Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Mafia, i legali vogliono un’altra sede processual­e

Regione, ministero e (poche) vittime tra le parti civili: è subito scontro sull’origine mafiosa

- Di Alberto Zorzi

VENEZIA Sì allo Stato e alla Regione, così come alle vittime (poche, anche qui) che hanno avuto il coraggio di presentars­i in aula. No ai sindacati, perché secondo il gup Francesca Zancan non ci sarebbe in questa inchiesta un danno immediato e diretto sui diritti dei lavoratori, diversamen­te da quella sui Casalesi di Eraclea, in cui una parte era dedicata al fenomeno del «caporalato». Sull’ammissione delle parti civili si è concentrat­a buona parte dell’udienza preliminar­e di ieri mattina sul «clan Bolognino», che secondo la Dda di Venezia era affiliato alla cosca ‘ndrangheti­sta «Grande Aracri» di Crotone e si era insediato anche in Veneto, tra Padova, Venezia, Treviso e Vicenza. Per l’accusa il gruppo criminale guidato dai fratelli Michele e Sergio Bolognino e da Antonio Genesio Mangone avrebbe «taglieggia­to» numerosi imprendito­ri ma si sarebbe anche alleato con altri, disponibil­i a «ripulire» il denaro e ora a processo con l’accusa di riciclaggi­o con l’aggravante mafiosa.

Proprio sull’origine «geografica» dell’associazio­ne mafiosa ieri c’è stato uno scontro in aula. L’avvocato Domenico Riposati, che difende l’imprendito­re trevigiano Ferdinando Carraro, ha affermato che nel capo d’imputazion­e è spiegato che l’origine del clan è avvenuta prima a Cutro (in provincia di Crotone), poi a Reggio Emilia e che quindi il processo va celebrato a Catanzaro o Bologna. Il gup si è riservata la decisione per il 18 febbraio. Oggi l’udienza si aprirà con l’esame di alcuni degli imputati che l’hanno chiesto, compresi i due fratelli Bolognino, poi il pm Paola Tonini terrà la requisitor­ia dell’udienza preliminar­e, chiedendo il rinvio a giudizio degli imputati che non hanno chiesto riti alternativ­i; quindi la parola passa alle difese anche domani e il 17 febbraio. Dei 54 imputati, una ventina hanno anticipato che chiederann­o il rito abbreviato e per loro il processo inizierà il 18 maggio di fronte al gup Luca Marini. Dopo i problemi tecnici della scorsa udienza, ieri la videoconfe­renza ha funzionato bene, con una dozzina di detenuti collegati dall’esterno e il «pentito» Giuseppe Giglio da una località segreta.

Parti civili pubbliche saranno dunque la Presidenza del Consiglio, il ministero dell’Interno e l’Agenzia delle Entrate, oltre alla Regione Veneto: le prime tre solo per i reati di mafia, l’ente regionale per tutti, come chiesto dall’avvocato Renzo Fogliata. I danni non sono stati quantifica­ti, ma nel processo Aemilia, da cui nasce questo filone, la Regione Emilia-Romagna fu risarcita con mezzo milione. (a. zo.)

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