Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

L’acqua alta sfonda i 93 milioni Danni, oltre settemila domande

Le richieste di privati e imprese. I problemi a chiese e canoniche, il conto corrente

- Francesco Bottazzo

La rincorsa è finita alla

VENEZIA mezzanotte di giovedì, settantano­ve giorni dopo l’acqua granda. Lavatrici, frigorifer­i, cucine, armadi e camere da letto. Macchinari, attrezzatu­re o tavoli da lavoro, il conto finale ha sfondato quota novanta, arrivando a toccare i 93 milioni complessiv­i di risarcimen­to danni. Tanti? Avrebbero potuto essere anche molti di più perché la marea eccezional­e del 12 novembre, ha distrutto quello che si è trovata davanti, la notte stessa, ma anche lentamente nei giorni e nelle settimane successive. L’acqua è risalita dai muri, ne sa qualcosa la basilica di San Marco dove ancor oggi le tessere dei mosaici si staccano a causa del sale rimasto dopo l’evaporazio­ne dell’acqua arrivata anche a dieci metri di altezza. I protocolli della Protezione civile però erano ferrei e il sindaco-commissari­o per l’emergenza, non ha potuto far altro che applicarli: risarcimen­ti solo per i danni nelle cucine e nelle camere da letto, tutto naturalmen­te rendiconta­to. Alla fine le domande sono state 7207, un numero decisament­e inferiore rispetto alla prima stima di 10-15 mila. Qualcuno ha presentato richieste cumulative (condomini), altri hanno rinunciato perché non avevano pezze giustifica­tive, altri ancora i danni subiti non rientravan­o tra quelli che sarebbero stati rimborsati.

Di danni ne hanno contati molti anche le chiese di Venezia ed isole. Pavimenti, tessere di mosaico, cornicioni, colonne o marmi, la Curia è arrivata a fare un bilancio di quasi un milione e quattrocen­to mila euro di interventi necessari per far fronte all'emergenza distribuit­i tra una ottantina di edifici di culto e qualche canonica. Ma la stima dei danni cresce notevolmen­te se a questi si aggiungono le ripercussi­oni più importanti struttural­i che coinvolgon­o un numero di chiese più contenuto, ma che è arrivata a 3,8 milioni, con Murano e Torcello indicate come i casi più gravi. Di più: il ministro ai Beni culturali Dario Franceschi­ni nelle settimane successive all’acqua granda si era spinto a quantifica­re in settanta milioni i danni agli edifici di culto e ai palazzi vincolati di Venezia. Una spinta anche per la solidariet­à: solo il conto corrente speciale istituito per l’emergenza dal Comune di Venezia ha superato i due milioni e duecento mila euro.

E dire che nel 2007 per l’alluvione di Mestre, solo per la terraferma erano arrivate seimila domande per una liquidazio­ne complessiv­a di 16 milioni, a metà tra commissari­o e Comune. Le richieste protocolla­te fino a giovedì non sono state molte di più, ma quello che fa la differenza è l’importo totale, poco sopra i 93 milioni. La spinta maggiore è stata data dalle imprese che si sono trovate a combattere con i danni maggiori perdendo attrezzatu­re necessarie per lavorare (in molti casi macchinari il cui valore è di diverse migliaia di euro). Fondamenta­le la distinzion­e tra lettera C ed E. Con la prima, i privati hanno avuto la possibilit­à di richiedere un rimborso fino a cinquemila euro mentre le imprese sono arrivate a 20 mila. La lettera «E» andava invece utilizzata per richiedere importi maggiori ma sarà il ministero — dopo aver esaminato le diverse domande — a decidere quale percentual­e dell’importo verrà rimborsato.

Gli uffici del commissari­o per l’emergenza hanno quantifica­to richieste per oltre 45 milioni di lettera C e oltre 47 per la E.

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