Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
A Mestre terza vittima veneta era ricoverato da una settimana
VENEZIA Salgono a tre le vittime del Coronavirus in Veneto. Ieri, all’ospedale di Mestre, è morto Umberto Pavan, veneziano di 79 anni, ricoverato dal 24 febbraio scorso. A Verona è agli Infettivi una dirigente dell’ospedale e un’altra, come tre primari e diversi medici, è in quarantena a casa. Deve chiudere uno dei due Pronto Soccorso.
VENEZIA Sale ancora il conto dei contagi e delle vittime da Coronavirus nel Veneto. Ieri sera è morto Umberto Pavan, veneziano di 79 anni, che il 24 febbraio scorso era stato ricoverato in Terapia intensiva all’ospedale di Mestre. E’ il terzo paziente ucciso dall’infezione arrivata dalla Cina dopo Adriano Trevisan di Vo’ (78 anni) e Luciana Mangiò di Paese (76 anni). Mario Veronese, 67 anni di Oriago di Mira, è invece spirato domenica all’ospedale di Padova per un’emorragia cerebrale sopravvenuta durante il ricovero in Terapia intensiva dopo l’accertata positività al Covid-19.
Ormai i veneti colpiti dalla malattia sono 291 (per il 51% uomini), ma solo 71 sono ricoverati (17 in Rianimazione), gli altri si trovano in isolamento domiciliare per i canonici 14 giorni di incubazione, perché asintomatici. Tra loro il numero di medici (specialisti e di famiglia) e di infermieri cresce, al punto che l’Azienda ospedaliera di Verona è in grave difficoltà. Una componente della direzione strategica, ricoverata con la polmonite, è risultata positiva al tampone. Avendo lei tenuto molte riunioni con il personale, la Regione sta sottoponendo decine di dipendenti al test e al momento ha disposto la quarantena a casa per un altro vertice dell’Azienda, tre primari e diversi camici bianchi del Pronto Soccorso. Ma sono ancora in corso i tamponi, quindi il numero dei casi potrebbe salire, perciò il direttore generale Francesco Cobello (negativo al tampone) dovrà chiudere uno dei due Pronto Soccorso, o quello di Borgo Roma o quello di Borgo Trento.
In più l’Usl Scaligera sta monitorando tutti i parenti e gli altri contatti più stetti dei sanitari contagiati, col risultato che la sanità veronese sta lavorando giorno e notte senza sosta. Anche perché sono risultati positivi al tampone altri sei, tra medici e infermieri, del Pronto Soccorso dell’ospedale di Legnago. Una situazione che preoccupa il ministero della Salute, poiché Veneto, Lombardia ed Emilia sono le regioni più colpite. Con la differenza che qui i tamponi effettuati sono già 9782, contro i 1973 dell’Emilia, però gravata da 11 vittime e 335 casi. La Lombardia, che conta 38 deceduti e 1254 positivi, ha eseguito 7925 test. Significa che nella nostra regione l’infezione potrebbe essere in via di stabilizzazione (7 i degenti dimessi), ma bisogna aspettare la conferma da parte dell’Istituto superiore di Sanità, che insieme agli scienziati del Policlinico militare Celio di Roma ha sequenziato il genoma del virus isolato in un paziente cinese e del ceppo rilevato in un malato lombardo. Presto sarà disponibile anche la sequenza di un veneto, ma nel frattempo i ricercatori hanno appurato che il ceppo virale «lombardo» presenta un’elevata similitudine con il Covid19 di Wuhan, dal quale però si distingue per alcune mutazioni.
Insomma la situazione è in evoluzione e, mentre «esplode» il focolaio di Treviso diventato il secondo dopo il cluster di Vo’, il sistema si riorganizza.
Ieri l’assessore alla Sanità, Manuela Lanzarin, ha incontrato i sindacati di settore, annunciando che oltre alle 215 assunzioni straordinarie a tempo indeterminato in corso sulla base delle graduatorie di Azienda Zero, la Regione «è pronta a farne altre con celerità, se l’evolversi della situazione lo richiedesse». Prevista infatti l’attivazione di altri 60 posti di Terapia intensiva (concessa dal ministero), da affiancare ai 484 attuali e ai 145 letti di Malattie Infettive. «Stiamo valutando un riconoscimento economico per i sanitari che in questi giorni stanno compiendo grandi sacrifici — ha aggiunto Lanzarin —. Potrebbe essere inserito nel primo provvedimento utile, attingendo al 2% della riserva del Fondo sanitario nazionale dedicata a finalità premiali della professionalità».
I sindacati dei medici hanno anche ottenuto la sospensione dei concorsi per il personale sanitario (nonostante il decreto del governo non ne preveda l’interruzione) almeno fino al 9 marzo, «visto che a Treviso è stato identificato appena in tempo un concorrente positivo». Le sigle del comparto hanno invece chiesto la riduzione delle prestazioni sanitarie non urgenti per dedicare «tutte le energie disponibili all’emergenza».
Manuela Lanzarin «Pronti a fare altre assunzioni oltre alle 215 già in essere. Premio agli operatori»