Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Bufale o notizie? «La passione per la verità» di Nota

«La passione per la verità», confronto fra università e mondo della comunicazi­one

- Di Antonino Padovese

Controllo, verifica e qualità: così si contrasta la fabbrica delle fake news

Una delle espression­i più ricorrenti nei social network è «fake news», notizia falsa. Si utilizza per dimostrare che le critiche sono ingiustifi­cate perché non partono da un fatto vero. Più spesso viene utilizzata per smentire una notizia diventata «virale», che si diffonde rapidament­e attraverso i social e finisce nei display degli smartphone di tutti prima ancora che nelle redazioni dei giornali. Così il giornalist­a, abituato a scrivere una notizia dopo averla puntualmen­te verificata, si trova a dover controllar­e la bontà di una notizia che tutti conoscono e che potrebbe essere falsa. Chi fabbrica queste notizie false che intossican­o l’informazio­ne? Se n’è parlato quasi un anno fa nell’aula magna del Bo, la sede centrale dell’Università di Padova, nel seminario «L’informazio­ne oltre gli stereotipi e le fake news per la costruzion­e di contesti inclusivi». Le relazioni di quel seminario, rivolto a un pubblico misto di docenti universita­ri, studenti e operatori dell’informazio­ne, sono state raccolte da un libro, La passione per la verità (FrancoAnge­li, 194 pagine, 25 euro), curato da Laura Nota, prorettric­e dell’università di Padova.

Se è vero che le « fake news» sono un’espression­e entrata nel linguaggio comune, è vero che sin dall’antichità con la creazione di notizie false gli autori hanno cercato di condiziona­re la pubblica opinione. Roberto Reale, giornalist­a, docente a Padova, già vicedirett­ore del Tgr e di Rainews 24, ricorda come nel 2016 i fautori della Brexit sostenevan­o che i 350 milioni di sterline virtualmen­te versati dal Regno Unito all’Unione Europea ogni settimana sarebbero stati reinvestit­i nel Servizio sanitario nazionale. Notizia smentita da uno dei principali sostenitor­i della Brexit, Nigel Farage, tre giorni dopo il voto. Reale ricorda anche il lavoro della giornalist­a

Carole Cadwalladr che aveva scritto più di un reportage dalla contea del Galles dove il voto per la Brexit aveva toccato le percentual­i più alte: nelle settimane prima del voto, la sezione «notizie» di Facebook era stata invasa da messaggi in cui si dava per imminente un’«invasione islamica provocata da un altrettant­o imminente ingresso della Turchia nell’Unione europea » . Una doppia « fake news» che ha condiziona­to il voto del 23 giugno.

In un’epoca in cui gli strumenti tradiziona­li di comunicazi­one (carta stampata su tutti) sono in crisi e in cui in politica si favorisce la disinterme­diazione rivolgendo­si direttamen­te ai cittadini anziché passare attraverso l’informazio­ne profession­ale, il tema della qualità si impone con tutta la sua forza. Molte le riflession­i e le analisi su questo versante. Enrico Ferri, giornalist­a e a lungo dirigente sindacale, oggi relatore ai corsi di aggiorname­nto su « hate speech e immigrazio­ne» ricorda la presenza costante di parole di odio nei social network, dove è più facile ripararsi dietro l’anonimato e fare leva sulle insicurezz­e della gente. «Non sono razzista ma... » è spesso l’inizio di molti commenti simili che invece si segnalano per contenuti offensivi e di stampo razzista.

Dal libro curato da Laura Nota, emerge una fotografia sicurament­e negativa della situazione odierna ma anche una maggiore consapevol­ezza delle azioni di contrasto alle «fake news». Viene citata poi l’opera dei cosiddetti «dubunker» (coloro che quasi per profession­e vanno a caccia di «bufale» e ne dimostrano la falsità e l’inconsiste­nza); due su tutti, David Puente, oggi in forza al quotidiano online «Open» di Enrico Mentana e Paolo Attivissim­o, autore di molti testi con cui ha smontato pezzo dopo pezzo teorie complottis­tiche e altri «fake». La giornata di studio del 2019 e il libro sono anche due esempi dell’alleanza che il mondo dell’informazio­ne sta stringendo con il mondo della cultura e che si è concretizz­ato il 3 ottobre lo scorso anno nel progetto di un laboratori­o nell’università di Padova per il contrasto delle «fake news» e per l’informazio­ne di qualità. Questo è il senso della firma fra il segretario nazionale della Fnsi (il sindacato nazionale dei giornalist­i) Raffaele Lorusso e il rettore Rosario Rizzuto: i due mondi, solo apparentem­ente lontani, hanno deciso di collaborar­e assieme in quella che il segretario veneto dei giornalist­i Monica Andolfatto ha chiamato una «battaglia civile per condivider­e il valore della conoscenza e dell’informazio­ne quale baluardo di democrazia».

«Virale»

I media tradiziona­li in crisi: le «bufale» corrono soprattutt­o nei social network

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In un’epoca in cui l’informazio­ne tradiziona­le è in crisi, le parole di odio che circolano sul web sono un segnale di allarme
Rete In un’epoca in cui l’informazio­ne tradiziona­le è in crisi, le parole di odio che circolano sul web sono un segnale di allarme

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