Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Un salto verso la felicità La fotografia di Lartigue
Amici, personaggi famosi, amori: istantanee dalla «joie de vivre»
In volo. Sono bambini o eleganti signore, amici, familiari e personaggi famosi che saltano, si tuffano o giocano una partita di tennis, si trastullano, si divertono. Si librano i polpacci di Picasso in piena seduta di agopuntura o un Richard Avedon intento a fare uno scatto in un set fotografico newyorkese. Fermimmagine mentali per cogliere quell’attimo fuggente che vale l’eternità. «Ciò che mi interessa è l’istante presente, bisogna trovare ogni giorno il modo di essere felici». È il mondo lieve, flottante di Jacques Henri Lartigue (1894-1986), il fotografo che ha raccontato con poesia e grazia il Novecento attraverso immagini che ricercavano la sospensione dell’esistenza.
S’intitola « L’invenzione della felicità» la mostra allestita alla Casa dei Tre Oci di Venezia, aperta da oggi al 12 giugno, la più ampia retrospettiva mai organizzata in Italia dedicata al maestro francese, curata da Marion Perceval, Charles-Antoine Revol e Denis Curti. Una strana storia quella dell’aristocratico Lartigue, enfant prodige diventato realmente famoso alla soglia dei settant’anni grazie a John Szarkowski, direttore del dipartimento di fotografia del MoMa, che espone i suoi lavori al museo newyorkese operandone la riscoperta. La rassegna - organizzata da Civita Tre Venezie e promossa da Fondazione di Venezia, in collaborazione con la Donation Jacques Henri Lartigue di Parigi, col patrocinio del ministero della Cultura francese - ripercorre la lunga parabola creativa di Lartigue presentando 120 immagini, di cui 55 inedite, provenienti dagli album fotografici personali dell’autore, insieme ad alcuni materiali d’archivio, libri, riviste dell’epoca.
Dagli esordi fino agli anni ’80, il racconto di un intero secolo (Lartigue ha vissuto 92 anni) che si specchia con quello della sua vita e viceversa. Un diario visivo di memorie per non dimenticare i momenti più belli e importanti, che parte dalla Belle Epoque e dalla narrazione della vie en rose di quel suo ceto sociale alto, all’apparenza un po’ fatuo, dedito allo sport e ai viaggi, appassionato di automobili e d’ogni sorta d’invenzione creata per volare. Guardare queste foto fa rivivere quell’epoca che abbiamo sognato leggendo i romanzi di Fitzgerald. E poi la famiglia e gli amori, le sue tre mogli e la sua storica amante, ritratte in maniera modernissima, in controluce, in pose inedite e disinibite. Ma non solo loro. Le frequentazioni, dal già citato Picasso e i suoi «ridicoli» polpacci a Jean Cocteau, ripreso di spalle al matrimonio di Grace Kelly e Ranieri di Monaco; i suoi colleghi, da Helmut Newton mentre mangia in una pausa durante gli incontri Olympus a Cap d’Antibes a quell’Avedon che si innamorerà del suo lavoro rafforzandone la sua fama e ideatore della pubblicazione del suo «Diary of a Century». Vediamo quindi Valery Giscard d’Estaing, che scelse Lartigue per la fotografia ufficiale del settennato all’Eliseo.
C’è pure la moda e il cinema. Due scatti catturano lo sguardo: da una parte una giovane Nastassja Kinski con una frivolissima acconciatura fatta con foglie in testa, dall’altra la magia di Federico Fellini colta sul set de «La città delle donne».
Un salto, tanti salti verso la felicità per combattere l’ossessione del tempo che fugge. «Il mio universo è un immenso parco», diceva Lartigue. Ed è multiforme questo immenso parco. Ci sono i paesaggi e le città, da Londra a Parigi e New York. Ma non si vedono solo rilucenti grattacieli. Ecco spuntare ad esempio la bidonville nelle fortificazioni di Roma.
Il comune denominatore nelle opere esposte è una grande maestria compositiva che gli deriva dall’essere anche pittore e una dimensione creativa altra «gioiosamente malinconica», in ogni situazione. Un corpo a corpo lungo una vita fissato sulla pellicola 15mila volte e in 135 diari, per volare oltre il tempo. Fino 26 aprile, nelle sale De Maria della Casa dei Tre Oci, si tiene pure la personale di Daniele Duca (1967) «Da Vicino», che presenta una serie di postmoderne still life.