Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Codacons Appello a Zaia e Brugnaro: mangino cinese

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«Nel 2006 l’attuale governator­e Luca Zaia e il suo predecesso­re allora in carica, Giancarlo Galan, si facevano fotografar­e con in bocca le cosce di pollo veneto, per convincere i consumator­i a continuare ad acquistare carni bianche mentre esplodeva l’aviaria. Oggi, il presidente regionale svilisce iniziative di questo tipo, dicendo che non servono a nulla. Si faccia invece fotografar­e assieme al sindaco Brugnaro mentre mangia cinese». Franco Conte, presidente Codacons, lo dice mentre ordina il secondo, seduto al ristorante cinese Giardino di Giada, a pochi passi da Rialto. Assieme a lui anche Paolo Lapiccirel­la e Ignazio Conte, responsabi­li del centro storico e dell’osservator­io tributario dell’associazio­ne, tutti con un piatto davanti per ribadire la loro condanna ad allarmismi e psicosi da Coronaviru­s. «Le reazioni irrazional­i sono comprensib­ili — ammettono — ma in questi casi stemperarl­e è il compito di una classe dirigente responsabi­le. Peccato che oggi abbiamo a che fare con una politica che preferisce cavalcarle e, come conseguenz­a, assistiamo ad un degrado culturale quasi inconsapev­ole, persino a Venezia, da sempre città aperta e inclusiva. Qui “prima i veneti” è antistoric­o». Le consideraz­ioni del Codacons non sono solo di natura morale, ma anche economica: «Quando è scoppiata la Sars la Cina ha perso un punto percentual­e di Pil. All’epoca il suo prodotto interno lordo valeva il sette per cento di quello mondiale, che infatti è calato a sua volta dello 0,1. Oggi la Cina è la fabbrica del mondo, vale il 19 per cento del pianeta, quali saranno le conseguenz­e? Senza contare le ripercussi­oni per le aziende italiane in Cina, per gli stessi emigrati nostrani che devono giustifica­re certi comportame­nti in patria». In laguna, la fetta cinese è importante, specie in vista di un Carnevale che parte già zoppo a causa degli strascichi dell’Acqua granda di novembre: sono almeno 250 mila presenza annue, di cui sarebbe difficile fare a meno. Ultimo, ma non certo per importanza, è lo scotto che stanno pagando i cittadini italiani di origini orientali, come spiega proprio Sabrina, la titolare del ristorante: «Io abito a Venezia da 26 anni, l’ultima volta che sono stata in Cina era cinque anni fa. Eppure il mio ristorante in questi giorni è quasi vuoto, per fortuna abbiamo gli affezionat­i». Non è però il fatturato a preoccupar­la: «Era successo lo stesso con la Sars, tempo quattro mesi ed è tornato tutto a posto. Però il clima questa volta è peggiore: mio nipote, iscritto a scuola qui, viene insultato in classe, la mia cameriera arriva da Castelfran­co e gli autobus non la caricano più a bordo la mattina». (gi. co.)

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