Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
Le Pmi di Confindustria: «Stop ai fallimenti»
Crisi da coronavirus, documento di Veneto, Emilia e Lombardia: «Ma avanti con i pagamenti»
VENEZIA Sospensione per 12-24 mesi dei fallimenti per le Pmi. Lo chiede la Piccola industria di Confindustria come via d’uscita alla crisi da coronavirus alla ripresa delle attività.
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Stop alla segnalazione
VENEZIA in centrale rischi e al Durc per 6-12 mesi. E soprattutto alle procedure fallimentari e concorsuali per le Pmi, comprese le nuove istanze di fallimento, applicando per 12-24 mesi le regole di non fallibilità delle startup innovative. Si allarga il fronte dei favorevoli ad un intervento straordinario che congeli i fallimenti alla ripresa dell’attività, dopo la fine dell’emergenza da coronavirus. Per evitare che lo sblocco dello stop, che ha congelato anche incassi e pagamenti, come quando si fa saltare all’improvviso il tappo, crei un effettodomino di decreti ingiuntivi e fallimenti causati dal tentativo di recuperare liquidità.
Così, dopo l’intervento di Stefano Beraldo, amministratore delegato di Ovs, che aveva chiesto una moratoria dei pagamenti collegata a piani di pagamento diluiti in 12-18 mesi e delle azioni esecutive fino a settembre, prologo ad un intervento, ieri, di Federdistribuzione, l’associazione delle grandi catene distributive da Ikea a Brico, fino alle sigle venete come Calzedonia, Ovs, Coin e Benetton group, ieri è stato il turno della Piccola industria di Confindustria di Veneto, Emilia e Lombardia, di ritornare sul tema.
Con un documento dei tre presidenti regionali, Paolo Errico, Giovanni Baroni e Alvise Biffi, che propone anch’esso la sospensione dei fallimenti, come perno di misure che vanno dal taglio delle tasse alla liquidazione immediata dei 45 miliardi di crediti commerciali e tributari con la pubblica amministrazione, fino alla sospensione del Documento di regolarità contributiva per le aziende in difficoltà con la liquidità, per evitare la perdita di commesse. «Senza misure straordinarie sembra probabile il fallimento o la chiusura del 60% delle Pmi sotto i 250 dipendenti o i 50 milioni di fatturato», scrivono i tre presidenti.
«Il documento è frutto di una settimana di lavoro tra i comitati regionali per definire una strategia di ripartenza - sostiene il veneto Errico -. Ci sono aziende che hanno due-tre mesi di tempo davanti, non di più. La grande preoccupazione si chiama liquidità; con il pericolo che lo spezzarsi di un anello faccia saltare intere filiere». Sì dunque ad una moratoria sui fallimenti: «Estendendo le regole delle startup alle aziende con una caduta dei ricavi di almeno il 20%. Insieme all’estensione al 100% della garanzia pubblica sui fidi alle
Errico Molte aziende hanno davanti solo due-tre mesi
Pmi con i fondi di garanzia e gli interventi regionali in appoggio: anche il Veneto dovrebbe metterci le risorse disponibili». No invece alla moratoria dei pagamenti: «Una soluzione generalizzata ci preoccupa - dice Errico -. La vedo come l’ultima spiaggia».
Già così, d’altra parte, non manca chi avverte sui rischi di provvedimenti generalizzati. «Già la sospensione fino al 15 aprile delle attività nei tribunali dà un po’ di respiro. Ma poi vedo difficile un provvedimento generale che prescinda da valutazioni caso per caso, in accordo tra le parti o col ricorso agli strumenti esistenti, dalla ristrutturazione del debito a quelli insiti nei contratti sugli inadempimenti per cause di forza maggiore - sostiene l’avvocato padovano Mario Azzarita -. Anche la sospensione generalizzata rischia di bloccare l’attività produttiva e produrre danni. Si pensi al caso di un subfornitore che lavori in prevalenza con un committente».
E non manca chi prefigura soluzioni alternative. Come fa, sempre sul fronte Pmi, il leader regionale di Confartigianato, Agostino Bonomo: «Parte delle proposte di cui discutiamo le avevamo già avanzate al sottosegretario Pier Paolo Baretta il 6 marzo. Ma il vero punto è pretendere interventi prima sulla liquidità. Di fallimenti non voglio sentir parlare: farlo sarebbe già cedere». Per Bonomo va percorsa la via prefigurata dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri: « Va congelata la situazione delle imprese al 26 febbraio, a partire dai rating. Le banche sono piene di liquidità e possono trasferirla alle imprese con fidi garantiti al 100% dallo Stato, coperti dagli Eurobond, sul totale dei titoli difficilmente esigibili». Un meccanismo che dovrebbe assomigliare a una maxi-cartolarizzazione dei titoli di credito che le imprese faticano a incassare, portati in banca per avere liquidità con la garanzie di Stato e Ue. «Adesso però - chiude Bonomo - va fatta per davvero e in fretta».
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Bonomo Non dobbiamo arrivarci Interventi sulla liquidità