Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Testamento contestato assolte amica e badante
Nel 2011, quando l’anziana parente era morta, gli eredi avevano scoperto dal testamento - scritto a loro insaputa e poi modificato - che tutti i beni della vecchia zia non sarebbero stati divisi tra gli eredi della famiglia ma sarebbero passati tutti a un’unica persona, erede universale, oggi 83enne.
Convinti che fosse una frode, avevano denunciato la donna e contestato il testamento. A difenderla però era entrata in gioco la badante dell’anziana scomparsa, che davanti ai magistrati aveva raccontato di essere stata presente al momento della scrittura.
Anche la badante a quel punto era stata accusata di falso. Ieri il tribunale monocratico ha assolto le due donne, difese dagli avvocati Augusto Palese, Renato Alberini, Paolo Vianello e Francesca Da Lio: la grafia era quella dell’anziana, tremolante per via della malattia, le correzioni sarebbero state la prova della buona fede, visto che un falsario tanto bravo da copiare la mano della donna avrebbe riscritto dall’inizio piuttosto che modificare. (gi.co.) firmando ricette ingiustificate - ma a pagamento - per il metadone. Quando era stata scoperta l’avevano radiata dall’albo dei medici.
A quel punto la donna aveva iniziato a prosciugare la pensione della madre, ma neanche quella bastava e per questo l’anziana era finita in strada a chiedere l’elemosina. Quando tornava a casa veniva maltrattata, minacciata e picchiata, tanto che in più occasioni i vicini avrebbero sentito le sue urla, mentre alla farmacia all’angolo la signora era diventata un volto familiare e fonte di preoccupazione. Proprio ai farmacisti si sono dovuti rivolgere i carabinieri per ricostruire la vicenda e confermare l’acquisto di garze e disinfettanti, visto che l’anziana ha sempre negato di essere vessata dalla figlia, arrivando persino a scacciare da casa i militari arrivati a parlarle: «Non presentatevi più qui, non osate intromettervi » , aveva ripetuto all’epoca. Negli anni la madre era addirittura arrivata a pretendere che in caserma le rilasciassero un foglio che attestasse la sua mancata denuncia, un comportamento questo che però ha finito per insospettire ancora di più gli inquirenti, che ci hanno letto una minaccia della figlia.