Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Baby gang, sanzioni per i genitori
Il prefetto in Parlamento: devono educare i figli, a rischio il permesso di soggiorno
VENEZIA «Stiamo contattando i genitori dei giovani delle baby gang perché siamo convinti che si debbano orientare le politiche educative anche sulle famiglie. Anche con sanzioni». Il prefetto Vittorio Zappalorto ieri mattina ha parlato del fenomeno in Parlamento, spiegando che tra 2018 e 2019 a Venezia sono stati coinvolti una cinquantina di ragazzini. E ha spiegato che bisogna trovare il modo per far pagare i danni, anche ipotizzando la revoca del permesso di soggiorno.
VENEZIA «Stiamo contattando i genitori dei giovani facenti parte delle baby gang perché siamo convinti che si debbano orientare le politiche educative anche sulle famiglie. E non solo in termini di supporto, ma anche di sanzioni». Il caso delle baby gang veneziano arriva in Parlamento e ieri il prefetto Vittorio Zappalorto è intervenuto alla commissione bicamerale per l’infanzia e l’adolescenza per parlare della criminalità giovanile. Per mesi tra il 2018 e il 2019, gruppi di giovani si sono «divertiti» con rapine e pestaggi seminando il panico in centro storico e in terraferma. Ventisei di questi sono già finiti in carcere, altri sono stati denunciati. In totale, erano una cinquantina i ragazzini coinvolti, di un’età compresa tra i 12 e i 19 anni. «Il fenomeno è cominciato con una presa di possesso spregiudicata di un’area di Mestre dove si riunivano — specificato Zappalorto —. Poi si sono spostati verso il centro, ed entravano sempre nuovi membri. Altri invece se ne andavano». Due o tre fazioni, in totale, che si riunivano a seconda dei luoghi di ritrovo. «Ad un certo punto ci siamo spaventati perché il fenomeno era fuori controllo e impauriva la città — ha aggiunto il prefetto —. Tante famiglie hanno impedito ai propri figli di uscire perché spaventate da questi ragazzini che con un pretesto si avvicinavano alle vittime e tutto finiva con le aggressioni».
Uno dei pestaggi più gravi fu quello in Erbaria, dove due coppie di fidanzati vennero aggredite e uno dei ragazzi rischiò la paralisi per i colpi subiti. «Abbiamo constatato una violenza efferata. Giovani di 14 o 15 anni che non arretravano di fronte al sangue», ha specificato Zappalorto. Per questo il deputato veneziano pd Nicola Pellicani (che nei mesi scorsi aveva inviato una lettera alla presidente della Commissione sul fenomeno dilagante) ha sottolineato come «sia importante tenere alto l’interesse». «Serve un’azione su più fronti — spiega —. Ben venga la repressione ma devono intervenire anche le famiglie e il Comune che deve potenziare i propri servizi. Un ruolo importante lo gioca la scuola nelle azioni preventive per individuare i casi a rischio». Il fenomeno della criminalità minorile — come ha ricordato ieri Vittorio Rizzi, vice capo della polizia — riguarda molte grandi città, basti pensare che nel 2019 in Italia 28.878 minorenni hanno commesso reati. I provvedimenti nei confronti delle baby gang di Venezia erano stati (quasi) immediati e il fenomeno poi si è ridotto
"Pellicani Azione su più fronti, il Comune potenzi i servizi
notevolmente. Lo stesso prefetto al tempo aveva annunciato un gruppo di lavoro, che è stato istituito, per affrontare il fenomeno anche dal punto di vista preventivo, delle politiche sociali. Oltre a un protocollo che ha coinvolto diversi enti con l’obiettivo di condividere le politiche educative, gli esperti si stanno concentrando anche sulle famiglie dei ragazzi, che sono diverse tra loro. Ce ne sono anche benestanti e grandi commercianti. «Questi non hanno bisogno di essere aiutati economicamente, ma di essere più vicini ai loro figli, — ha spiegato il prefetto — E poi c’è un problema di sanzioni: hanno abbandonato i figli, che provocano danni alla città, anche di immagine, bisognerebbe trovare il modo di far pagare i danni. Dall’altro lato ci sono anche genitori extracomunitari, regolari e inseriti, anche loro hanno abbandonato i figli. Le politiche di incontro e di aiuto servono, ma bisognerebbe anche agire sulla leva del permesso di soggiorno se non fanno il loro doveri di genitori».