Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Bandito ucciso dal benzinaio le fiaccole cinque anni dopo
Nanto 5 anni dopo Politici e amici, uno striscione e la vicinanza a Graziano Stacchio, il benzinaio che sparò a un bandito. Ma lui dice: «Ho coscienza di aver stroncato una vita»
NANTO (VICENZA) Politici e amici, uno striscione e la vicinanza a Graziano Stacchio, il benzinaio che sparò a un bandito. A cinque anni esatti dalla rapina costata la vita a uno dei rapinatori per mano di Stacchio lui dice: «Ho coscienza di aver stroncato una vita».
PONTE DI NANTO (VICENZA) Per tutti quelli che si coricano con il fucile a pompa, per coloro che trovano conforto al freddo di una pistola c’è lui, Graziano Stacchio, l’anti Rambo per eccellenza, l’uomo che ha raccontato un’altra storia delle armi, fornito un volto umano alla legittima difesa, persino compassionevole.
Se la legge sull’uso legittimo delle armi è stata cambiata l’anno scorso in un senso più favorevole a chi difende casa sua e il luogo di lavoro, è soprattutto merito suo. Ieri sera una piccola folla di amici e conoscenti gli ha reso omaggio al distributore Agip che gestisce a Nanto dal quale, cinque anni fa, sparò per difendere se stesso e le vittime di una rapina. Morì un giovane e lui avverte: «Non è una festa, non si festeggia la morte di nessuno, anche se la ragione era dalla mia parte ho coscienza di aver stroncato una vita e la consapevolezza mi tormenta ancora».
Srotolano uno striscione, «Io sto con Stacchio», da un banchetto offrono magliette con lo stesso logo, «Io sto con Stacchio» e c’è il sindaco di Albettone, Joe Formaggio, celebre per i cartelli anti Rom e per come sventola il fucile sul web, c’è Franco Birolo, il tabaccaio di Civè Correzzola che nel 2013 per difendersi sparò e uccise, c’è Lorenzo Danieli di Zero Branco che in due anni ha subito 27 furti e non ha mai sparato, ci sono gli amici del paese, Robertino Zancan il gioielliere vittima di quella rapina, c’è il segretario della Lega di Noventa Pierantonio Bellin e si aspetta il presidente del Consiglio Regionale Roberto Ciambetti.
Una cinquantina di persone, non sono tutte d’accordo: «Tre ne doveva far fuori Stacchio, non uno solo». «E nel canale dovevano finire, annegati tutti quando con la macchina ha sbattuto sul ponte». La macchina dei banditi, anche se ammaccata, proseguì nella fuga; alla guida c’era Albano Cassol con un buco nella gamba, quando non ce la fece più a guidare i compari lo abbandonarono in mezzo alla campagna e lì mori dissanguato.
Cinque anni dopo, la camionetta dell’Esercito non staziona più davanti al distributore e anche su questo la piccola folla non è d’accordo: «Quelli non dimenticano, anche a distanza di anni sanno bene cosa fare – avverte l’unico con una bandiera di partito, Lino Gemo, leghista con il vessillo marciano e la scritta, «Salvini premier», anche se Joe Formaggio è contrario e la vorrebbe riposta, ma Formaggio sta per prendersi il posto di Sergio Berlato in Regione ed è di Fratelli d’Italia – attenzione, Alan Cassol, il figlio del morto, non si dimenticherà che gli hanno ammazzato il padre».
L’unico che si sente sicuro è quello che non dovrebbe esserlo, Graziano Stacchio: «Lo sanno anche loro che non volevo uccidere, ho sparato in basso e solo dopo aver ricevuto un colpo. Se solo quel ragazzo fosse restato dietro la macchina dove stava. Invece mi è venuto incontro e da cacciatore sono diventato preda. In un attimo i ruoli si sono capovolti. Quel giovane aveva un curriculum criminale che in qualsiasi paese gli avrebbe valso trent’anni, qui da noi era libero».
«No, non te la perdoneranno, loro ragionano i maniera diversa Stacchio, per loro dovevi farti gli affari tuoi, girarti dall’altra parte e fare come la sinistra e i magistrati insegnano da tempo» gli fa l’amico.
Graziano Stacchio, per una stagione, è stato un volto noto della televisione e anche il Rambo della porta accanto strabuzzava gli occhi nel sentire le parole di un uomo che non si vergogna di dirsi cristiano, che parlava pentendosi ogni volta della vita che aveva preso e che, ciò nonostante, restava fermo, sereno sulla posizione, consapevole di aver fatto il proprio dovere di cittadino. Ora lo si vede meno in televisione, la buriana è passata; eppure Stacchio è più attivo di prima, membro dell’Unione Vittime della Violenza, sulla sua scia sono nate «Codice Rosso», «Giù le mani da Abele»; è su di lui e per lui che le ragioni di chi difende se stesso e i propr i car i non sono più riprovevoli. Per le sue mani pa s s ano ora dossier e statistiche che forse sfuggono ai distratti: «Con la nuova legge sulla legittima difesa – dice - e anche per il dibattito su vicende come la mia, le aggressione notturne nella case della gente si sono dimezzate. Prima di assalire un’abitazione, chi vuol farlo ora ci pensa due volte. Li chiamiamo delinquenti, ma sono vittime anche loro, di un’educazione sbagliata, dei miti che vanno per la maggiore, chi ruba e spara non lo fa per fuggire dalla povertà».
«Nanto non è mai stato il paese dei giustizieri, anzi: accoglie 290 profughi su 3.700 abitanti, ospitiamo tutte le etnie e molti sono onorevolmente inseriti».