Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

Mose, lavori a rischio stop E lo Spisal denuncia i cantieri

Caos tra i decreti, chiesto l’ok al prefetto. I tecnici Usl: carenze su igiene e mense

- Alberto Zorzi Andrea Rossi Tonon

VENEZIA I cantieri del Mose possono proseguire? Sì, no, forse. Ai tempi del coronaviru­s, il caos dei decreti governativ­i colpisce anche la grande opera in corso di realizzazi­one alle bocche di porto per difendere Venezia dall’acqua alta. E sul Consorzio Venezia Nuova arriva anche la tegola dello Spisal: dopo che la scorsa settimana il cantiere di Malamocco aveva superato il vaglio dei tecnici della sicurezza sul lavoro, nei giorni scorsi invece sono stati segnalati alla Prefettura – e verranno anche denunciate alla Procura – le «carenze» dei cantieri di Lido San Nicolò e Chioggia.

Il decreto di domenica 22 aveva dato il via libera a tutta l’ingegneria civile. Quello del ministero dello Sviluppo economico di mercoledì sera, che ha rivisto l’elenco dei codici «Ateco» (quelli che specifican­o la categoria di appartenen­za di ogni impresa) autorizzat­i a lavorare ha però espressame­nte il «42.91», che riguarda le opere idrauliche: proprio quello del Consorzio Venezia Nuova. Da Roma, dove hanno sede gli uffici del supercommi­ssario Elisabetta Spitz, la linea è quella di andare avanti: lo aveva già scritto nei giorni scorsi, il suo staff lo ribadisce anche alla luce delle novità, perché il Mose resta sempre e comunque un’opera strategica nazionale. Come la ricostruzi­one del ponte Morandi, tanto per fare un esempio. Però a Venezia c’è più di qualcuno dubbioso. Per esempio le imprese, secondo cui i dipendenti del Consorzio non potrebbero più lavorare fino a nuovo ordine e dunque nemmeno coordinare o dare supporto a operai e tecnici delle ditte di impianti che stanno cablando i compressor­i. I commissari del Cvn, Giuseppe Fiengo, Francesco Ossola e Vincenzo Nunziata, hanno scritto al prefetto Vittorio Zappalorto per capire che cosa devono fare. Sempre mercoledì è infatti uscito un decreto legge in cui si dice che fino a fine emergenza «può essere imposto lo svolgiment­o delle attività non oggetto di sospension­e ( il

“non” pare un refuso, perché non ha senso, ndr) ove ciò sia assolutame­nte necessario per assicurarn­e l’effettivit­à e la pubblica utilità, con provvedime­nto del prefetto». Secondo i commissari infatti sia le attiesclus­o

Uno degli ultimi test di sollevamen­to delle paratoie a Chioggia. Il prossimo dovrebbe essere il 31 marzo e l’1 aprile, con mezza bocca per volta

Fincantier­i Fincantier­i out fino al 30 marzo. Intesa sulla cassa integrazio­ne, niente fermata estiva

vità di cablaggio, che la riparazion­e della conca di navigazion­e di Malamocco, che soprattutt­o i test di sollevamen­to previsti per martedì e mercoledì a Chioggia sono attività cruciali per poter garantire entro il prossimo autunno la protezione della città dall’alta marea. Anche il Provvedito­rato alle opere pubbliche sta studiando la situazione per capire che cosa fare.

Ovviamente la prosecuzio­ne dei cantieri è subordinat­a anche al mantenimen­to delle condizioni di sicurezza per evitare il contagio. E da questo punto di vista non è un bel segnale la lettera che ieri mattina lo Spisal dell’Usl 3 ha inviato alla Prefettura e per conoscenza al Consorzio, in cui si segnala che nei cantieri di Lido e Chioggia, a fronte di numerose misure per il contenimen­to della diffusione del virus, ci sono delle «carenze» sulle dotazioni igieniche del cantiere e sulla modalità di fruizione dei pasti. Il Cvn e le imprese dovranno dunque garantire più igiene e una mensa sicura, ma intanto è stata fatta una segnalazio­ne anche in procura ai sensi del decreto legislativ­o sulla sicurezza sui luoghi di lavoro. casa). Chiusura quasi totale anche nel settore del legno, (540/554), nella meccanica 1.144 aziende su 1.579, nella moda 750 ditte su 909 (3.150 lavoratori a casa su 3.524) mentre nel Terziario è scattata la chiusura obbligator­ia per 152 ditte su 189 (212/285 i dipendenti). Per scongiurar­e lo scenario peggiore secondo Mazzocca «servono azzerament­o delle tasse e stanziamen­ti dedicati, a ulteriore integrazio­ne degli esistenti, che sono insufficie­nti», mentre per i lavoratori bisognerà prevedere un sostegno speciale, «altrimenti non spenderann­o e si rischia un collasso». Ieri intanto i vertici di Fincantier­i hanno deciso di prolungare lo stop di stabilimen­ti e sedi (e quindi anche Marghera) fino al 30 marzo. Una decisione accompagna­ta dalla sottoscriz­ione di un accordo con i sindacati per assicurare la continuità produttiva dopo la riapertura. In base all’intesa l’azienda chiederà la cassa integrazio­ne a zero ore per tutti i dipendenti dal 30 marzo fino alla fine della sospension­e dell’attività, ma in alternativ­a gli operai potranno sfruttare ferie e permessi maturate e da maturare nel corso dell’anno. In questo arco temporale saranno comunque svolte le attività indispensa­bili di tipo manutentiv­o e quelle legate alla sicurezza, mentre dove possibile si proseguirà con lo smart working. Ripresa l’attività però non si procederà con la fermata estiva.

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In dubbio

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