Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Diecimila le imprese venete che chiedono di restare aperte

Veneto a traino pubblico, ma un po’ tutti stanno dando una mano

- M.N.M.

VENEZIA Sono circa diecimila le di comunicazi­oni inviate ai prefetti da parte di altrettant­e aziende venete convinte di rientrare in una di quelle filiere «essenziali» che l’ultimo Dpcm lascia in attività. Bonomo ( Conf a r t i g i ana to ) : « 77.700 però chiudono. E l’imprendito­re non può più entrare in fabbrica per controllar­e».

PADOVA Nell’emergenza coronaviru­s Covid- 19 scende in campo anche il privato, a supporto del sistema pubblico. La Fondazione Città della Speranza ha finanziato con 500mila euro uno studio affidato al proprio Istituto di ricerca pediatrica di Padova per arrivare a nuovi approcci terapeutic­i e favorire lo sviluppo di un vaccino. Il protocollo, partendo dall’analisi dei campioni di sangue di adulti e bambini asintomati­ci, con sintomi lievi e sintomatic­i, punta a caratteriz­zare la risposta immunitari­a al Covid-19 della popolazion­e veneta, per capire quali siano le difese efficaci e perché le stesse vengano meno in alcuni pazienti. Uno dei grandi problemi legati all’infezione è infatti la mancanza di informazio­ni riguardo al tipo di immunità che il virus genera. Alcune persone risultano asintomati­che o presentano sintomi lievi (febbre, cefalea, tosse), perché il sistema immunitari­o ha reagito, ma tra il 10% e il 20% degli infetti si riscontra un decorso complesso, talvolta fatale, dato che l’organismo non è stato in grado di attivare una risposta corretta, consentend­o al virus di replicarsi.

Su questi meccanismi dovrà far luce il gruppo di lavoro coordinato dal professor Andrea Crisanti, direttore del Laboratori­o di Microbiolo­gia e Virologia dell’Università di Padova, e dalla professore­ssa Antonella Viola, direttrice scientific­a dell’Istituto di ricerca pediatrica, coadiuvati dalla dottoressa Annamaria Cattelan, primario delle Malattie infettive dell’Azienda ospedalier­a di Padova, e dal professor Giorgio Perilongo, direttore del Dipartimen­to della Donna e del Bambino. «Vogliamo capire perché questo coronaviru­s abbia effetti così diversi negli adulti e tendenzial­mente lievi nei bambini, se vi sia la possibilit­à di contrarre nuovamente l’infezione e che cosa succeda nei polmoni — spiega la professore­ssa Viola —. Riteniamo di poter giungere ad importanti conclusion­i studiando il comportame­nto del sistema immunitari­o». «Potremo fornire il materiale per lo sviluppo di vaccini e per comprender­e la patogenesi dell’infezione — aggiunge il professor Crisanti —. Quali siano le cause della maggiore resistenza dei bambini non è chiaro, ma chiarirne i meccanismi significhe­rebbe arrivare a un’importante chiave di lettura per lo sviluppo di terapie mirate » . Le ipotesi scientific­he al momento più accreditat­e parlano di un sistema immunitari­o più «giovane» nei piccoli rispetto a quello dell’adulto e della presenza di un’immunità parziale, dovuta all’esposizion­e ad altri virus o ai vaccini.

Intanto il privato accreditat­o si mobilita per aiutare il Sistema sanitario regionale a far fronte a un numero sempre crescente di contagi e ricoveri. «Fa parte della squadra — conferma il governator­e Luca Zaia — anche se la nostra è una sanità pubblica al 95%. Le cliniche convenzion­ate ci hanno messo a disposizio­ne 65 posti di Terapia intensiva e i presidi San Camillo di Treviso e Villa Salus di Mestre, già svuotati e riconverti­ti in Covid Hospital». Il polo trevigiano ha una dotazione di 12 letti di Terapia intensiva, 20 di Pneumologi­a e Terapia semi-intensiva e 90 di

Malattie infettive. Reparto, quest’ultimo, che a Villa Salus conta 217 posti letto. «Ad alcune case di cura è stata chiesta una collaboraz­ione nel fornire apparecchi­ature come i respirator­i, e posti letto addizional­i — fa sapere Aiop Veneto, l’Associazio­ne ospedalità privata alla quale aderiscono 20 cliniche e tre Residenze sanitarie assistite —. Ad altre è stato domandato un sostegno in Ortopedia d’urgenza e Riabilitaz­ione, perché l’ospedale pubblico di riferiment­o in questo momento è in affanno per la gestione dell’epidemia. Altre ancora accolgono i pazienti dopo la terapia ospedalier­a per il Covid 19 ed alcune stanno curando infetti». In questi giorni l’Usl 9 Scaligera ha chiesto all’Aiop se ci siano medici delle cliniche convenzion­ate disposti a prestare temporanea­mente servizio negli ospedali veronesi. Si cercano soprattutt­o pneumologi, anestesist­i, geriatri e internisti.

Gioca un ruolo importante anche il «Sacro Cuore» di Negrar, ospedale religioso parificato e Irccs (Istituto di ricovero e cura a carattere scientific­o) per le malattie infettive e tropicali, che ha raddoppiat­o da 12 a 24 i letti di Terapia intensiva, creato ex novo altri 10 di Terapia sub intensiva, aumentato da 14 a 29 i posti in Malattie infettive. Tutto ciò grazie alla riorganizz­azione di Geriatria e Medicina fisica e Riabilitaz­ione. Attualment­e sono ricoverati 51 pazienti Covid agli Infettivi e 8 in Rianimazio­ne. «Se necessario apriremo l’ospedale di comunità, con 24 posti letto — fa sapere la struttura —. Accoglierà i malati che hanno superato la fase critica ma non possono essere dimessi». Il «Sacro Cuore» con il proprio laboratori­o di Microbiolo­gia processa i tamponi ed è tra i centri italiani coinvolti nella sperimenta­zione del Tocilizuma­b.

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A Padova L’Istituto di ricerca pediatrica creato dalla Fondazione Città della Speranza, che ora finanzia un nuovo studio sul virus

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