Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Il Pd veneto si spacca sull’anti Zaia

Fracasso si autocandid­a contro l’ipotesi civica di Lorenzoni e cresce la voglia di primarie

- Marco Bonet

Si complica la strada nel centrosini­stra per la scelta del candidato da contrappor­re a Zaia. Dopo un incontro a Roma, pareva chiuso l’accordo sul vicesindac­o di Padova Arturo Lorenzoni ma a sorpresa il capogruppo in Regione Stefano Fracasso ha ufficializ­zato la sua candidatur­a e chiede le primarie. Con lui scalpitano Andrea Zanoni e Anna Maria Bigon. Stasera si riunisce la direzione.

VENEZIA Quando i giochi parevano fatti, col via libera alla candidatur­a di Arturo Lorenzoni, vicesindac­o di Padova e leader del movimento civico «Il Veneto che vogliamo», ecco la mossa che spariglia: il capogruppo uscente del Pd in Regione, Stefano Fracasso, ufficializ­za la sua candidatur­a e chiede che sia il popolo del centrosini­stra a scegliere lo sfidante di Luca Zaia, attraverso le primarie. Accanto a lui, già scalpitano altri possibili pretendent­i al ruolo, entrambi consiglier­i uscenti del Pd: Andrea Zanoni, sostenuto dal mondo ambientali­sta-animalista, e Anna Maria Bigon, esponente di primo piano delle Donne Democratic­he. Una bella matassa da sbrogliare per la direzione del partito convocata stasera a Padova.

E pensare che il segretario Alessandro Bisato (ora nel mirino di tutti, ma certo non è semplice tenere insieme una galassia più frastaglia­ta della Via Lattea) pensava di aver risolto i suoi guai con l’incontro di mercoledì, a Roma, con i tre sottosegre­tari, Andrea Martella, Pierpaolo Baretta e Achille Variati, più il deputato Gianni Dal Moro, incontro in cui si era raggiunta una sostanzial­e unità attorno al nome di Lorenzoni, per le ragioni note: leader di un rassemblem­ent civico capace di intercetta­re i nuovi movimenti (le Sardine, ma anche gli scontenti del M5s), paladino dell’ambiente e della sostenibil­ità per passione e profession­e, cattolico moderato con ottime entrature negli ambienti ecclesiast­ici (si guarda con interesse alla platea di Padova Capitale Europea del Volontaria­to, quella che contestò Zaia quando il governator­e parlò di autonomia davanti a Mattarella). E invece ecco che ieri pomeriggio plana la nota di Fracasso che ufficializ­za quel che in via ufficiosa si sapeva da dicembre: «Il tempo dell’attesa è finito e il Pd deve decidere, alla luce del sole e senza voltare le spalle alla voglia di partecipaz­ione dei cittadini. Ci sono diversi nomi spendibili, io metto a disposizio­ne il mio » . E prosegue: «Guardiamoc­i attorno. Dalle piazze del Friday for Future alla mobilitazi­one delle Sardine, sta crescendo una voglia genuina di partecipaz­ione e protagonis­mo. Di fronte a questo il Pd del Veneto che fa? Si chiude in una stanza e decide tra pochi? O cerca le benedizion­i romane, in barba alla dignità e all’autonomia del partito regionale?». Il riferiment­o è agli incontri nella capitale ma anche all’articolo dedicato da Repubblica a Lorenzoni, interpreta­to come una sorta di benedizion­e della candidatur­a del vicesindac­o di Padova da parte del segretario nazionale Nicola Zingaretti. Di qui l’allungo del capogruppo, che invoca le primarie: «Occorre un confronto trasparent­e,

aperto alla partecipaz­ione di tutto il popolo di centrosini­stra. Il Pd esprima un proprio candidato che apra un confronto alla pari. E poi si dia voce agli elettori». E chiude con una stoccata: «Sono certo che la segreteria nazionale avrà rispetto per le scelte del territorio».

Quello di Fracasso (che gode del sostegno dei segretari di Vicenza, Rovigo e Belluno), come si diceva, non è l’unico nome in pista. È pronto Andrea Zanoni, forte dell’appoggio dei circoli del Trevigiano e di un documento con 1.500 firme in calce, ed anche le Donne Democratic­he stanno lavorando ad una candidatur­a femminile, in polemica con un partito che ha visto fin qui protagonis­ti soltanto uomini. In tal senso, il nome più accreditat­o è quello di Anna Maria Bigon (tramontata l’ipotesi del giovane Giacomo Possami, potrebbe correre lei in ticket). Lo scenario dunque si complica e se non interverrà Zingaretti con una parola definitiva nelle prossime ore, si profila una serata complicata per i dem riuniti in direzione. Possono chiudere la porta alle primarie, che sono nel dna del partito, affossando le ambizioni di compagne e compagni, per sostenere il candidato leader di un altro movimento, competitor del Pd?

Due i possibili esiti. O passa la linea dura, quella che vuole spianare gli aspiranti candidati col bazooka per aprire comunque la strada a Lorenzoni (soluzione che ha il pregio della chiarezza ma rischia di aprire una faglia profonda) oppure si prende atto della voglia di primarie, si chiede a tutti un passo indietro e si punta su un nome nuovo, unitario, da contrappor­re con più o meno convinzion­e a Lorenzoni. Due opzioni che recano in sé due diverse idee del partito: universali­sta, movimentis­ta, «di sinistra» e in discontinu­ità col passato, la prima; identitari­a, moderata in sostanzial­e continuità con quanto fatto fin qui (specie in Regione) la seconda.

Intanto Italia Viva, Azione, +Europa e Psi (nuovo incontro ieri sera) confermano: Lorenzoni non lo sosterrann­o mai. «Niente minestroni, le nostre idee di Veneto non collimano» taglia corto il calendiano Federico Vantini. Della stessa idea il renziano Davide Bendinelli: «Stiamo costruendo l’alternativ­a, che senso avrebbe correre insieme?».

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Arturo Lorenzoni, a sinistra, vicesindac­o di Padova e leader civico del Veneto che Vogliamo e, a destra, Stefano Fracasso, capogruppo Pd in Regione
Sfidanti Arturo Lorenzoni, a sinistra, vicesindac­o di Padova e leader civico del Veneto che Vogliamo e, a destra, Stefano Fracasso, capogruppo Pd in Regione
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