi piedi. Un buco che aveva inghiottit­o uno dopo l’altro anche i genitori, subito intervenut­i a soccorrerl­o e storditi con i gas del sottosuolo. L’unico sopravviss­uto alla tragedia era stato il figlio più piccolo dei Carrer, che ora vive con la zia a Meolo e che ha già ottenuto un risarcimen­to danni grazie alla mediazione dello Studio 3A. Gli imputati per il disastro sono Giorgio Angarano, 72 anni di Pozzuoli, legale rappresent­ante della «Vulcano Solfatara srl», l’unico a richiedere l’abbreviato condiziona­to al deposito di una propria consulenza tecnica, ammessa dal giudice, e sei soci: Maria Angarano, due donne che si chiamano entrambe Maria Di Salvo, Annarita Letizia e Francesco Di Salvo. Secondo la consulenza dell’accusa, i gestori non avrebbero garantito la sicurezza del sito, recintando quella zona pericolosa, tanto che da allora è ancora chiuso. (e. bir.)

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