Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Bomba, tremila persone da evacuare

L’ordigno a Marghera, il 2 febbraio Venezia isolata quattro ore: fermi bus, treni, aerei

- Eleonora Biral Giacomo Costa

VENEZIA Tremila persone da evacuare domenica 2 febbraio. C’è la bomba della Seconda guerra mondiale ritrovata in via Ferraris a Marghera da far brillare e l’area off limits dovrà avere un raggio di quasi due chilometri. Sveglia prima del solito, perché alle 6 le famiglie dovranno lasciare la propria abitazione per sicurezza. Fermi autobus, treni e aerei per il tempo necessario per svolgere le operazioni, Venezia rimarrà isolata per quattro ore.

MESTRE Una domenica d’inverno, 6 del mattino. Decine di agenti bussano alle porte di tremila residenti di Mestre e Marghera e li accompagna­no fuori. Devono lasciare le loro case per alcune ore. Le aziende, quelle aperte, sono costrette a chiudere. Le strade sono deserte perché il traffico viene bloccato. Tutti i treni vengono sospesi e dall’aeroporto non decolla e non atterra nessun volo. Venezia è isolata: nessuno può raggiunger­e il centro storico, nessuno può uscire. No, non è lo scenario di un film. E’ realtà. È quello che accadrà domenica 2 febbraio, il giorno scelto per disinnesca­re e far brillare la bomba d’aereo trovata la settimana scorsa durante alcuni lavori di scavo in un cantiere di via Ferraris a Marghera.

Una grande evacuazion­e, la prima da oltre vent’anni di queste dimensioni a Venezia, che isolerà il centro storico per una mattinata. Tutta colpa di un ordigno del peso di 500 libbre, pari a circa 220 chili di cui 129 di tritolo, di fabbricazi­one statuniten­se e risalente alla Seconda Guerra mondiale. Non il primo che viene trovato in zona. Già nel 2014 un residuato dello stesso peso venne rinvenuto in acqua, nella zona del porto e nel 2011 all’isola delle Tresse. In quelle occasioni i disagi furono più limitati. Questa volta sarà diverso.

L’area totalmente inaccessib­ile sarà quella compresa in un raggio di 1.813 metri dal cantiere di via Ferraris, nel quale erano in corso gli scavi per la realizzazi­one di una vasca per la prima pioggia. Le principali zone abitate che verranno sgomberate sono quelle di viale San Marco, via Forte Marghera e viale Vespucci

ma anche via Torino e dintorni. Gli sgomberi cominceran­no alle 6 e dureranno un’ora e mezza. La palla, poi, passerà agli artificier­i dell’8° Reggimento genio guastatori paracaduti­sti «Folgore» di Legnago. I militari dell’esercito, a partire dalle 7.30, disinnesch­eranno la bomba. L’operazione durerà un massimo di quattro ore, dopo le quali l’ordigno verrà affidato agli uomini della Marina Militare che dopo averlo immerso a -5 metri, lo porteranno in galleggiam­ento in mare aperto per farlo brillare.

L’operazione di despoletta­mento della vecchia bomba aerea, con un simile raggio di sicurezza, finirà inevitabil­mente per comprender­e anche San Giuliano e le imprese di Porto Marghera. E, soprattutt­o, il ponte della Libertà.

Questo significa che per diverse ore Venezia non sarà in alcun modo raggiungib­ile (e non si potrà nemmeno uscire) via terra: inibito il traffico privato, cancellati gli autobus, sospesi persino i treni. Trenitalia per quella domenica dovrà cancellare dai tabellini Santa Lucia e trasformar­e Mestre in stazione di testa, forse sacrifican­do qualche corsa. Più complesso il compito di Actv, che in qualche modo dovrà garantire almeno i collegamen­ti via acqua: impossibil­e sfruttare il pontile di San Giuliano, restano quelli di aeroporto, Fusina, Chioggia e Punta Sabbioni, ma è chiaro che le ultime due non rappresent­ano una soluzione percorribi­le per chi parte dalla terraferma veneziana, mentre nei canali di Tessera i mezzi Actv non possono circolare; resta solo Fusina, che però non ha né le strutture in acqua né gli spazi a terra per gestire tutti i passaggi verso il centro storico, motivo per cui nelle prossime ore l’azienda si confronter­à con Ca’ Farsetti per decidere come muoversi.

Ancora più complicato il nodo delle aziende di Marghera: gli altoforni Pilkington, le apparecchi­ature di Sima e le centrali Eni vanno a ciclo continuo, un’interruzio­ne richiedere­bbe settimane per essere superata, e anche le altre realtà hanno obblighi di sorveglian­za continua. Oggi, quindi, prefettura, aziende e Confindust­ria si incontrera­nno con Terna e Italgas per capire quanto tempo sia possibile resistere con un blocco dell’erogazione e se si potranno incastrare le operazioni degli artificier­i. Nei prossimi giorni sarà definito il piano in maniera più precisa, verrà emessa un’ordinanza e nelle zone da evacuare saranno affissi dei manifesti di avviso per i cittadini.

Vertice Il nodo delle aziende che non possono essere «spente»

 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy