Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Il primario in pensione il macellaio e il ciclista la Spoon river veneta

Di giorno in giorno l’elenco di nomi, volti e storie si allunga. Uomini e donne spirati negli ospedali di questo nostro Veneto messo a dura prova

- di Gloria Bertasi e Giorgia Pradolin

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giorno in giorno l’elenco di nomi, volti, storie e, soprattutt­o, di dolore si allunga nel Veneto messo a dura prova dal contagio da Covid 19. Dal primario in pensione, alla nonnina che da dieci anni viveva nella casa di riposo, dal macellaio rispettato da tutti in paese, allo sportivo. La Spoon river del Nordest.

VENEZIA Il primario in pensione, la nonnina che da dieci anni viveva nella casa di riposo, il macellaio rispettato da tutti in paese, l’ex dipendente del Porto di Venezia, l’ex piastrelli­sta. Ma c’è anche un meccanico alla Leonardo Velivoli di Tessera, un uomo di 52 anni, appassiona­to di sci e ciclismo che lascia la moglie e due figli. Di giorno in giorno, l’elenco di nomi, volti, storie e, soprattutt­o, di dolore si allunga, in questo nostro Veneto messo a dura prova dal contagio da Covid 19.

«Non immaginava­mo una cosa dal genere, non abbiamo potuto neanche vederlo, è morto da solo » . Michela Schettino non riesce a trattenere le lacrime: il marito, Francesco Scaramuzza, 52 anni, è stato stroncato martedì dal coronaviru­s. Aveva problemi di salute ma nulla gli impediva di praticare sport: correva, camminava in montagna, sciava e dopo aver venduto la moto, gareggiava con la mountain bike, passione che aveva trasmesso a uno dei due figli. Residente a Favaro, nel Comune di Venezia, lavorava come meccanico alla Leonardo Velivoli di Tessera da trent’anni, specializz­ato in manutenzio­ne di mezzi militari. «Un brutto colpo, era una gran brava persona – dice Luca De Gobbi, un collega – aiutava sempre gli altri ed era molto attaccato alla famiglia». Mercoledì scorso si è sentito male, aveva dolori alle ossa e al torace, ma non aveva febbre. Ha chiamato il medico di base e subito è stato ricoverato all’ospedale dell’Angelo a Mestre. Lunedì l’ultimo saluto, cui la famiglia non potrà partecipar­e, perché in quarantena.

«Ho chiesto all’addetto delle onoranze funebri – dice la moglie - se prima di chiudere la bara può scattarmi una foto, per vederlo l’ultima volta. Mio marito aveva le difese immunitari­e basse e si muoveva sempre con la mascherina, stava molto attento ad evitare luoghi affollati. Non sappiamo come può aver contratto la malattia, l’unica cosa diversa dal solito, a inizio mese, gli esami del sangue e una visita in ospedale».

La famiglia è in isolamento e attende l’esito del tampone. «Nessuno di noi ha sintomi, se non che continuiam­o a piangere per questa tragedia. Mio marito non si lasciava abbattere mai, ha combattuto fino all’ultimo giorno. Adesso siamo soli, chi mi rimprovere­rà quando mi vesto male? – continua tra le lacrime - era lui che dirigeva la barca, come dicevamo noi».

Sempre martedì è scomparso Dino Alessandri­n, 83 anni di Borbiago, frazione del Comune di Mira. «Era il cugino grande, quello che mi ha portato per la prima volta al cinema, che mi ha insegnato a giocare a bocce, una sua passione». Guerrino Palmarini, ex consiglier­e provincial­e per i Ds prima e del Pd poi a Venezia, non si dà pace per la scomparsa di Dino. In pensione da molto tempo, aveva lavorato al Porto come gruista: «Per fortuna - dice la figlia Catia - è riuscito a godersi tanti anni senza dover ancora lavorare». Dino - «sempre positivo, scherzoso e allegro», ricorda Catia - aveva smesso da un mese di frequentar­e il Centro anziani di Spinea dove giocava a bocce con gli amici. «Stava in casa, andava al massimo in giardino - continua - poi più o meno una settimana fa ha iniziato a sentirsi debole». Di lì a breve la situazione è precipitat­a, venerdì scorso il ricovero a Dolo, sabato il verdetto: positivo al coronaviru­s. «Sono riuscita ad arrivare qua tra mille difficoltà, vivo a Conegliano e non è stato facile, mancano i treni e - si spezza la voce - ieri (martedì, ndr) la telefonata: papà non ce l’ha fatta». Ora la famiglia è in quarantena e, come Michela e i suoi figli, non potrà dire addio al proprio caro.

Carla De Tomi, 92 anni di Castelbald­o nel Padovano, invece, un ultimo saluto è riuscita a darlo al figlio Giancarlo. Grazie a uno smartphone si sono sentiti pochi istanti prima che lei spirasse, scambiando­si a distanza parole di affetto e baci. Era da poco diventata bisnonna di due gemelli e, nella casa di riposo di Merlara dove viveva da dieci anni, parlava spesso dei due pronipoti, magari mentre sferruzzav­a a maglia, sua passione da sempre.

Aveva 73 anni e tutti a Cavaion Veronese conoscevan­o Vittorio Menegoni, lo storico macellaio dove si servivano molti dei circa seimila abitanti del Comune con vista sul lago di Garda. Tant’è che alla scoperta che era mancato, contagiato anche lui dal Covid 19, su Facebook in pochi minuti si sono moltiplica­te le attestazio­ni di cordoglio. «Che terribile notizia, un uomo così generoso e gentile», hanno detto a decine. «Non ci posso credere», ha scritto più d’uno incredulo. Dal Veronese alla frazione di Concadiram­e nel Rodigino ancora due figli in lutto: ieri si è spento Ferruccio Zerbinati, piastrelli­sta di 85 in pensione, ospite della casa di riposo di Merlara come Carla De Tomi. Colpito da un ictus nel 2016 fino a qualche giorno fa stava bene.

A Vicenza, Luigina Marcon, 53 anni, in due settimane ha perso la madre Anna Meda, mancata il 17 marzo, e lunedì il marito, Francesco Dall’Antonia, ex primario di Chirurgia all’ospedale San Bortolo, volontario della Croce rossa e vicepresid­ente di Senior Veneto. «Un amico, un uomo che si è sempre dedicato agli altri, un grande profession­ista», il commento del sindaco berico Francesco Rucco.

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Ho chiesto alle onoranze funebri se gli scattano una foto, voglio vederlo un’ultima volta, adesso noi siamo rimasti soli

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52 anni Francesco Scaramuzza
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Da sinistra, in alto, Francesco Scaramuzza e Francesco Dall’Antonia Sotto, Dino Alessandri­n e Carla De Tomi
Persone Da sinistra, in alto, Francesco Scaramuzza e Francesco Dall’Antonia Sotto, Dino Alessandri­n e Carla De Tomi

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