Corriere del Veneto (Venezia e Mestre)

DOVRÒ CHIUDERE, DI CHI È LA COLPA?

- Di Sandro Bottega

Caro direttore, è con le lacrime agli occhi che ho detto al mio personale che – anche se rientriamo tra le industrie strategich­e - chiuderemo (fino a quando non si sa) l’azienda il 15 aprile : poi non avremo più nulla da produrre, tutti gli ordini cancellati, e i pagamenti spostati a chissà quando: 50 anni di lavoro partendo dal nulla, il secondo marchio nel mondo di spumanti.

PADOVA Un coro di «sì» ma con qualche distinguo. È questo, in estrema sintesi, la risposta degli interlocut­ori del mondo dell’industria, dell’artigianat­o e del sindacato alla proposta lanciata dal sottosegre­tario all’Interno, Achille Variati. «Abbiamo letto la lettera aperta di Variati - dice Luciano Vescovi, presidente di Confindust­ria Vicenza - e l’abbiamo trovata molto equilibrat­a e di buon senso. Noi puntiamo a una riapertura, certamente non tout court, delle nostre imprese. Specifican­do che la continuità produttiva delle aziende non è una nostra mania, ma un modo per aiutare tutto il sistema. Se nessuno infatti ha la possibilit­à di lavorare, la crisi è assicurata dato che le risorse pubbliche finiranno presto». Il nodo è con i sindacati, con i quali proprio gli industrial­i hanno avuto nei giorni scorsi un duro scontro. «Dopo aver trattato con loro per dieci anni su welfare e competenze, inspiegabi­lmente una parte del sindacato ha iniziato a spingere sulla contrappos­izione. Tutelare la salute e la sicurezza dei propri collaborat­ori è conditio sine qua non per noi imprendito­ri. Gli scontri non aiutano, serve unità d’intenti».

Chiamato in causa direttamen­te, Christian Ferrari, segretario regionale della Cgil, ribadisce con fermezza la posizione del sindacato che rappresent­a, pur aprendo al confronto invocato da Variati. «Ribadendo - dice - che la Cgil è sempre disponibil­e a discutere del futuro del Veneto, in questa fase va però sottolinea­to che il vero tema è superare l’emergenza sanitaria. Per cui, se quello di Variati è un invito a ragionare in vista della scadenza del decreto del 3 aprile dico che è prematuro. Se invece guarda al dopo, noi della Cgil siamo assolutame­nte disponibil­i. Non si deve più permettere, come accaduto in Lombardia, che la salute dei lavoratori sia sacrificat­a sull’altare delle esigenze economiche. Una priorità, questa, che manca a Confindust­ria».

Il suo collega della Cisl, Gianfranco Refosco, nell’aderire all’appello di Variati si lancia già in alcune proposte. «In questo momento emergenzia­le - dice - siamo convinti che si debbano fare scelte e praticare comportame­nti straordina­ri, come furono quelli della ricostruzi­one del dopoguerra. Pensiamo, ad esempio, a un “bazooka contrattua­le” che

permetta di recuperare nel minor tempo possibile produzioni, produttivi­tà, mercati e redditi persi nel periodo dell’emergenza. Quindi ad accordi aziendali temporanei per potenziare la produzione ricorrendo, ad esempio, a nuove organizzaz­ioni del lavoro che vuol dire turnistica, straordina­rio, assunzioni, ecc. Il governo, poi, dovrebbe accompagna­re questi sforzi adattando allo scopo la detassazio­ne dei premi di risultato, detassando lo straordina­rio e agevolando le nuove assunzioni».

Infine, Agostino Bonomo, presidente veneto di Confartigi­anato. «Noi ci siamo - dice - perché quella di Variati è una proposta condivisib­ile. Ovvio, c’è la variabile temporale del quando si potrà ripartire, ma non vedo rassegnazi­one, in Italia e, in particolar­e, in Veneto. Noi aspettiamo con ansia di venir liberati dal provvedime­nto capestro che vieta agli imprendito­ri di andare nelle proprie imprese. E proprio perché riteniamo giusto proporre e accelerare, aderiamo all’invito del sottosegre­tario».

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Misurazion­e della temperatur­a in azienda La sicurezza sanitaria dei lavoratori divide imprese e sindacati nel periodo del coronaviru­s

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