Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Dopo il no del Pd, Martini si sfila: ora correremo da soli
MESTRE «Ogni tanto rispunta nella discussione pubblica la mia candidatura a sindaco: ho sempre risposto che i miei progetti sono diversi, sia per ragioni personali che per la direzione che ha assunto il mio impegno politico, che si esprime soprattutto nella realtà di Marghera e Porto Marghera e nel nuovo ambientalismo, così necessario e così vitale oggi». Gianfranco Bettin è stato parlamentare, consigliere regionale, assessore comunale; è scrittore, sociologo e presidente della Municipalità di Marghera. A cinque giorni dalla riunione decisiva per il candidato sindaco, sono rimasti in pochi a chiedere le primarie nella coalizione civica e di centrosinistra. Lui è tra quelli, con Articolo Uno, Verdi, Possibile e Rifondazione: la gamba sinistra del tavolo. Si è sfilato pure il presidente della Municipalità di Venezia Andrea Martini che ieri ha lanciato il nuovo guanto di sfida al suo partito: «Il Pd ha scelto di non fare le primarie. La riteniamo sbagliata, ma finalmente è una scelta – ha detto, spiegando che lui e la sua squadra andranno da soli - Simbolo, programma e una rosa di persone sono state già presentate. Tra qualche giorno proporremo un ulteriore allargamento».
Bettin fa un passo di lato sulla candidatura e uno avanti sulle primarie, ribadendo la sua «volontà di lavorare a un metodo condiviso di scelta del candidato o della candidata; e, se sarà frutto di un metodo partecipato e il più unitario possibile, lo o la sosterrò nel modo più convinto e determinato», dice. «Il metodo più ovvio, più limpido, partecipato e utile per fare campagna elettorale — aggiunge — sono le primarie: consentono al centrosinistra di stare sulla piazza, nei dibattiti, facendo conoscere i candidati, il programma, il metodo e avendo così un lancio fortissimo. Il Pd le chiede per le elezioni regionali. Non capisco come mai vadano bene per la Regione e a Venezia
"Sociologo Io candidato sindaco? I miei progetti sono a Marghera e per Porto Marghera
Il sindaco Luigi Brugnaro e il presidente della Municipalità di Marghera Gianfranco Bettin
no». Non è un ultimatum. «Se al tavolo si fa un nome e il 90% è d’accordo, prenderemo atto della convergenza – ribadisce – Ma se ci fossero forzature, la nostra gente le affronterebbe mal volentieri. Con un “prendere-o-lasciare” farei fatica. E sarebbe anche desolante dividersi in molte candidature diverse». Martini è già fuori dalla porta, per esempio. Bettin farebbe di nuovo il presidente di Municipalità? «Anche se maledetta dal golpe di Brugnaro che ci ha tolto le deleghe, questa è l’esperienza che ho sentito di più – sorride - Lo rifarei ma non decido da solo: ne parleremo a Marghera. Qualcuno di me ha detto che sono una minestra riscaldata. Se vogliamo usare una metafora culinaria, quelli come me sono pietanze cucinate sulle braci roventi della prima linea del dare risposte alle persone, ai bisogni, alle famiglie.
Consiglierei a molti questa esperienza: abbiamo bisogno di tante persone che si buttino in prima linea». Anche il segretario della Lega Andrea Tomaello ha posto a Brugnaro come condizione per l’alleanza il ripristino delle deleghe tolte alle Municipalità. «Un buon passo - annuisce Bettin – Spero la Lega non si faccia infinocchiare ancora da Brugnaro come ha fatto sul ruolo di Bellati, sul referendum per la divisione, su tre assessore al Commercio». Il progetto per le Municipalità della sinistra è radicale. «Organi di autogoverno, come a Roma o a Milano – conclude Bettin – Svanito il referendum per la separazione, il tema della richiesta di autonomia non può certo essere risolto lasciando senza deleghe gli organi di decentramento, come fa la giunta».