Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Muore a Cortina prof scialpinista
Vittima un veneziano di 75 anni in gita con altri due amici. L’ipotesi che sia scivolato sul ghiaccio
CORTINA D’AMPEZZO (BELLUNO) Un alpinista veneziano è morto ieri raggiungendo il Rifugio Nuvolau, a Cortina D’Ampezzo, con due amici. La vittima è Giovanni Gatti, 75 anni, ex professore di Storia al liceo e grande appassionato di montagna. Stando alle prime ricostruzione, sarebbe scivolato sulla neve, precipitando per decine di metri. I due amici che erano con lui, e che lo precedevano, non si sono accorti di ciò che è accaduto alle loro spalle.
CORTINA D’AMPEZZO (BELLUNO) Una morte silenziosa. Giovanni Gatti, veneziano di 75 anni, è scivolato sulla neve ghiacciata mentre stava raggiungendo il Rifugio Nuvolau, a Cortina D’Ampezzo, insieme a due amici che non si sono accorti di ciò che era accaduto dietro di loro. Gatti, infatti, saliva per ultimo. Complice la neve, che assorbe i rumori, e la fatica della montagna, che isola la mente dello scialpinista, i due hanno capito che era successo qualcosa solo quando sono arrivati in cima e, girandosi, non hanno visto il loro compagno. Così sono tornati indietro. Quando ormai era troppo tardi.
L’incidente è avvenuto ieri mattina, verso le 12.30, a poche decine di metri dal Rifugio Nuvolau. I tre amici veneziani erano partiti con gli sci all’alba dalla Baita Bai De Dones. «Da quello che abbiamo capito – spiega Alex Barattin, delegato della zona Dolomiti bellunesi del Soccorso alpino – stavano facendo una gita. In quelle condizioni, quando cioè è pieno di neve, si cerca la via migliore: non c’è un vero e proprio sentiero. Salire sul Nuvolau non è difficile ma in questo periodo la neve è talmente ghiacciata che bisogna stare molto attenti, basta mettere giù male il ginocchio per scivolare a valle». È quello che è successo. Mancava davvero poco alla cima del Nuvolau quando, per cause in corso di accertamento, Gatti è scivolato dal pendio sul versante est che dà verso le Cinque Torri. Dopo un volo verticale di una cinquantina di metri è caduto sulle rocce sottostanti fermandosi poco più sotto, sulla neve.
Quando gli amici si sono accorti di essere rimasti in due, sono tornati indietro e hanno trovato una racchetta e i segni della scivolata. Uno di loro ha seguito le tracce ed è riuscito a raggiungerlo. Immediata la chiamata al 118. L’elicottero del Suem di Pieve di Cadore ha sbarcato con un verricello il tecnico di elisoccorso e l’equipe medica, ma l’uomo era già morto.
Ottenuto il nullaosta da parte della magistratura, i soccorritori hanno spostato il corpo perché si trovava troppo vicino ai cavi della teleferica. Una volta recuperato, l’hanno trasportato a valle e affidato al Soccorso alpino della Guardia di finanza.
Giovanni Gatti, ex professore di storia e filosofia, viveva nel sestiere di Cannaregio, nel centro storico lagunare, e da qualche anno aveva fatto dello scialpinismo la sua passione principale. Molte giornate le passava tra le sue amate montagne, esattamente come ha fatto ieri.
«Scialpinista esperto, mai sprovveduto, sempre molto prudente», così lo ricordano i suoi colleghi sciatori. Per molti anni era stato associato al gruppo scialpinistico Cocai di Venezia, poi era passato per quello di Mestre e, infine, negli ultimi due anni alla sezione di Mirano.
Quella di ieri non era un’attività organizzata dall’associazione, ma una semplice uscita sugli sci insieme agli amici. « Giovanni era una grande persona, un maestro di vita, oltre che di scialpinismo – lo ricorda Stefano Marchiori, presidente del Cai di Mirano -. Per noi, e per tutto il gruppo scialpinistico della provincia di Venezia, questa è una grande perdita».
Giovanni Gatti, che gli amici chiamavano «Nanni», era stato anche istruttore di scialpinismo, insegnando a moltissimi ragazzi questa disciplina che lo aveva appassionato sin da giovane. «Si percepiva che teneva molto a trasmettere le nozioni agli allievi – continua Marchiori - forse anche in virtù della professione che aveva svolto in passato». Il 75enne prima di andare in pensione era stato docente di storia e filosofia, aveva insegnato anche all’istituto scolastico Marco Polo di Venezia e sono in molti, tra i suoi ex allievi, a ricordarsi di lui. Un uomo capace di lasciare il segno, così lo definiscono i suoi conoscenti più stretti, e profondamente «anti-social»: nessun profilo Facebook, Instagram, niente foto online. «Per contattarlo dovevamo chiamare sempre la figlia, era molto schivo rispetto ai social network», ricorda Marchiori sorridendo.