Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Esuberi Safilo, prima intesa sugli stabilimenti
Slitta a giugno la chiusura di Martignacco, più vicina la solidarietà a Longarone
PADOVA Safilo, prima intesa sugli esuberi. La si è raggiunta ieri a Padova e andrà ratificata per andare poi al ministero dello Sviluppo economico. A Longarone arriva la solidarietà, chiusura di Martignacco a giugno.
PADOVA Safilo, il confronto fra azienda e sindacati entra nella fase conclusiva. Entro la prossima settimana dovrà essere definito e firmato l’accordoquadro da portare al ministero per lo Sviluppo economico e ratificare così, di fatto, la manovra di ristrutturazione. In un vertice durato tutta la giornata di ieri a Padova, nella sede di Assindustria Venetocentro, le parti hanno concordato un percorso che punta a ridurre i 700 esuberi inizialmente dichiarati – discutendo in particolare i 400 di Longarone e applicando eventuali idonei ammortizzatori sociali – e ad allungare i tempi per la chiusura di Martignacco, nella speranza che nel frattempo si trasformi in dismissione. Cioè che qualche compratore rilevi fabbrica e maestranze. Comunque sia, dal 1 giugno si potrà chiedere la Cassa integrazione straordinaria per i 250 addetti. Per la sede centrale di Padova, infine, dove i lavoratori di troppo sono indicati in 50 unità, la soluzione pare piuttosto agevole data una certa adesione agli incentivi all’esodo.
Fin qui lo scheletro dell’intesa raggiunta. Ora toccherà ai tavoli territoriali avviare una discussione con le rispettive basi per verificare l’esistenza di tutte le condizioni per firmare un accordo finale. Cominciando dal Bellunese, ciò che il sindacato vuole affrontare con l’azienda è il tema di una motivazione oggettiva alla base della quantificazione degli esuberi. «Prima cerchiamo di capire in quale misura quel numero si possa ridurre, discutendo magari lavorazioni da riportare in casa, valorizzazione di marchi propri, eccetera – sottolinea Denise Casanova, segretaria della Filctem Cgil – e poi passiamo a vedere gli ammortizzatori sociali. Dare per scontato che ci vada bene da subito il contratto di solidarietà per 400 persone è una fuga in avanti. Comunque sia non mi faccio dettare l’agenda da nessuno: il termine del 14 febbraio per chiudere l’intesa per me può slittare fino a quando occorre».
In questo s’inserisce una seconda novità, indipendente dal caso specifico di Sàfilo, che è la convocazione, sempre a Longarone, da parte dell’assessore regionale veneto al lavoro, Elena Donazzan, di un Think-tank sul Made in Italy per l’occhialeria con docenti universitari, aziende e sindacati. Si tratta, è spiegato, della prosecuzione naturale degli Stati Generali del 15 novembre e nel quale si toccherà anche il tema di un’azione specifica di outplacement. «Non pensiamo solo a Sàfilo - è il richiamo di Nicola Brancher, segretario di Femca Cisl Belluno Treviso – ma ai segnali che giungono dalla moltiplicazione di domande di Cigs da parte di piccole imprese. È la conseguenza del riposizionamento in atto fra le ‘big’ di cui sono le fornitrici». «Buona notizia – è il commento di Giampietro Gregnanin, segretario della Uiltec Uil veneta – era ora che Donazzan desse seguito agli Stati generali. È essenziale che il territorio riprenda a ragionare in una logica di distretto». In Friuli l’aria che tira è diversa. Il futuro dei 250 esuberi non potrà esser gestito con la solidarietà e per giugno la fabbrica non sarà più Sàfilo. O per chiusura o per cessione. Ci sono comunque rumors che riferiscono di abboccamenti di potenziali acquirenti, e la buona notizia è che sarebbero player dell’occhialeria.