Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Nordest, Patreve capitale Brugnaro: il Parlamento limiti i giorni per chi affitta

La ricerca: città invasa di Airbnb, ma decenni per pagare il mutuo

- Monica Zicchiero

VENEZIA «Se il Nordest vuole continuare a guidare la crescita italiana, accrescend­o la sua competitiv­ità sui mercati globali, ha bisogno di dotarsi di una città, di un’area metropolit­ana che ne diventi il motore della prosperità economica e della trasformaz­ione sociale». È il cuore politico della ricerca «Quattro Venezie per un Nordest» condotta da Fondazione di Venezia ed edita da Marsilio, presentata ieri a Roma, dal titolo evocativo: «La Città Metropolit­ana del Futuro». L’ha illustrata l’ex sindaco Paolo Costa, la cui introduzio­ne fa da chiave di lettura, mentre quello attuale Luigi Brugnaro è intervenut­o telefonica­mente per richiamare uno degli aspetti della ricerca, la necessità di governo sul turismo: «Basterebbe che il Parlamento facesse una legge su chi vuole affittare case nel centro di Venezia - ha spiegato - Lo faccia pure ma solo per determinat­i giorni, a meno che non sia una vera e propria attività imprendito­riale».

Al tavolo a discutere del tema Francesco Rutelli, l’ad di Marsilio Luca De Michelis e i due sottosegre­tari Pd veneziani Andrea Martella e Pier Paolo Baretta. La ricerca parte dai dati di oggi e arriva alle conclusion­i del rapporto Ocse: Venezia, Treviso e Padova, con il loro milione di abitanti, una struttura di vita e di economia strettamen­te intrecciat­e, possono candidarsi insieme ad essere la Capitale del Nordest. «Da un punto di vista europeo, questa Venezia Civitas metropolit­ana è una delle 88 indicate con potenziale crescita – spiega Costa – E gli esperti dicono che le città non stanno più in equilibrio: o crescono, o muoiono. A Nordest o facciamo questa città o rischiamo di perdere i più bravi: i giovani che vanno via e le imprese che si spostano in ambienti più innovativi. Ma questa città non la sta costruendo nessuno». Ci sono ostacoli oggettivi. Il primo è la mobilità interna: non ha un servizio ferroviari­o metropolit­ano all’altezza della necessità di spostament­i veloci e va adeguato. L’altro è la mobilità nazionale con l’alta velocità che ha puntato tutto sull’asse Milano-Roma con Bologna e Firenze, con una «periferizz­azione del Nordest».

Tra manifattur­iero a Treviso, ricerca e finanza a Padova, logistica diffusa e terziario a Venezia, questa Civitas metropolit­ana (nulla a che vedere con la Città Metropolit­ana istituzion­ale) ha già il suo core business. La prima parte della ricerca si focalizza sulle due economie veneziane prepondera­nti: turismo e cultura.

Il turismo genera 3,7 miliardi di euro di fatturato, di cui 3 miliardi (l’80 per cento) prodotti dai turisti stranieri. E non c’è storia sulla meta: il 41,7 per cento viene dai soli visitatori di Venezia e la provincia è la seconda in Italia, dopo Roma, per fatturato turistico internazio­nale. Si fotografa anche il massiccio aumento dell’offerta extra-alberghier­a che costituisc­e ormai il 57 per cento (25.897 posti letto nelle strutture tipo da Airbnb). C’è un focus anche sulla redditivit­à di questi appartamen­ti turistici che hanno impattato sul patrimonio abitativo di Venezia: alta per chi li ha ricevuti in eredità, molto meno per chi pensa di comprarli con un mutuo (all’80 per cento a 24 anni con un tasso di interesse dell’1,5% con rata mensile) per metterli a reddito. La spesa non vale neanche l’impresa e, ad esempio, a Dorsoduro per rientrare di un prestito da 650mila euro, ci vogliono 71 anni come host per turisti, 43 con una gestione imprendito­riale, 33 con una di tipo alberghier­o; e 47 anni affittando­lo a residenti con un contratto 3+2. Si affitta ai turisti, dunque, anche perché non ci sono problemi di morosità e sfratto. Il settore ha creato posti di lavoro, nuove imprese per gestione e ristruttur­azione e può diventare un partner della destinazio­ne, se correttame­nte gestito. Ad esempio, da un interlocut­ore unico.

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