Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Frattura del bacino e della base del cranio per il bimbo caduto dalla seggiovia

- Davide Piol

AURONZO (BELLUNO) «Forse ha sottovalut­ato qualcosa». Lo dice quasi sottovoce Fabio Da Vià, presidente degli impianti ad Auronzo di Cadore nel Bellunese, pensando al bambino di dieci anni che domenica, dopo aver preso da solo la seggiovia, è precipitat­o per più di otto metri schiantand­osi sulla neve ghiacciata. Ma la voce si fa sicura quando ammette di aver fatto il possibile perché «l’impianto è a posto e l’imbarco è stato fatto correttame­nte abbassando la sbarra di sicurezza. Se il bambino ha otto anni compiuti ed è alto più di un metro e venticinqu­e può salire da solo».

Quando i soccorsi hanno raggiunto il piccolo sciatore, che gareggia con lo Sci Club 18 di Cortina e che quella mattina avrebbe dovuto disputare il gigante del Grand Prix Lattebusch­e (poi annullata), le sue condizioni erano gravissime. L’elicottero l’ha elitraspor­tato d’urgenza all’ospedale di Bolzano, quello di Treviso era irraggiung­ibile per la nebbia, ed è stato ricoverato in Rianimazio­ne con tre fratture, alla base del cranio, al bacino e al femore. «Sto cercando di contattare la famiglia – ha spiegato ieri pomeriggio Da Vià – Ma le notizie sono confortant­i. Questa mattina (ieri per chi legge, ndr) ha fatto colazione e risposto alle domande dei medici. È uscito dalla Terapia intensiva e non ci sono, per fortuna, danni cerebrali e dorsali: “solo” fratture». A fine pomeriggio le sue condizioni sono migliorate ed è stato spostato in Pediatria. «Scia con noi da almeno tre anni – ha chiarito Paolo Costantini, allenatore dello Sci club 18 – è nella categoria “cuccioli baby”, la prima in cui si comincia a fare agonismo. Anche la sorella scia ma è più grande. Domenica sono arrivato tardi quindi non so cosa sia successo. L’importante è che stia meglio». Quella mattina il piccolo sciatore si trovava alla base della seggiovia insieme agli altri bambini e agli allenatori. Erano le 8.30. È salito sulla seggiovia quadripost­o da solo, il dipendente degli impianti gli ha abbassato la sbarra di sicurezza, ed è cominciata la salita. Dopo neanche cento metri l’imprevedib­ile: «L’hanno visto cadere con la coda dell’occhio – ha raccontato Da Vià – e hanno bloccato gli impianti chiamando il 118. È stato graziato perché in quel punto sono otto metri d’altezza. Per fortuna aveva il caschetto e gli è rimasto su anche dopo la caduta». Sul caso indagano i carabinier­i forestali. «È la prima volta che succede – ha sottolinea­to Da Vià – Anche se abbiamo a che fare con tantissimi bambini».

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