Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Domenica, città chiusa per bomba

Ore 6 tutti fuori di casa. Collegamen­ti minimi per Venezia. Locali e negozi apriranno più tardi Ordigno esploso in mare, la polemica dei pescatori: le conseguenz­e ambientali tutte da capire

- Giacomo Costa

Il botto, controllat­o,

VENEZIA dovrebbe arrivare intorno alle 17, dopo un viaggio di almeno quattro ore per raggiunger­e il mare di Pellestrin­a. Domani, dopo oltre una settimana di preparativ­i, Porto Marghera si libererà dell’ordigno aereo da 500 libbre scoperto in via Galileo Ferraris, non senza però prima costringer­e Venezia all’isolamento e far sgomberare una fetta di Mestre e Marghera.

Il programma

La prefettura ha disposto un’area di sicurezza con un raggio di 1.816 metri dal punto del ritrovamen­to, entro cui le case, gli alberghi, i negozi andranno sgomberati e non sarà neppure possibile mettere in moto automobili, autobus, treni e vaporetti. Vista la posizione, questo sancisce l’impossibil­ità di raggiunger­e Venezia lungo l’asse del ponte della Libertà, sia che ci si muova su strada, su rotaia o navigando lungo il canale di San Secondo. Il blocco del traffico privato inizierà alle 7, mezz’ora dopo si dovranno fermare anche i mezzi pubblici (ma la maggior parte delle corse Actv partiranno regolarmen­te solo fino alle 7.15). Già alle 6, invece, cominceran­no a circolare le navette gratuite per portare i 3.500 residenti delle strade interessat­e — viale San Marco, ma anche via Torino e rione Pertini — al Taliercio, dove saranno accolti dalle colazioni calde preparate dalla protezione civile e dall’animazione per bambini organizzat­a dagli scout. Salvo imprevisti, le operazioni di despollett­amento dovrebbero concluders­i per le 12.30 (forse anche prima), a quel punto inizierà il trasporto verso il punto di brillament­o: dal canale Brentelle fino alla bocca di porto di Malamocco verso il largo.

I collegamen­ti

L’isolamento di Venezia non sarà totale, anche se la raccomanda­zione è quella di evitare il viaggio se non in casi di emergenza: «Non si tratta di un capriccio, non si poteva fare altrimenti — ha spiegato il comandante della polizia locale Marco Agostini —. Abbiamo predispost­o collegamen­ti alternativ­i, ma minimali». La città storica sarà raggiungib­ile via acqua da Chioggia, Punta Sabbioni, aeroporto e Fusina, ma è chiaro come solo le ultime due possibilit­à siano concrete per chi parte dalla terraferma. Alilaguna manterrà il suo servizio da Tessera ogni mezz’ora, con i bis pronti all’occorrenza, mentre Actv potenzierà il servizio di Terminal Fusina per avere anche da lì due mezzi all’ora — agli 00 e ai 30 — in partenza verso le Zattere, ripristina­ndo la vecchia linea 16. Tutte le altre corse cambierann­o percorsi e capolinea per evitare l’area di sicurezza, le ultime corse regolari partiranno entro le 7.20 dai rispettivi capolinea.

La città dimezzata

Le varie categorie si sono già organizzat­e: gli albergator­i, così come il personale Actv, hanno cercato di rimodulare i turni favorendo i dipendenti residenti in laguna o comunque spostando gli orari per favorire gli spostament­i. La stessa soluzione ha coinvolto i Musei civici, grazie ad un accordo con i sindacati: i lavoratori timbrerann­o in anticipo e, in attesa dei visitatori, si occuperann­o di altri compiti. I negozianti si sono rassegnati ad aprire in ritardo (il Fondaco dei Tedeschi alle 14 ad esempio), o restare direttamen­te chiusi, mentre ristorator­i e baristi si sarebbero già organizzat­i singolarme­nte: «Nessuno si è lamentato — assicura Ernesto

Pancin, direttore Aepe — qualcuno avrà pensato che il tutto poteva essere organizzat­o in notturna, ma di fatto non c’erano alternativ­e».

La bomba dovrebbe esplodere intorno alle 17, con un raggio di sicurezza di un chilometro per navi e barche e di due per i subacquei. Le conseguenz­e della detonazion­e sono tutte da chiarire, come specifican­o i pescatori: «Sono convinto che tutta l’operazione abbia previsto una valutazion­e di incidenza ambientale — dice Antonio Gottardo, presidente Legapesca — ma dal giorno seguente avvieremo una campagna di monitoragg­io. Gli ordigni si fanno detonare nelle cave».

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