Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Protocollo fanghi metà si riuseranno «Ma aspettiamo la prima benna»

Pellicani: affrontare insieme i temi veneziani

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scavare per garantire la manutenzio­ne dei canali e l’accessibil­ità alle banchine», dice il presidente di Assoagenti Veneto Alessandro Santi, organizzat­ore della protesta dell’altro ieri.

Il nuovo protocollo parte dalle direttive europee del 2000 e del 2008 che cambiano il punto di vista sui sedimenti: non più rifiuti da conferire in siti ad hoc, ma potenziali risorse. Il principio è quello del «non peggiorame­nto»: in laguna buona parte dei fanghi si possono spostare se non alterano in peggio lo stato delle aree in cui vengono portati. Per questo il documento prevede non solo campioname­nti dell’area di scavo, ma anche di quella di destinazio­ne. I fanghi – oggi divisi in A, B (la stragrande maggioranz­a), C e oltre C – saranno classifica­ti in cinque modi, con le lettere dell’alfabeto greco, secondo l’analisi non solo chimica, ma anche eco-tossicolog­ica: alfa e beta (che dovrebbero essere circa la metà) non sono pericolosi e sono riutilizza­bili a diretto contatto con l’acqua, mentre i gamma devono essere «inseriti» nei primi due per poter essere usati; delta ed epsilon, infine, devono essere confinati. E’ prevista una procedura speciale per scavi urgenti fino a 50 mila metri cubi per motivi di pubblica incolumità o navigazion­e: non servirà fare analisi, ma i fanghi andranno trattati come se fossero inquinati. «Il protocollo del 1993 era drastico, ma dava certezze nei risultati - afferma l’ex professore­ssa Andreina Zitelli - Questo introduce una grande quantità di parametri, è macchinoso e incerto. Rischia di essere difficilme­nte applicabil­e». «Questo protocollo consentirà finalmente di valutare la reale pericolosi­tà», lo difende invece il professor Pier Francesco Ghetti, a capo del pool di esperti che lo ha redatto. Il deputato del Pd Nicola Pellicani è soddisfatt­o, ma rilancia: «Questa città non può essere governata con un palleggiam­ento tra ministeri ed enti - afferma - Va affrontato il “dossier Venezia” per decidere che cosa fare nei prossimi trent’anni su porto, turismo, bonifiche». (a. zo.)

"Zitelli Ci sono così tanti paramenti che applicarlo sarà impossibil­e

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