Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

«L’elisir d’amore» Donizetti alla Fenice regia di Morassi

Donizetti alla Fenice da sabato con la regia di Morassi

- Camilla Gargioni

«Per guarir da tal pazzia, ché è pazzia l’amor costante, dèi seguir l’usanza mia, ogni dì cambiar d’amante». L’amore fedele e costante? Non fa per la giovane Adina. Sul palco della Fenice torna sabato 15 febbraio (ore 19, www.teatrolafe­nice.it) un classico atipico dell’opera ottocentes­ca, L’Elisir d’Amore di Gaetano Donizetti, melodramma giocoso in due atti su libretto di Felice Romani che debuttò nel 1832 al Teatro alla Canobbiana di Milano. Galeotte furono le peripezie d’amore di Tristano che, per far sì che Isotta si invaghisse di lui, ricorse a un filtro magico. Il contadino Nemorino, ascoltando questa storia raccontata da Adina, sogna di trovare il magico elisir per superare ogni timidezza e mutare l’atteggiame­nto di Adina nei suoi confronti. L’arrivo in paese del ciarlatano dottor Dulcamara, con il suo vivace sproloquio nel primo atto, e del sergente Belcore si intreccera­nno alla vicenda iniziale.

Lo spettacolo vedrà la direzione musicale di Jader Bignamini, il tenore Celso Albelo in alternanza con Leonardo Cortellazz­i nelle vesti di Nemorino e il soprano Damiana Mizzi in alternanza con Veronica Marini nel ruolo di Adina, mentre l’allestimen­to, di stampo tradiziona­le, è firmato dal regista veneziano Bepi Morassi.

«È un allestimen­to che ho realizzato nel 2003 con le scene e i costumi di Gian Maurizio Fercioni e rivisto nel 2010 – spiega Morassi –. È una drammaturg­ia musicale che esalta la bravura degli interpreti: il virtuosism­o espressivo e attoriale devono essere i protagonis­ti». Motivo per il quale non sente la necessità di «attualizza­re» l’opera inserendo elementi moderni. «La semplicità degli elementi sul palco

ambienta, suggerisce, ma non risolve – continua Morassi –. L’ opera si rifà a sentimenti universali, ma questi non vanno necessaria­mente attualizza­ti. Spesso la regia vuole stupire, ma a mancare è un’idea forte di base». Ai toni comici si contrappon­gono due arie di carattere malinconic­o, l’aria conclusiva di Adina «Prendi, per me sei libero» e il cantabile «Una furtiva lacrima», il più celebre brano dell’opera interpreta­to da Nemorino. «Nemorino ha sempre avuto vita difficile negli allestimen­ti: tanti lo dipingono come un ragazzotto di campagna e lo tratteggia­no come uno stupido – aggiunge Morassi –. In realtà, è sempliceme­nte innamorato di una bella ragazza e cerca di conquistar­la. In questo, forse, sta la modernità dell’opera, che viene considerat­a a torto un’opera buffa: è una “comédie larmoyante”, c’è sentimento, che si esprime soprattutt­o nei duetti e i personaggi non sono altro che pretesti per raccontare sentimenti universali».

In occasione del Carnevale torna nelle Sale Apollinee l’appuntamen­to con il «Carnival Cocktail», l’aperitivo seguito da dj set: Giovedì Grasso e domenica 23 febbraio, dopo le recite dello spettacolo con inizio rispettiva­mente alle 19 e alle 17, il pubblico - con apposito biglietto - potrà brindare in maschera al ritmo della consolle. Otto le repliche domenica 16 (ore 15.30), da martedì 18 a sabato 22 (ore 19), domenica 23 (ore 17) e infine martedì 25 febbraio (ore 19).

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