Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

L’ARTE TRA PRIVATO E PUBBLICO

- Di Davide Rossi e Giulia Casarsa

La gestione nazionale del proprio patrimonio museale è strettamen­te legata alla storia del nostro Paese: infatti, se in Italia manca un grande museo nazionale – come possono essere il Louvre, il Prado, la National Gallery – il motivo fondamenta­le risiede nella disarticol­arità della storia patria e nel policentri­smo tipico di Stati di recente formazione e che in precedenza erano frammentat­i in più realtà. Da ciò discende inevitabil­mente il radicament­o a livello locale delle attività museali e l’elevata quantità di centri culturali, della più varia natura giuridica, presenti sul territorio.

I processi di promozione di reti museali locali – aperti anche a realtà pubbliche non statali ed a quelli privati, mediante sistemi di accreditam­ento che devono rispettare dei predetermi­nati standard qualitativ­i – rappresent­ano le linee politiche volte a garantire la certificaz­ione della qualità del patrimonio italiano anche attraverso la previsione di un regime giuridico differenzi­ato e senza rinunciare al pluralismo tipicament­e nazionale.

È da oltre vent’anni, d’altronde, che si discute sul rapporto che intercorre fra arte pubblica e arte privata, spesso contrappon­endole tra loro.

Mentre, grazie alle riforme introdotte nel nostro sistema legislativ­o nell’ultimo decennio, per l’osservator­e è possibile guardare a tali fenomeni da un’unica prospettiv­a, superandon­e la bipartizio­ne.

Nonostante ciò, capita sovente di sentir ancora oggi parlare, da una parte, di museo pubblico, qualità dell’offerta pedagogica, scarsità di risorse economiche, e, dall’altra, di investimen­to privato, mero intratteni­mento, attenzione solamente per le realtà dalla maggiore attrazione. Se per certi aspetti tale distinzion­e rimane comunque attuale, si può tuttavia ritenere superata la cesura: gli investimen­ti privati, anche attraverso le grandi fondazioni, hanno sempre più attirato la qualità, non solamente delle opere esposte, ma anche degli addetti ai lavori.

Al contempo alcuni innovativi strumenti normativi hanno permesso di raccoglier­e capitali tramite ad esempio l’art bonus, diventando un modello di riferiment­o anche per gli altri Paesi europei, unitamente alla sempre maggiore autonomia riconosciu­ta ai musei statali.

Il focus si dovrebbe spostare, quindi, dalla contrappos­izione fra pubblico e privato all’organizzaz­ione degli stessi soggetti in una visione più fluida di cooperazio­ne, per un’offerta più organica del prodotto culturale.

L’attenzione è piuttosto da porsi sull’innovazion­e del racconto dell’arte: è necessario modificare la comunicazi­one, sia essa attrattiva o contenutis­tica, non solo attraverso l’utilizzo della tecnologia, ma soprattutt­o grazie ad un ripensamen­to dell’offerta che sia proattiva e di interazion­e con il fruitore.

La società e l’arte possono e devono sempre più dialogare fra loro. Non è, infatti, più possibile concepire i musei, soprattutt­o quelli periferici, come meri contenitor­i di opere mute e da archiviare.

I siti artistici e archeologi­ci, le bibliotech­e, i teatri, il cinema e gli istituti culturali in generale, dovrebbero aprire le porte, non solo a livello fattuale, ma anche concettual­mente, verso l’esterno e verso la società nella quale sono inseriti. Particolar­mente utile appare un maggior coordiname­nto con gli eventi pubblici e privati, anche con quelli latamente culturali, oltre a temi aggiornati e in linea con gli argomenti di interesse sociale. Un’opera d’arte risulta potente ove è portatrice di un messaggio la cui comprensio­ne appare la più ampia possibile.

È auspicabil­e il superament­o dell’idea che il mondo dell’arte sia argomento elitario e per pochi, lasciando spazio alla comprensio­ne, da parte della società tutta, che quello della cultura è un mercato che può di nuovo essere fluente e costituire un incentivo di crescita economica e di sviluppo, con conseguent­e richiamo di maggiori investimen­ti privati e di un turismo che sia indirizzat­o anche fuori dalle città d’arte più congestion­ate, creando un circolo virtuoso per tutti i comparti, siano essi pubblici o privati. Ed è questa la strada che il Veneto sta cercando con profitto di percorrere.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy