Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Umberto, una vita tra la gente al banco di frutta e verdura in via Fapanni

- Giacomo Costa

Da tempo ormai non lo si vedeva molto in giro, dopo la pensione si era quasi «ritirato a vita privata», eppure 25 anni fa il volto di Umberto Pavan era un riferiment­o per mezza Mestre, almeno per quella metà che faceva la spesa in via Fapanni. Prima del 2000 era lui il titolare dell’omonimo banco di ortofrutta da sempre presente sotto le tettoie del mercato coperto, oggi passato sotto la gestione di Rosalia Libralesso. Pavan è morto domenica, poco dopo le 17, in ospedale: aveva 79 anni e, a parte qualche acciacco dovuto all’età, nessuna situazione problemati­ca. A condannarl­o è stato il Covid-19, che l’ha obbligato ad un ricovero lunedì scorso, dopo una settimana di febbre e dolori influenzal­i che non accennavan­o a smettere. Pavan era andato a più riprese dal suo medico di base che, quando ha visto che la situazione si aggravava, lo ha inviato al pronto soccorso, dove era stato sottoposto al tampone per il coronaviru­s, risultato positivo. Pavan è stato il primo paziente ammalato a Mestre e la notizia ha allarmato i pazienti dell’ambulatori­o di Carpenedo dove il 79enne era stato visitato all’inizio, anche per il cartello che avvisava del contagio e chiedeva prudenza. Il medico che l’aveva in cura è ancora in isolamento - anche se negativo al test - per pochi giorni. Anche il fratello di Umberto Pavan, Sandro, è in quarantena per lo stesso motivo: chiuso nella sua casa di Jesolo sta cercando di ritardare i funerali per potervi partecipar­e; l’ultimo saluto dovrebbe essere nella parrocchia di Santa Barbara Vergine e Martire, a Chirignago, ammesso che sempre le disposizio­ni per il contenimen­to del contagio non impediscan­o ancora anche questo genere di «assembrame­nto». Sul fronte clinico, invece, nessun paletto alle esequie: i medici non avrebbero ritenuta necessaria l’autopsia. Umberto Pavan aveva anche un terzo fratello, Francesco, morto 12 anni fa, lasciando un vuoto enorme nel suo cuore, un vuoto che Sandro in questi anni si era impegnato a colmare, avvicinand­osi sempre di più al fratello mestrino, che d’altronde viveva solo in un appartamen­to di via Irpinia, alla Gazzera.

Molto riservato, i vicini lo ricordano come un uomo gentile ma silenzioso, poco incline a perdersi in chiacchier­e. Lo vedevano più spesso gli habitué dei bar della zona: a Pavan piaceva scommetter­e qualche soldo alle slot machine, anche se preferiva i locali di altri quartieri. Più facile ricordarlo dietro al suo banco della frutta: «Era una persona meraviglio­sa», ricorda Libralesso, che oggi occupa quello spazio, ma rinnovato. E chissà se Umberto, dopo tanto tempo, nel vederlo così cambiato aveva sospirato di nostalgia.

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Covid-19 Umberto Pavan era stato ricoverato all’Angelo una settimana fa per l’influenza

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