Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Cattolica, lo scontro sui pareri legali e l’ultimo tentativo di compromesso
Parere pro veritate ai promotori dell’assemblea: «Modifiche legittime»
VERONA Il duello che s’intensifica, tra incontri con i soci e pareri legali incrociati. Ma anche l’ultima finestra per tentare un compromesso prima dello scontro finale. Se vuoi la pace, prepara la guerra. Il detto potrebbe calzare anche per la fase intorno a Cattolica, a venti giorni dall’assemblea straordinaria dei soci di sabato 7 marzo, che dovrà discutere un corposo lotto di modifiche allo statuto, le cosiddette Regole del buon governo, proposte dal gruppo di soci guidato da Luigi Frascino e Giuseppe Lovati Cottini, e che avrebbe l’effetto di mettere fuori gioco il presidente Paolo Bedoni e altri tre consiglieri. I promotori hanno preso ieri l’iniziativa, ufficializzando intanto il loro incontro con i soci per mercoledì prossimo alle 19, alla Gran Guardia di Verona. A cui hanno invitato anc h e B e d o n i e il cda di Cattolica, come rappresentanti della totalità dei soci.
Una mossa che arriva dopo i due incontri organizzati, gli ultimi due martedì, dalla società, che saranno seguiti ora dalla convention degli agenti, martedì prossimo, rilevanti anche sul fronte della mobilitazione dei soci e della raccolta delle deleghe, in vista dell’assemblea. A questo passo si è aggiunta anche la replica al cda di Cattolica sui quattro pareri dei consulenti legali resi noti martedì sera, con il parere pro veritate chiesto a Nicolò Abriani e Marco Lamandini,
docenti di diritto commerciale a Firenze e Bologna, che arrivano a conclusioni opposte sulla legittimità delle norme di cui viene chiesta l’introduzione. Documento che i proponenti dell’assemblea, oltre che a pubblicare sul sito Internet regoledibuonogoverno. it, in una nota emessa ieri sera, dicono di aver chiesto a Cattolica di pubblicare anche sul sito della società, tra i documenti a disposizione dei soci per l’assemblea, come già fatto con la relazione illustrativa delle proposte di modifica.
Ma da quel che si capisce lo scontro intorno a Cattolica si muove anche per altri canali.
A Verona sarebbe in moto in questi giorni anche l’ultimo tentativo di mettere insieme un compromesso, che eviti lo scontro in assemblea. Tentativo che passa per contatti tra legali e che non si sa quanto davvero convinto e ormai in concreto possibile. Dovrebbe passare per la rinuncia alla discussa clausola di decadenza immediata di Bedoni, per giungere a una proposta condivisa per portare in una successiva assemblea parte delle modifiche proposte.
Nello scenario ci sarebbe un’ultima parentesi di una settimana per trattare. Perché nel frattempo incombe anche la delibera con il parere che il cda di Cattolica approverà per esprimere la propria posizione ufficiale - contraria - alle proposte di modifica. Magari già la prossima settimana. Per avere poi il tempo di comunicarla ai soci con una lettera. Secondo questo scenario, l’approvazione della delibera costituirebbe anche il segnale che l’ultimo tentativo di conciliazione è saltato.
Uno scenario a cui fonti vicine al buon governo oppongono un no comment. Su quel fronte si fa leva piuttosto sul convegno «La cooperazione dei valori. Le regole del buon governo», convocato per mercoledì prossimo alle 19, in Gran Guardia a Verona, per spiegare il paniere di proposte di modifica, con l’avvocato Aldo Sacchi, il consulente della proposta elaborata. Sarà presente anche Stefano Zamagni, l’economista tra gli studiosi più noti dell’economia sociale e del no profit, già presidente dell’Agenzia italiana per il terzo settore.
Sul fronte dei pareri legali, l’iniziativa dei soci proponenti ha replicato alla pubblicazione dei pareri dei consulenti legali del cda (il notaio Gaetano Marchetti, e gli avvocati Mario Cera, Sergio PatriarcaGiulio Tremonti e Matteo Rescigno), che avevano censurato le proposte di modifica, bollando in particolare la norma transitoria di immediata efficacia sul numero di mandati, che farebbe decadere Bedoni, come un modo per aggirare la richiesta di revoca degli amministratori, e quindi abusiva e impugnabile. Il parere pro veritate di Abriani e Lamandini giunge a conclusioni opposte. In particolare sostiene che «nessuna delle clausole proposte si espone a vizi di legittimità» e che «non sussiste alcun limite legale all’introduzione, con effetto immediato, di requisiti personali aggiuntivi di eleggibilità», che provochi «l’immediata decadenza dall’ufficio».