Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)
«Prigioniero a Auckland, fatemi tornare a casa»
MESTRE «Sono bloccato ad Auckland, ho un biglietto aereo per il 27 marzo ma non so se il volo partirà. Dalla Farnesina mi hanno date risposte un po’ campate in aria. Chiedo al governo italiano di garantire voli per tutti cittadini che si trovano in quest’area». Angelo Stradiotto ha 28 anni, è mestrino e non riesce ad andare via dalla Nuova Zelanda. Vive segregato in ostello che per un anno gli ha fatto da base nella sua ricerca di un destino e di un lavoro ma che ora, perso l’impiego a causa del lock down, è diventato il suo confino. Non può raggiungere l’ambasciata italiana a Wellington perché dista sette ore di viaggio e gli spostamenti sono proibiti, esattamente come in Italia. Non guadagna più e dunque è la famiglia che, tra la madre Emma a Mestre, il padre Stefano a Padova e la zia a Napoli, lo aiuta a pagare il posto letto. La famiglia gli aveva organizzato un primo viaggio di ritorno con una marea di scali (Auckland, Sidney, Bali, Osaka, Tokyo, Roma) ma la Farnesina gli ha sconsigliato di prendere così tanti voli. I supermercati ad Auckland sono saccheggiati, non si trova da mangiare,
Angelo è chiuso nella sua camera dell’ostello. Il visto turistico di un anno, in scadenza il 31 marzo, gli è stato rinnovato. Ma restare agli antipodi in piena pandemia è fuori luogo. La famiglia gli ha prenotato un altro pacchetto di viaggio per il ritorno: Auckland-DohaRoma. Ma non è detto che quell’aereo per il Quatar parta. La zia da Napoli, con cui ha vissuto un anno, teme la serrata mondiale dei voli e la chiusura dei voli Alitalia a partire dal 28 marzo. «Angelo è andato via da Mestre, deluso dalle possibilità di lavoro e carriera che dà l’Italia – racconta il padre Stefano – Per un anno ha vissuto a Napoli con la zia, sorella della mamma. Poi ha deciso di gettare il cuore oltre l’ostacolo e di andare in Nuova Zelanda. Ora è letteralmente bloccato lì, chiuso da solo in una stanza. Si sente prigioniero. Angosciato, non vede via d’uscita. Un ragazzo bello e intelligente, appassionato di scacchi. Dalla Farnesina non sono arrivate risposte concrete, finora. Ci hanno detto che la situazione per il rimpatrio era complicata. E ce ne eravamo accorti. L’impressione è che il ministero degli Esteri
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Il padre E’ chiuso in ostello, senza lavoro e senza soldi. E là assaltano i negozi. Il governo ci aiuti a portarlo in Italia
cercherà di risolvere per prime le situazioni meno complesse». Come ha detto al Parlamento il ministro 5s Federico D’Incà, già 30mila italiani sparsi per il mondo sono stati riportati in Italia ed entro il 5 aprile altri saranno rimpatriati. «Non è dato sapere da quali paesi – continua il padre – Ci hanno detto che la Nuova Zelanda è troppo lontana». E così la famiglia sta organizzando la mobilitazione mediatica: la sorella Aurora sul fronte delle televisioni locali del Veneto, la zia sui media della Campania, padre e madre sui social e i rapporti col ministero degli esteri. Una vicenda parallela e contraria riguarda invece Niko Kirman, che è di Auckland ma con la famiglia ha vissuto molti anni a Treviso. Niko era in Italia quando è scoppiata l’emergenza coronavirus ed è rimasto tre settimane in isolamento.