Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«Cina, aiuti e sgravi alle imprese»
La Cna: danni per il blocco. Confartigianato: oro, salta la fiera di Hong Kong, persi 200 milioni
VENEZIA Dal 10 al 50% di danni ai fatturati delle piccole imprese travolte dal Coronavirus. È la stima della Cna che chiede aiuti di Stato come per le calamità naturali. Le piccole aziende del manifatturiero e anche della moda importano per il 70% dalla Cina, a rischio le commesse. Salta anche la fiera dell’oro di Hong Kong, gli orafi vicentini, persi 200 milioni.
VENEZIA L’effetto domino che il Coronavirus sta avendo sul tessuto produttivo veneto non si limita alle decine di grossi gruppi che in Cina hanno uno stabilimento. Questi attendono a dita incrociate di poter riaprire il 10 febbraio come stabilito dal governo cinese. E, per inciso, se la proroga di una settimana delle festività legate al capodanno cinese dovesse protrarsi ulteriormente lo scenario sarebbe molto più fosco. C’è anche la galassia di piccole imprese che in regione è legata a doppio filo per il 70% alla fornitura di componentistica che arriva proprio dal colosso del Far East. «Da una nostra prima ricognizione i danni potrebbero essere intorno al 10% ma potrebbe arrivare anche al 50% sui fatturati - spiega Matteo Ribon, segretario fresco di nomina di Cna Veneto - risulta che le scorte di magazzino basteranno a soddisfare ordini e commesse fino a marzo-aprile ma poi che succederà? Il tema è serio e un’associazione come Cna che rappresenta sì aziende artigiane ma anche molte piccole imprese e tanta parte della filiera del turismo, altra vittima eccellente, dell'emergenza sanitaria globale, si ritrova in prima linea anche per chiedere aiuti al governo». Il Veneto, spiega la Cna, è di fatto al centro della tempesta perfetta dipendente com’è da turismo e manifattura. Dipendente, quindi, dalla Cina. «Come prima regione turistica italiana - continua Ribon - e come culla del manifatturiero, domani (oggi per chi legge ndr) saremo al Mibact per spiegare che in Veneto
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abbiamo già perso 500 mila turisti cinesi, un turismo ricco che lascia sul territorio 1.500 euro a turista. Tanto per capirci, un’impresa artigiana su sette viene coinvolta o direttamente o con l’indotto, nel mercato turistico regionale. È stato un brusco risveglio, grave quanto l’acqua granda, quanto una catastrofe naturale». I conti fatti dall’associazione di categoria parlano di 17.482 piccole e medie realtà (al 1 trimestre 2018) che si occupano di attività legate alle vacanze e allo svago (servizi turistici, cura della persona, attività ricreative, bar, trasporti, gestione di strutture ricettive, produzione e vendita di monili e calzature). La filiera del turismo, insomma, è molto lunga così come sarà lunga l’onda del contraccolpo sui fatturati. E per questo a Roma si chiederà soprattutto di agire su incentivi e detrazioni fiscali per tamponare le perdite: « Lo facciamo nei giorni in cui si discute del taglio del cuneo fiscale per le aziende - sottolinea il segretario Cna - perché il vulnus per le nostre imprese resta lo schiacciante carico fiscale».
L’altro fronte incandescente è il porto di Venezia che rischia di rimanere orfano dei container provenienti dalla Cina e solitamente carichi di chip, componentistica informatica ma anche meccanica e legata alle filiere della moda e della pelletteria rischiando di mettere in stallo alcuni dei settori che al momento se la cavano bene. Non a caso, dopo il Mibact, i piccoli e gli artigiani faranno tappa al Mise, per ribadire anche al dicastero dello Sviluppo economico la necessità di un intervento statale.
Lo «tsunami Coronavirus» si abbatte, poi, e non è un elemento residuale, anche sulle fiere. Quella dell’oro di Hong Kong, in programma dal 2 al 5 marzo, è stata cancellata ieri. «Abbiamo ricevuto la comunicazione ufficiale - scuote la testa Onorio Zen della Orozen e presidente degli Orafi di Confartigianato Vicenza - per carità, era una fiera in leggero calo negli ultimi anni ma per noi si traduce in circa 200 milioni di mancati affari visto che copriva un’area per noi altrimenti poco accessibile da Singapore alle Filippine all’Australia».
Infine, scende in campo anche l’associazione delle Imprese Cinesi del Veneto con una nota in cui si ricorda a tutti i cittadini cinesi residenti in Veneto di sottoporsi, se di ritorno dalla madrepatria, a un autoisolamento di 14 giorni e della possibilità di accedere, in mancanza di un alloggio esclusivo, a camere d’albergo pagate dall’associazione.
Ribon
I magazzini di chi importa basteranno fino a marzo ma poi commesse a rischio per migliaia
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Zen Cancellata la fiera dell’oro a Hong Kong di inizio marzo, per noi veneti sfumano 200 milioni