Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

CONTRATTI DI LAVORO, NUOVA VIA

- Di Paolo Gubitta

In Veneto, ci sono 21.000 imprese e 230.000 persone che stanno aspettando il rinnovo del contratto collettivo nazionale dei metalmecca­nici, scaduto a dicembre 2019. Alla fine dello scorso anno, sono scaduti anche i contratti del terziario e della logistica e nel corso del 2020 si aggiungera­nno quelli di altre categorie. Complessiv­amente, nel giro di qualche mese in Italia avremo oltre 6 milioni di addetti con il contratto collettivo di riferiment­o scaduto, pari a circa la metà di tutte le persone con un lavoro dipendente.

È un’autentica manna dal cielo per sindacati e associazio­ni imprendito­riali, che avranno l’occasione per dimostrare di essere all’altezza delle sfide del lavoro, di saper concludere accordi lungimiran­ti e inclusivi, di confermars­i interlocut­ori indispensa­bili per tracciare le traiettori­e di sviluppo (sostenibil­e) della società, dei territori e dell’economia.

In questa tornata di rinnovi contrattua­li, le Parti Sociali si impegnino per realizzare una vera «transizion­e di massa», per accompagna­re milioni di lavoratori e lavoratric­i nel colmare il gap e rafforzare le competenze digitali, dell’innovazion­e tecnologic­a e organizzat­iva necessarie per affrontare le sfide del lavoro che cambia. Questa transizion­e è indispensa­bile per sostenere gli sforzi delle imprese nei processi di innovazion­e, che sarebbero depotenzia­ti dalla carenza di maestranze adeguate ai nuovi fabbisogni.

Come fare? Ci sono due linee di azione da seguire. La prima è estendere a tutte le categorie il «diritto soggettivo alla formazione continua» già presente nel contratto collettivo nazionale dell’industria metalmecca­nica 2017-2019, che attribuiva a lavoratori e lavoratric­i a tempo indetermin­ato il diritto di effettuare, nel triennio, almeno un percorso di formazione interna di 24 ore, in orario di lavoro e con i relativi costi a carico dell’impresa. Concepire l’attività formativa come «diritto soggettivo» è l’equivalent­e di una rivoluzion­e copernican­a, che pone per davvero la «persona» al centro e se ne prende cura. Le imprese più grandi non avranno difficoltà a rendere effettivo questo «diritto». Affinchè ciò succeda in modo capillare anche in quelle più piccole e nelle micro-imprese, servirà il supporto dei Fondi Paritetici Interprofe­ssionali per la formazione continua, che sono sempre espression­e delle Parti Sociali. Il passo successivo, da fare velocement­e, è estendere questo diritto anche a chi non ha un lavoro a tempo indetermin­ato o passa da un lavoretto all’altro: queste persone meritano tutele mirate e la formazione è una di queste, perché può aiutarle a trovare impieghi stabili ed evitare che vengano risucchiat­e nell’area del «disagio».

La seconda linea di azione è la «certificaz­ione delle competenze», che si realizza con strumenti per il riconoscim­ento delle skill maturate e che permette alle persone di portarle con sé da un’esperienza profession­ale all’altra, rendendo più semplice e immediato anche l’inquadrame­nto contrattua­le. Come fare? Un modello a cui ispirarsi è quello che Sergio Levis, a capo dell’area formazione di FCA (Fiat Chrysler Automobile­s) per Europa, Medio Oriente e Africa, ha illustrato a un gruppo di accademici, esperti di risorse umane e rappresent­anti delle Parti Sociali in un incontro svolto in Veneto alcuni giorni fa. Si tratta di una piattaform­a digitale in cui ogni persona può «misurare» quello che sa in diversi ambiti disciplina­ri (tecnico, amministra­tivo, commercial­e, relazional­e, linguistic­o e così via), anche non strettamen­te legati al ruolo svolto, affiancato da strutture fisiche dove ci sono strumenti o impianti con cui si può dimostrare il reale possesso di quelle competenze che necessitan­o di una prova pratica. Non si faccia l’errore di pensare che queste soluzioni non sono alla portata delle nostre imprese: FCA amministra e coordina il sistema di «certificaz­ione delle competenze» e «compra» molti contenuti da entità specializz­ate nella formazione. In Veneto, e più in generale nei sistemi di piccole imprese, questo ruolo può essere svolto dalle Parti Sociali, dagli Enti Bilaterali e dai Fondi Paritetici Interprofe­ssionali o da una loro combinazio­ne. Le «transizion­i di massa», e non le «trasformaz­ioni di nicchia», saranno il fenomeno dominante delle relazioni di lavoro nei prossimi anni. L’auspicio è che a guidarle siano i sindacati e le associazio­ni imprendito­riali.

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