Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Lite per il giubbotto con la croce celtica il «disobbediente» condannato a 4 mesi
Quando ha visto quel giubbotto con la croce celtica non ci ha più visto. Il 28enne Jacopo Povelato, noto esponente del mondo dei centri sociali veneziani, stava passeggiando nel centro di Mestre, in piazzale Donatori di Sangue, e quell’incontro con Jader Favaro, figlio del segretario locale di Forza Nuova Rudi, ha scatenato subito uno scontro verbale. E secondo quanto gli contestava la procura di Venezia, che l’aveva mandato a giudizio, ci sarebbero state spinte, calci e strattoni, culminati con l’obbligo a Favaro di togliersi il giubbotto.
L’episodio era avvenuto il 3 gennai o del 2017 e secondo l’accusa si sarebbe trattato di un reato di «violenza privata», visto che Povelato avrebbe «costretto altri a fare qualche cosa con violenza o minaccia». Ma per il tribunale monocratico di Venezia nel corso del dibattimento in aula non si è raccolta la prova che il giovane «disobbediente» avesse spinto Favaro a togliersi il giubbotto – questi l’aveva scritto nella denuncia iniziale, ma nel corso dell’interrogatorio in aula non è stato così perentorio – mentre invece l’ha condannato per le botte, che ha ritenuto provate: e così è arrivata una pena di 4 mesi per percosse. Con Povelato ci sarebbe stata anche una seconda persona, che però non è mai stata identificata e di cui lui, peraltro mai sentito, non ha fatto il nome.
L’avvocato Giuseppe Romano ha comunque annunciato che quasi certamente la sentenza verrà appellata, non appena usciranno le motivazioni. Il legale aveva cercato di dimostrare che da un lato ci fossero dubbi sull’identificazione di Povelato, dall’altro sull’entità delle botte. E anche sulla pena ritiene che sia stata esagerata. (a. zo.)