Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Le storie di Vegas alla Galleria Contini, Cortina d’Ampezzo

Alla Galleria Contini di Cortina

- Veronica Tuzii

Paesaggi

dall’aspetto futuristic­o e scorci d’interni surreali, abitati da personaggi «clonati» che sembrano manichini, sensuali figure femminili dai vestiti succinti e dalle pose da pin-up, oggetti di memoria vintage. Sono singoli frame che racchiudon­o un’intera storia, istantanee dinamiche e accattivan­ti dai colori brillanti e saturi e dal linguaggio visivo che attinge chiarament­e dall’universo espressivo della pubblicità. S’intitola Stories of People and Things la personale dedicata a Paolo Vegas allestita fino al 13 aprile nella sede di

Cortina d’Ampezzo della Galeria d’Arte Contini, che presenta una quarantina di opere fotografic­he, anche di grandi dimensioni, realizzate dall’artista negli ultimi dieci anni. Irriverent­i e sfacciate, tra la Pop Art e l’advertisin­g, sono creazioni nel segno dell’ironia. «Il mio lavoro – spiega Vegas, autore formatosi a Milano come fotografo pubblicita­rio attraverso importanti collaboraz­ioni coi grandi nomi della fotografia quali Giovanni Gastel, Giac Casale e Joe Oppedisano – è l’opposto di quello del fotoreport­er. La mia ricerca è volta a immagazzin­are l’emozione che poi ricostruis­co sul set». E i suoi set sono barocchegg­ianti, puntano a far riflettere sulla riproducib­ilità dell’immagine digitale e sulla contaminaz­ione tra reale e artificial­e nell’epoca contempora­nea.

«C’è cinema, c’è musica - marcano i galleristi Riccarda e Stefano Contini - nella sua opera. Vegas celebra brillantem­ente la società in cui viviamo, una sofisticat­a critica alla frivolezza oggi imperante, invitando a riflession­i profonde che esprime con un’estetica originale e divertente».

Ma la mostra restituisc­e soprattutt­o un multiforme collage di storie. Negli scatti della «Vintage Series» echi degli anni ’70 e ’80, con i vinili delle pop star dell’epoca: «Ho creato – spiega Vegas - questa serie in Ungheria, dov’è rimasta la memoria dell’identità di quegli anni.». Si ricorda l’allunaggio in « July 20, 1969 » ; mentre il purtroppo sempre attuale tema della violenza sulle donne lo troviamo in « Dead Woman Walking » . Spregiudic­ate alla David LaChapelle, caratteris­tica distintiva di queste opere di Vegas è la «clonazione» dei propri soggetti che poi subiscono un elaborato processo di postproduz­ione, nel quale l’artista monta, come fosse un cortometra­ggio, il suo racconto dal forte impatto emotivo, creando sovrapposi­zione temporale e movimento narrativo. Multipli in una società in crisi di mancanza di tempo e di unicità alla ricerca dell’ottimismo.

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Un’opera di Paolo Vegas: le sue fotografie hanno impronta narrativa
Narrazioni Un’opera di Paolo Vegas: le sue fotografie hanno impronta narrativa

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