Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Politica, tutte le trappole per l’elettore nell’era dei social network
Il saggio Barone e Legrenzi, giornalista e professore, stilano una lista dei pericoli psicologici da evitare nell’urna. Dal tempo all’eccesso di fiducia in sé stessi
In
un Paese in cui si vota spesso ma poco volentieri, esprimere una preferenza nell’urna e poi pentirsene amaramente la notte davanti agli exit poll può diventare una tortura prolungata che l’elettore si auto infligge ogni volta che mette piede nella cabina elettorale. Pensavano a questo e ai meccanismi sottesi al voto che però sfuggono all’elettore in preda all’emotività Paolo Legrenzi, professore emerito di Psicologia all’Università Ca’ Foscari di Venezia e Nicola Barone, giornalista del Sole 24Ore, nel dare forma e parole al saggio Guida razionale per lettori emotivi (Luiss University Press, 112 pagine, 14 euro) con l’eloquente sottotitolo «Evitare le trappole mentali che orientano le nostre scelte». Il libro è un itinerario a tappe nelle nostre incertezze di corpo votante, ognuni capitolo con una o più citazioni di politologi o scrittori a fare da nume tutelare nella discesa agli Inferi di ciò che, in tempo di «dittatura» dei social, ci fa decidere sull’onda della rabbia o dell’entusiasmo e poi ci fa passare contriti l’intervallo fra un’elezione e l’altra. Il «guaio» è che, come scrivono gli autori «abbiamo accesso ai nostri pensieri ma alla sala macchine, cioè ai meccanismi mentali che li producono, sono sepolti in quello che gli studiosi chiamano “inconscio cognitivo”». Ovvero «attività del cervello che sono inaccessibili guardando dentro noi stessi». Dunque è lì il trucco,lì il quid che ci fa decidere o non decidere in un certo modo. Indipendentemente dai programmi elettorali, che tutti invocano ma nessuno segue mai, perché - come diceva Tom Wolfe citato dagli autori: «Il successo dipende da tre cose: da chi parla, da cosa dice e da come lo dice. E di queste tre, il cosa dice è la meno importante». Per sfuggire alle trappole bisogna conoscerle e gli autori, in un’appendice che è quasi un prontuario da recare con sé nel segreto dell’urna, ce le disvelano «spiegate bene», come ora si usa dire: tempo, scelta, «chiamata», conoscenza, eccesso di fiducia in sé stessi, ricerca di conferme, prima impressione, emozioni. Ben sapendo, come suggeriscono Legrenzi e Barone, «che le otto trappole non agiscono una separatamente dall’altra»: «Questa diagnosi - chiosano gli autori - può servire per valutare le tue scelte elettorali del passato, ma si può applicare più in generale per divenire più consapevoli degli eventuali errori pregressi senza auto-colpevolizzarsi quando non c’è nessun fondamento al rimorso o al rimpianto». Margini di miglioramento ce ne sono. E a leggere le otto trappole - buone non solo per il voto - anche nella vita.