Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Boccia rassicura Gli autonomisti: «Tutela il Sud»
Il ministro: «Perequazione e sussidiarietà strada obbligata»
VENEZIA Il ministro Boccia interviene in Senato per rassicurare i diffidenti sull’autonomia differenziata, da Venezia i venetisti lo attaccano: «Non è questa l’autonomia che volevamo, ci sono troppe tutele per il Sud».
VENEZIA Siccome non vuole passare alla storia come «uno di quelli che ci hanno soltanto provato», il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia non lascia passare giorno senza puntellare il suo progetto di legge sull’autonomia regionale differenziata. Ieri ha aggiunto un altro mattoncino, rispondendo alle interrogazioni sul tema durante il question time in Senato: «Il disegno di legge quadro è sul tavolo del Consiglio dei ministri e io mi auguro - è stato l’auspicio del ministro Pd - che possa essere trasferito presto al Parlamento». Aggiungendo poi, come a tranquillizzare la vasta platea parlamentare degli scettici e dei preoccupati: «I principi di sussidiarietà e perequazione diventano una strada obbligata per chi cerca l’attuazione dell’articolo 116 della Costituzione ( quello che prevede, per l’appunto, ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia per le Regioni, ndr) . Questa è la condivisione che si è trovata sul tavolo StatoRegioni e il governo firmerà le intese soltanto a questa condizione. Il disegno di legge - ha sottolineato il ministro - costituisce una cintura di sicurezza».
Se di cintura si tratta, dunque, sicuramente va stretta in modo insopportabile a quella frangia di attivisti che dell’autonomia - «L’autonomia vera, non questa manfrina», taglia corto il consigliere regionale Antonio Guadagnini - ha fatto la propria ragione di vita politica. Su questo fronte, il Partito dei Veneti, sigla che oggi riunifica la galassia dei movimenti autonomisti, è pronto a sfidare e incalzare il governatore Luca Zaia nell’ormai imminente campagna elettorale per la Regione.
«Io capisco - argomenta Guadagnini - che Boccia tenti di difendere il suo ruolo e che a Zaia questa bozza di legge vada bene, perché deve poter dire in campagna elettorale che, a quasi due anni e mezzo dal referendum, ha portato a casa qualcosa sull’autonomia. Ma questo progetto di legge è l’esatto contrario di quanto chiedevano i veneti. È pieno zeppo di tutele e di rassicurazioni per le altre regioni e in particolar modo per il Sud».
Per esemplificare il concetto, il consigliere venetista utilizza una similitudine: «È come se un padre, lo Stato centrale, anziché responsabilizzare i figli più manchevoli perché non sanno spendere bene le risorse che vengono loro affidate dalla famiglia, continuasse a rassicurarli e a tenerli sotto la sua tutela. Anche la faccenda dei Lep (i livelli essenziali di prestazione, che dovranno essere gli stessi in tutto il territorio nazionale, ndr) è una gigantesca manfrina per tranquillizzare il Meridione e alzare altro fumo».
Perciò, il Partito dei Veneti si prepara a dare battaglia elettorale alle Regionali: «Un partito territoriale - sottolinea Guadagnini - risponde esattamente a queste esigenze. E, sia chiaro, non lo facciamo per questioni egoistiche o particolari: in questo Paese, se non si sistemano i conti pubblici responsabilizzando le singole Regioni sulla spesa, più prima che poi salterà tutto il banco. Come è già successo alla Grecia, allora qualcuno da Bruxelles arriverà a presentarci il conto».
Peraltro, non sono soltanto i venetisti a coltivare forti perplessità sulla bozza di legge partorita dal ministro degli Affari regionali. Per ragioni diverse, si oppongono fieramente sia dal fronte a 5 Stelle - l’ex ministra per il Sud Barbara Lezzi, si sa, sbandiera da tempo il suo «no» a prescindere -, sia dall’interno della maggioranza che sostiene il governo Conte-bis. La spina nel fianco, in questo come ormai in parecchi altri casi, è costituita dai renziani, il cui scetticismo sul progetto di autonomia regionale differenziata è stato ribadito anche ieri dalla rappresentanza parlamentare. «Dentro nasconde il nulla», dichiarò a fine 2019 al Corriere del Veneto il presidente di Italia Viva, il nordestino Ettore Rosato. Non convincono i renziani, in particolare, il calcolo dei fabbisogni standard e dei livelli essenziali delle prestazioni, nonché l’inclusione della capacità fiscale per meglio tenere conto delle differenze territoriali.
«Il Parlamento è sovrano - ha continuato nella sua azione rassicurante di fronte al Senato il ministro Boccia - e dirà l’ultima parola sia sul disegno di legge quadro nel suo complesso, sia su ogni specifica intesa che il governo firmerà con ogni singola Regione». Giusto per stemperare la tensione, anche Le Iene ci hanno messo del loro, confezionandogli un bel trappolone e facendogli credere che la moglie, l’ex deputata di Forza Italia Nunzia De Girolamo, starebbe per accettare una candidatura con Renzi. Ma quello era una scherzo, lo scontro sull’autonomia no.
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Guadagnini Anche la gigantesca manfrina dei Livelli essenziali di prestazione serve solo ad alzare fumo