Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Niente feeling con la Coccarda: sempre ko ai quarti
Sette partecipazioni, sette eliminazioni. E sempre al primo turno. Dal 2012 ad oggi, con l’unica eccezione del 2013, per l’Umana Reyer la Coppa Italia è stata un autentico tabù. Da neopromossa o da favorita, da outsider o potenziale finalista: pur cambiando i ruoli, il risultato è sempre stato il medesimo. Sette sconfitte contro Pesaro, Brindisi (due volte), Milano, Brescia, Torino e Sassari hanno sempre fermato sul nascere la corsa degli orogranata. Un trofeo che è l’unico che manca nella bacheca lagunare, in cui sono arrivati due scudetti e una Europe Cup. Insomma, il feeling tra la Reyer e la Coccarda non sembra mai essere mai nato, con una statistica curiosa per una squadra che negli ultimi anni ha spesso dominato con le avversarie. La prima partecipazione risale al debutto di serie A della nuova gestione, 2012: è la Reyer di Andrea Mazzon che da neopromosa conquista un settimo posto che le vale la sfida ai quarti contro la Pesaro di Hickman, White e Hackett: finisce 9070 tra la soddisfazione per esserci comunque arrivati. Il 2013 è l’unico anno di assenza per un’Umana che si ripresenta alle Final Eight nel 2014 con l’ottavo posto. L’accoppiamento è con la Brindisi di Piero Bucchi, che trascinata da Snaer e Campbell chiude la pratica 83-70. Venezia inizia a scalare le classifiche nel 2015 e con il quarto posto in tasca va in scena la rivincita contro Brindisi ma Pullen con i suoi 27 punti punisce i lagunari. Nel 2016 l’incrocio porta alla rsfida con Milano: è la peggior sconfitta, 88-59. L’ultimo triennio è quello dei rammarici: contro Brescia nel 2017 finisce 68-76, mentre nelle ultime due stagioni Venezia si arrende prima a Torino (poi vincitrice) e poi a Sassari (88-89 dopo aver avuto 20 punti di vantaggio). Quest’anno c’è la Virtus Bologna: e se da sfavorita il tabù finisse per cadere?.