Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Fanghi, sì al protocollo procedure accelerate per gli scavi «minori»
Ora il testo torna a Roma: firma a fine mese
VENEZIA Due giorni interi di discussione, lunedì e martedì, non sono bastati. E anche ieri si è rischiato un nuovo rinvio. Ma la revisione del Protocollo per la gestione dei fanghi in laguna, alla luce delle osservazioni dell’Ispra, si è conclusa, perlomeno per la parte veneziana: al lavoro c’erano appunto i tecnici dell’Istituto per la protezione ambientale, quelli del Provveditorato (con il pool di esperti capitanato dall’ex rettore Pier Francesco Ghetti), quelli del Porto e degli altri enti coinvolti. Ora il testo torna a Roma, dove dovrà essere di nuovo sottoposto all’Istituto superiore di sanità (che aveva chiesto di valutare bene l’impatto degli scavi sulla catena alimentare, cioè pesci e molluschi) e poi passare alla firma dei due ministri: Sergio Costa (Ambiente), che ha promesso che il decreto arriverà entro fine mese, e Paola De Micheli (Infrastrutture).
Il nuovo testo introduce varie procedure. Una «accelerata», qualora si debbano scavare quantità limitate di sedimenti (fino a 10 mila metri cubi), che siano puliti e da portare in tratti di laguna compatibili con quelli da cui sono stati prelevate. Una «normale», per quantità superiori, che prevede l’analisi completa di ecotossicologia e bioaccumulo, in modo da scavare, stoccare ed eventualmente reimmergere il materiale. Infine quella «d’urgenza», per motivi di pubblica incolumità o sicurezza della navigazione, che prevede che si salti la parte delle analisi ma si trattino i fanghi nel modo più cautelativo possibile, quindi mettendoli nei siti di conferimento tipo l’isola delle Tresse, quando sarà dato l’ok definitivo all’innalzamento.
Di recente l’ok al Protocollo si era fatto sempre più urgente, a causa dei problemi di pescaggio nel canale dei Petroli, dove la Capitaneria ha dovuto varie volte limitare il passaggio delle navi più grandi. Alcuni giorni fa la Ocean Alliance ha annunciato il taglio della linea diretta Cina-Venezia con nave da 6500 teu, ma uno dei soci, la Cosco, per bocca del suo general manager italiano Marco Donati, ha detto che si tratta di una scelta commerciale che non cambia granché per Venezia: il colosso cinese continuerà a servire lo scalo con navi più piccole (i cosiddetti feeder) provenienti dal Pireo, che è il loro hub europeo. «La linea diretta garantisce tempi più rapidi - dicono però alcuni operatori portuali - oltre a dare a uno scalo un ruolo di serie A». «La polemica serviva solo come un pressing politico per scavare sempre di più e a costi inferiori - osserva invece l’ambientalista Stefano Boato - La compagnia ha confermato che è una scelta economica: arrivare con le navi più grandi non conviene per il tipo di traffico che c’è». (a. zo.)