Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Mestre non può tornare a fare l’avvocato Processo, Ca’ Corner chiede i danni d’immagine

- A. R. T.

VENEZIA Mirco Mestre non può ancora tornare a esercitare la profession­e di avvocato. A deciderlo è stato il tribunale del riesame, rigettando l’istanza avanzata dall’ex sindaco di Eraclea attraverso il suo difensore, l’avvocato Emanuele Fragasso. Mestre era finito in carcere il 19 febbraio 2019 con l’accusa di voto di scambio politico-mafioso durante la maxi inchiesta sulle presunte infiltrazi­oni dei Casalesi ad Eraclea che aveva portato all’arresto di altre 49 persone. Dopo quasi quattro mesi lo stesso tribunale del riesame aveva accolto l’appello trasferend­olo agli arresti domiciliar­i mentre era stato deciso di applicare un’unica misura restrittiv­a: il divieto di svolgere la profession­e di avvocato per 12 mesi. Ora, pur avendo preso atto delle dimissioni dall’incarico di sindaco e del tempo trascorso, i giudici hanno ritenuto di non concedere a Mestre il permesso di tornare a indossare la toga. Secondo il tribunale non vi sarebbe ancora la prova della rescission­e dei legami tra l’ex sindaco e alcuni presunti esponenti di clan «al cui servizio — scrivono i giudici nelle motivazion­i — si prestava anche in ambito profession­ale». In passato, infatti, nello svolgiment­o della sua attività profession­ale Mestre aveva difeso, seppure in sede civile, Luciano Donadio, quello che ora la Procura indica come il vertice del sodalizio criminale che si sarebbe radicato sul litorale. La nuova decisione del tribunale del riesame non è però definitiva. L’ex sindaco, attraverso il suo difensore, potrebbe decidere di ricorrere in Cassazione. Un’ipotesi che l’avvocato Fragasso starebbe valutando.

Intanto, dopo la richiesta di costituirs­i parte civile nel maxi-processo da parte della presidenza del Consiglio, del ministero dell’Interno, della Cgil e dell’associazio­ne Libera, è la Città metropolit­ana a muoversi. Nel corso dell’udienza preliminar­e fissata per domani inizierann­o le difese ma nel frattempo l’avvocato Giuseppe Chiaia, legale

Le motivazion­i

Per i giudici non ci sono ancora le prove della rescission­e dei legami tra l’ex sindaco e il clan

dell’ente, ha ricevuto mandato da parte del sindaco Brugnaro di esercitare l’azione legale come persona danneggiat­a nei confronti degli imputati che andranno a dibattimen­to. «È di tutta evidenza che i reati associativ­i e quelli collegati incidono direttamen­te sugli enti territoria­li : spiega Chiaia —. I danni sono soprattutt­o di carattere non patrimonia­le, quindi all’immagine, da disservizi­o e sviamento funzionale, commessi nei confronti della Città metropolit­ana».

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