Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Kering Eyewear, il fatturato sfiora i 600 milioni
Cento milioni di ricavi in più nel solo 2019. E anche Bottega Veneta inverte la rotta
PADOVA Kering archivia il 2019 con ricavi a 15,88 miliardi, in crescita del 18% ed è la stessa accelerazione che fa registrare il comparto occhialeria.
PADOVA Kering archivia il 2019 con ricavi a 15,88 miliardi, in crescita del 18% ed è la stessa accelerazione che, all’interno del business del colosso francese del lusso, fa registrare il comparto occhialeria. In termini assoluti, Kering Eyewear, la società del gruppo che fa capo a François-Henri Pinault con base a Padova, di cui è amministratore delegato Roberto Vedovotto, sfiorando i 600 milioni di fatturato, ne ha di fatto sommati altri 100 abbondanti al valore di fine 2018; il tutto a soli 4 anni dal lancio della struttura riservata all’occhiale. I numeri sono compresi nel corposo dossier illustrato ieri, a Parigi, dallo stesso Pinault e dal direttore finanziario, Jean-Marc Duplaix. Nel contesto delle performance di Kering va inoltre segnalato il comportamento di Bottega Veneta, marchio che rappresenta l’8% del business complessivo del gruppo e che ha chiuso l’esercizio con ricavi per 1.168 milioni contro i 1.109 del 2018.
Guidata dallo scorso settembre dal nuovo amministratore delegato, Bartolomeo Rongone, nel corso dell’anno Bottega Veneta ha portato a 268 i negozi a gestione diretta nel mondo dai 255 dell’anno precedente, 125 dei quali nei Paesi emergenti, facendo registrare, in analogia con quanto avviene nel sistema Kering complessivo, una prevalenza delle vendite (il 38% del totale) nell’area asiatica. Ed è questo mercato, visti i riflessi del Coronavirus, l’unica vera spina nel fianco per il gruppo francese che, per ammissione dello stesso Pinault, da dieci giorni rileva una «forte riduzione» delle vendite in Cina continentale, pur riconoscendo che è ancora «troppo presto per valutare pienamente l’impatto» dell’epidemia sull’attività di Kering, concentrata per il 34% in Asia.
Circa la metà dei negozi del gruppo nella Repubblica Popolare, è in ogni caso stato sottolineato ieri, oggi sono chiusi e sono in corso iniziative per potenziare le vendite in area europea in modo da compensare le flessioni in Asia. «In base ad analoghe esperienze vissute in passato – ha tuttavia rassicurato il presidente - ci attendiamo che le cose tornino alla normalità in fretta una volta che l’urgenza sarà terminata. Per ora stiamo procedendo a una revisione delle scorte di ciascun marchio in tutti i punti vendita e stiamo lavorando già su progetti futuri».
Un altro dato negativo per Kering, va tenuto presente, è quello dell’utile, sceso del 37% a 2,31 miliardi di euro. Si tratta delle conseguenze più vistose della sanzione, pari a 1,25 miliardi di euro, pagata al fisco italiano al termine di un accordo con l’Agenzia delle Entrate, per non aver dichiarato una certa quota di ricavi (per la Guardia di Finanza 14,5 miliardi in più esercizi) riferibili al marchio Gucci, il quale pesa da solo per il 53% dei ricavi complessivi. In tema di redditività, il risultato operativo è in aumento del 20% rispetto all’esercizio 2018. Tradotto in termini reali si tratta di 4 miliardi di euro, corrispondenti ad un’incidenza sulle vendite del 41%.
Per tornare all’occhialeria, segmento sensibile in Veneto per le manovre in atto sul comparto sia da parte di Kering che dal concorrente diretto Lvmh, anche qui a trainare la divisione Eyewear di Pinault è Gucci assieme a Cartier e Saint Laurent, griffe alle quali si sono recentemente aggiunte anche Montblanc e Balenciaga. Per gli articoli dell’occhialeria la maggiore distribuzione si conferma in area Emea ( Europa, Medio Oriente e Africa), con il 34% delle vendite, seguita da quella americana. Insieme le due regioni toccano il 50% dei ricavi totali. Un’analisi per canale di vendita pone in rilievo come le catene locali e i «three Os»(Ottici, Optometristi e Oftalmologi) costituiscano la corsia principale, rappresentando quasi il 50% del giro d’affari totale.